L’asessualità spiegata da una persona asessuale: intervista

L'attivista asessuale Arono Celeprin parla a Gay.it: dai fraintendimenti su cosa sia l'asessualità alla grave invisibilizzazione.

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Mi sono accorto soltanto di recente che la comunità asessuale è molto arrabbiata con Alessandro Zan e con il resto della comunità LGBTQIA+, per essere stata esclusa dal testo del disegno di legge contro l’omolesbobitransfobia e l’abilismo, meglio noto come DDL Zan. DDL che la storia parlamentare ha travolto e ormai sepolto (o no?).

Il tema che mi ha sorpreso è stato: come è accaduto che, in qualità di direttore di Gay.it, nei mesi che hanno accompagnato l’iter del disegno di legge non ho prestato ascolto a una comunità, quella delle persone asessuali, che cercava visibilità e protestava per esserne stata esclusa?

Mi sono cosparso il capo di cenere e ho iniziato un po’ di ricerche. Al termine delle quali ho deciso di parlare direttamente con una di loro. Una persona asessuale. Non è stato facile. Molte persone asessuali vogliono restare nell’ombra. E allora un motivo c’è, mi son detto. E proprio il processo di messa a fuoco di questa comunità, mi ha fatto comprendere che bisognava indagare. Ascoltare. Più di quanto abbiamo fatto finora.

È del resto vero, come è emerso in una discussione che ho aperto con compagnə di battaglie LGBTQIA+, che gli asessuali non interessano – o interessano assai poco – al mercato. Non consumano. Respingono gli assalti del sesso-centrismo che permea la società dei consumi in cui viviamo.

Mi sono così reso conto che dovevo ribaltare il processo di avvicinamento. Invece di raccontare una comunità – è mai possibile farlo davvero? – ho deciso di ascoltare e diffondere mediante Gay.it una storia personale. Cominciare da lì. Dunque questa è un’intervista a una persona attivista asessuale che si è resa orgogliosamente disponibile a rivelare qualcosa di sé. Con l’intento di farci avvicinare all’universo dell’asessualità. Il suo nome è Arono Celeprin. E né io, né Arono pretendiamo di esaurire le questioni legate all’asessualità in questa intervista.

È possibile che molti lettori sappiano già tutto sull’asessualità. Certamente qualche performante attivista avrà da che bastonare Gay.it. Sapete, quel modo aggressivo, molto in voga sui social network, di aggredire chi sbaglia una vocale, anche se palesemente in buona fede, come credo siamo noi di Gay.it rispetto alla comunità LGBTQIA+. Pazienza. Qui a Gay.it sappiamo una sola cosa: noi non sappiamo nulla. E cerchiamo di dare spazio a chi ci può aiutare a sapere qualcosa in più. Lo scambio con Arono è stata un’esperienza per me illuminante. E voglio qui ringraziarlə. Grazie Arono, per aver colmato le mie lacune di ignoranza e avermi ricordato quanto sia inebriante frequentare le infinite sfumature di diversità che colorano l’universo. Sono sicuro che moltə altrə saranno a ringraziarti. Buona lettura.

 

 

È giusto che sia una persona asessuale come lei a definire questa condizione. Mi definisce l’asessualità?

L’asessualità è un orientamento sessuale che consiste nell’attrazione sessuale verso nessun genere. Le persone asessuali, dunque, provano poca o nessuna attrazione sessuale.

 

Vorrei soffermarmi sulla frequente presenza della parola “aromanticismo” accanto ad “asessualità”. C’è un motivo particolare e lei saprebbe spiegarcelo?

L’aromanticismo è associato all’asessualità perché insieme a essa costituisce la lettera A della comunità LGBTQI(A)+. Si è iniziato a parlare per la prima volta di questo orientamento romantico proprio in ambienti asessuali in relazione allo SAM (Split Attraction Model), che prevede una distinzione tra attrazione fisica (di cui fa parte anche l’attrazione sessuale) ed emotiva (di cui fa parte anche l’attrazione romantica).
Prevedendo entrambi un’attrazione (sessuale o romantica) rivolta verso nessun genere, sono degli orientamenti gemelli, le due comunità sono, infatti, molto unite. Simili sono anche le discriminazioni che subiscono le persone asessuali e aromantiche, infatti prendono un nome unico: afobia.

 

In termini di genere, lei come preferisce essere appellatə?

Sono una persona non binaria, uso pronomi neutri.

 

Quando e come è iniziata nella sua vita la presa di coscienza di ciò che è?

A 16 anni ho iniziato a farmi le prime domande, con il sospetto di non essere eterosessuale. Inizialmente credevo di essere bisessuale o pansessuale, dato che l’identità di genere dei miei partner mi era indifferente. Un giorno mi capitò per puro caso di leggere la definizione di demisessualità* e nonostante mi ci rispecchiassi abbastanza, la ignorai credendo fosse solo un modo di vivere le relazioni. Poi però ho scoperto che la demisessualità fa parte dello spettro asessuale, e la cosa mi ha incuriosito talmente tanto da voler fare delle ricerche. Avevo in testa la falsa idea secondo cui le persone asessuali non hanno rapporti sessuali, e quando ho scoperto che non era così mi si è aperto un mondo. Ho capito di non aver mai provato attrazione sessuale in vita mia, dunque di essere asessuale, a 18 anni.
*  ndr: le persone demisessuali possono provare attrazione sessuale solo dopo l’instaurazione di un legame emotivo.

 

Lei contempla l’idea di una vita di coppia? Attualmente ha una relazione?

Ho una relazione da più di 3 anni con un ragazzo eterosessuale. Ho capito di essere asessuale quando già stavamo insieme, ma questo non ha cambiato nulla nelle nostre dinamiche di coppia.

 

Mi perdoni, ma devo scendere in profondità. Naturalmente lei può non rispondermi: lei e il suo compagno fate sesso? Lei fa sesso soltanto per compiacerlo?

Non reputo tale domanda pertinente con l’argomento di cui dovrei trattare, ovvero l’esclusione delle persone asessuali e aromantiche dal DDL Zan. Sono inoltre consapevole che la sua domanda non fosse volta ad offendermi, ma vorrei farle notare che chiedere a qualcuno della sua vita sessuale è abbastanza inappropriato. In più vorrei sottolineare che il sesso non è una cosa dovuta, e farlo solo per dare il contentino mi sembra una violenza, indipendentemente dall’orientamento sessuale. Forse non è nemmeno chiaro che le persone asessuali sono esseri umani con organi genitali funzionanti, e che in quanto tali possono provare piacere.

 

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Arono sta preparando un documentario sull’asessualità. Il suo canale IG >

 

Per una persona asessuale, dunque, cos’è il sesso?

La comunità asessuale è molto varia e ognuno si pone in modo diverso nei confronti del sesso. Per alcuni può essere un’attività piacevole, per altri è indifferente, per altri ancora potrebbe non essere una buona idea.

 

Mi scusi, fermo restando che tutto è peculiare e legittimo, sto cercando di aiutare il lettore: quindi ci sono persone che fanno sesso piacevolmente, pur definendosi asessuali? Non voglio assolutamente apparirle ironico, lo dico a beneficio di chi legge e per dare a lei modo di spiegare: perché una persona che fa sesso piacevolmente, si definisce asessuale?

Perché non prova attrazione sessuale. Questa domanda presenta errori di fondo nella comprensione di cosa realmente sia l’asessualità (e cosa si intende per orientamento sessuale). Un orientamento sessuale, per definizione, indica il genere che ci attrae, che per le persone asessuali è nessuno. Gli orientamenti sessuali non indicano con chi andiamo a letto, tant’è che chiunque può avere rapporti anche con qualcuno che non lo attrae. Andare a letto con qualcuno è una scelta, l’orientamento sessuale, invece, non si sceglie. E non esiste nessuna serie di regole comportamentali da seguire per avere un certo orientamento sessuale. L’unica cosa che rende una persona asessuale è il provare attrazione sessuale verso nessun genere, così come l’unica cosa che rende un uomo gay è il provare attrazione sessuale verso gli uomini. L’asessualità non è né un disturbo sessuale, né una scelta di castità.

 

La nostra società è fortemente sessualizzata. Questo è motivo di disagio?

In una società ipersessualizzata, non avere rapporti sessuali è motivo di vergogna. Questo è motivo di disagio per tutti, non solo per le persone asessuali. Non si può parlare di libertà sessuale se non si contempla anche la libertà di astenersi. Per alcune persone è importante liberarsi dalla pressione sociale del dover fare sesso, o dalle aspettative secondo cui, anche se non lo fai, dovresti volerlo.

 

Lei si definisce attivista asessuale. Esiste un movimento organizzato? Qual è?

Esiste una comunità asessuale, che fa parte di quella LGBTQIA+. La comunità asessuale è spesso ignorata e invisibilizzata, ed è per questo che quando ho capito di essere asessuale ho sentito il bisogno di iniziare a fare attivismo. Occorre informare la gente a riguardo e far sentire la nostra voce, ed è esattamente quello che cerchiamo di fare noi attivisti.

 

Dunque non c’è un’associazione. Lei frequenta qualche forum? Qualche canale whatsapp o telegram?

Su Facebook frequento il gruppo “La comunità degli asessuali italiani” e gruppi internazionali come quello di AVEN (Asexual Visibility and Education Network), mentre su telegram “Giraffe viola – una comunità di asessuali”. Inoltre tramite instagram sono in contatto con altrə attivistə, come coloro che gestiscono la pagina @/stop.afobia_ita

 

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Arono Celeprin attivista asessuale – Uno screenshot dal suo canale Instagram.

 

Secondo lei esistono molte persone asessuali che non sanno di esserlo? O che non vogliono ammetterlo?

Sicuramente la scarsa informazione sul tema fa sì che esistano molte persone che non sanno di essere asessuali. Spesso non è nemmeno facile accettarsi, ho sempre sostenuto che il coming out più difficile è quello con se stessi.

 

So che ci sono state polemiche rispetto al DDL Zan? Mi vuole spiegare?

Sia nel DDL Zan che nella sua campagna di promozione è assente qualsiasi riferimento all’asessualità, all’aromanticismo o all’afobia. Nell’articolo 1 si legge: “Per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi i sessi“. Questa definizione non contempla l’attrazione verso nessun genere, dunque l’asessualità rimane esclusa, come se non fosse un orientamento sessuale. Inoltre, non viene considerato nemmeno l’orientamento romantico, che comprenderebbe l’aromanticismo.
Nell’articolo 7 poi troviamo scritto: “La Repubblica riconosce il giorno 17 maggio quale Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione“. Nonostante si parli dell’importanza dell’inclusione e dell’eguaglianza, non si include l’afobia e non le si dà un trattamento uguale a quello riservato alle altre discriminazioni.
Oltre a una mancanza di inclusività nel testo di legge, c’è stato un totale disinteresse nei confronti della tematica afobica da parte di coloro che hanno promosso il DDL Zan: nella loro campagna promozionale non si è mai fatta menzione all’asessualità, all’aromanticismo e all’afobia. Questo ha portato le persone asessuali e aromantiche a essere più spesso vittime di gatekeeping e di sminuimento o negazione dell’afobia da parte di esponenti della comunità LGBTQ+ escludenti, che hanno visto nel DDL Zan la legittimazione della propria convinzione che l’asessualità e l’aromanticismo debbano essere esclusi dal movimento LGBTQ+, in quanto, secondo loro, orientamenti non validi e non sufficientemente oppressi dal sistema eteronormativo.
Il problema dell’afobia è reale e non si limita solo a dei semplici pregiudizi, è un crimine d’odio che consiste in violenza psicologica e fisica, invalidazione del coming out, bullismo e cyberbullismo, molestie sessuali, patologizzazione (anche da parte di personale medico e psicologico), terapie di conversione, istigazioni al suicidio, minacce di violenza (sessuale e non) e di morte, nonché stupri correttivi.
Le persone asessuali e aromantiche e l’afobia sono quasi del tutto invisibilizzate, pertanto è completamente deleterio escluderle da una legge contro le discriminazioni. La nostra comunità ha bisogno di riconoscimento e di inclusione.

 

Se può interessarla, sono d’accordo con lei. Credo anche – a questo punto – di aver conosciuto e amato in passato una persona asessuale. E lo scopro parlando con lei. Ora le chiedo: mi fa qualche esempio concreto di discriminazione subita da una persona asessuale?

Fin troppo spesso mi sono sentitə dire che sono malatə, che dovrei intraprendere cure ormonali o psicologiche per “guarire” dal mio orientamento sessuale. Alcuni arrivano anche alle minacce di stupro, convinti che il loro magico membro possa far “cambiare idea”. Ho la fortuna di aver subito sempre solo discriminazioni verbali, ma per alcuni purtroppo non è così. Alcune persone asessuali raccontano di essere state sottoposte realmente a terapie ormonali e/o psicologiche, o di aver subito stupri o tentativi di stupro.

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