Il suo nome è Justine Lindsay, ha 29 anni ed è una donna trans* . È la prima donna transgender ad essere scelta come cheerleader della squadra dei Carolina Panthers, i TopCats. La giovane atleta l’ha annunciato lo scorso fine marzo, ufficializzando quindi che la NFL, la lega di football professionale degli Stati Uniti, avrà la sua prima cheerleader trans*.
La notizia è stata accolta con entusiasmo non solo dalla società, dall’opinione pubblica e dagli attivisti, ma anche dalle associazioni come The Trevor Project – l’organizzazione che si occupa di giovani LGBTQ+ e prevenzione al suicidio –, che hanno sottolineato come l’impatto di questo enorme passo avanti sia positivo per la rappresentazione trans* e possa dare ai giovani più speranza. Un recente sondaggio condotto dall’associazione lo scorso aprile ha infatti rivelato come meno di un adulto su tre conosca una persona apertamente transgender.
Lo storico annuncio di Justine sui social recitava: «Cats Out the Bag state guardando il nuovo membro dei Carolina Panthers’ TopCats… la prima donna transgender. […] Questo è un momento che non dimenticherò mai e non vedo l’ora di mostrarvi tutto ciò che questa ragazza ha da portare»
«Vorrei ringraziare le ballerine di talento che mi hanno sostenuta lungo la strada, famiglia e amici per il vostro amore e sostegno. Non sarei arrivata a questo momento della mia vita se non fosse stato per tutto il supporto»
Le sue parole erano state appoggiate anche da Chandalae Lanouette, la direttrice dei TopCats, che ha spiegato come sia stato principalmente il talento dell’atleta a farla entrare nella squadra: «Il mio obiettivo è quello di creare una squadra di individui che sono fuoco assoluto sul campo, ma sono incredibili esseri umani nello spogliatoio, buoni amici, brave persone»
Recentemente, però, Justine è tornata sui social per parlare di questo traguardo storico. Ovviamente, non tutti sono stati felici di questa notizia. Alcuni fan di non troppo larghe vedute hanno veemente protestato tanto da portare la ragazza a parlare di molestie transfobiche. I commenti contro la sua partecipazione sembrano continuare da diversi mesi, a cui si aggiungono anche i tanti fan che minacciano di non seguire più la stagione sportiva. La sua risposta, però, è stata una lezione di classe e stile.
«Grazie a tutti i miei haters che pensano che stia distruggendo l’organizzazione, chiaramente non è così. L’organizzazione Carolina Panthers è eccellente, una che supporta tutte le persone»
In un tempo storico in cui atletə transgender in tutto il mondo subiscono discriminazioni, restrizioni e divieti – oltre alla crociata dei conservatori americani per quanto riguarda lo sport nelle scuole –, Jusine Lindsey arriva come riprova che una strada diversa è possibile. (Qui vi spieghiamo che le atlete non hanno problemi a riguardo).
«Spero di spianare la strada a quelli dopo di me che hanno paura di fare quel passo, perché non è facile da fare quando hai persone ignoranti che commentano».
Negli scorsi mesi la stessa organizzazione della NFL si è interessata alla causa LGBTQ+, lanciando una campagna pubblicitaria i cui ricavati sono stati donati al The Trevor Project. La spinta è arrivata quando Carl Nassib ha fatto pubblicamente coming out, diventando così il primo giocatore attivo queer nella storia della lega sportiva.
A questo punto, quando le leggi minacciano di far tornare indietro i molti diritti conquistati, ogni piccolo gesto può valere oro. E Justine Lindsey è decisa a non lasciarsi abbattere dai commenti, trasformandoli invece in una spinta per continuare a lottare: «Continuerò ad essere quella pioniera e continuerò a ispirare e aiutare le mie sorelle trans* afroamericane fino al mio ultimo respiro».
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