Il sorriso di chi è consapevole di aver compiuto un’impresa, dopo le lacrime dei quarti di finale. Imane Khelif, pugile algerina da 10 giorni al centro di una gigantesca fake news transfobica creata ad arte in Russia e presto rimbalzata in tutto il mondo grazie alle ultradestre portatrici sane di odio, ha conquistato la finale nel pugilato femminile, categoria 66 kg.
L’altleta algerina, contro cui agli ottavi si era ritirata tra mille polemiche dopo neanche 50 secondi l’italiana Angela Carini, ha battuto ai punti in semifinale la pugile thailandese Suwannapheng, con 3 riprese dominate (5-0). “Non ho niente da dire a quelli che in questi giorni hanno parlato di me“, ha commentato Imane a fine incontro. “Se non che sono orgogliosa di quello che ho fatto. E sono orgogliosa del mio Paese, l’Algeria, e di tutti gli arabi. Spero di essere alla loro altezza. Io voglio vincere per loro”.
In un palazzetto del Roland Garros stracolmo di bandiere algerine, in cui quasi tutti facevano il tifo per lei, Imane, ambasciatrice Unicef e già celebre in patria ancor prima che esplodesse il caso olimpico, ha così messo a tacere tutti quelli che nelle ultime due settimane l’hanno pubblicamente etichettata come un “uomo trans”. Volevano creare un mostro, da Salvini e Meloni passando per Trump, Orban, Musk, ma hanno creato un’icona, l’immagine di una donna che resiste contro tutto e tutti, rimanendo in piedi al cospetto di qualsiasi fendente. Imane, che solo pochi giorni fa aveva chiesto di mettere un freno al bullismo che l’ha travolta, è oggi la donna più famosa di Algeria.
Difesa dal CIO, dalle associazioni intersex d’Italia e dalla società italiana di endocrinologia, Imane è stata vittima dell’IBU, ex organismo pugilistico guidata da un amico di Vladimir Putin che ai mondiali del 2023 decise la sua squalifica e quella di Lin Yu-ting, millantando test del dna mai effettuati, causa livelli di testosterone troppo elevati. La stessa Carini, ha denunciato Giovanni Malagó, presidente Coni, ha subito pressioni dall’IBU affinché non salisse sul ring contro Imane. Alla fine la nostra pugile su quel ring c’é salita, per poi ritirarsi dopo il primo pugno preso e neanche 50 secondi di incontro. Una scenetta cavalcata dalla politica internazionale, governo Meloni in testa, per tornare alla carica contro Imane, il CIO e le Olimpiadi francesi, simbolo di quell’Emanuelle Macron che l’ultradestra internazionale ha trasformato in nemico pubblico numero uno.
Adesso Imane potrà prendersi la più clamorosa delle rivincite.
Nel marzo del 2023, infatti, Khelif venne squalificata dal Campionato del Mondo femminile a poche ore dalla finale contro la cinese Yang Liu. E ora si giocherà l’oro olimpico proprio contro la cinese Yang Liu. Per entrare ancor di più nella Storia.
IMANE KHELIF È IN FINALE PER L’ORO 🥊🇩🇿
La pugile algerina supera la thailandese Suwannapheng, e si giocherà la medaglia d’oro contro la vincente tra Yang e Chen#Paris2024 #Olympics #HomeOfTheOlympics #Boxing #Khelif pic.twitter.com/QGgmo6oImC
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) August 6, 2024
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