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Circa 400 leader religiosi in 35 Paesi diversi hanno firmato una dichiarazione ufficiale che chiede lo stop assoluto alle cosiddette terapie di conversione.
I firmatari includono l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, il vescovo anglicano di Liverpool Paul Bayes, l’ex-presidente della repubblica irlandese Mary McAleese e l’ex rabbino capo d’Irlanda David Rosen. Leader religiosi del cristianesimo, dell’islam e dell’ebraismo, per una volta tutti insieme appassionatamente con la dichiarazione ufficialmente lanciata nel corso di una conferenza sponsorizzata dal Foreign, Commonwealth and Development Office, a Londra.
“Uniti per condannare la violenza e la discriminazione contro le persone LGBT”. Solo pochi giorni fa un 74enne ha costretto l’Università di Birmingham a scusarsi con lui, dopo aver inizialmente negato tutto, perché negli anni ’70 vittima di terrificanti pratiche per provare a ‘curarlo dall’omosessualità’. L’estate scorsa il premier Boris Johnson aveva promesso di voler vietare le terapie di conversione nel Regno Unito, perché “assolutamente ripugnanti”. Nel 2020 Messico, Israele e Germania le hanno vietate, seguendo quanto già fatto da Malta, Ecuador, Brasile e Taiwan. In Italia, purtroppo, ancora non esiste una legge che le consideri illegali.