Giocare a tennis con i capelli legati non ha mai fatto così tanto clamore come in questo caso. La scelta di Laura Robson, 17 anni, londinese, in realtà è tutt’altro che casuale e fa riferimento proprio al campo da gioco dove ha disputato la sfida contro la serba Jelena Jankovic. La terra rossa su cui le due si sono sfidate è infatti intitolata alla campionessa australiana Margaret Court che però dal 1972 è una pastora evangelica dalle posizioni estrememente omofobe. Da qui la decisione della Robson di giocare con un eleastico rainbow, simbolo delle battaglie della comunità lgbt in tutto il mondo.
Inutile dire che la Court ha immediatamente tuonato come suo solito contro chi non la pensa come lei e si è scagliata contro la giocatrice londinese la quale, però, può contare sul sostegno di un gruppo Facebook da 1900 iscritti oltre che di quello della sua federazione, la WTA. "Sono posizioni personali espresse dalla Court", ha detto l’associazione tennistica in riferimento alle frasi omofobe della campionessa tra cui le "pratiche sessuali" gay definite "abominevoli" e le pretese di "diritti matrimoniali che invece non hanno perché tali unioni sono insane e innaturali".
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