Ex direttore dell’Avvenire, Marco Tarquinio è riuscito a strappare un pass per l’Europarlamento all’ultimo miglio dello spoglio elettorale. Candidato tra non poche polemiche dal Pd nella Circoscrizione Centro, Tarquinio ha raccolto solo 41.422 preferenze, piazzandosi al sesto posto dietro le 163.975 della segretaria Elly Schlein, le 123.812 di Nicola Zingaretti, le 116.160 di Dario Nardella, le 103.088 di Matteo Ricci e le 61.324 di Laureti Camilla.
Con Schlein confermata deputata in Italia, Tarquinio sarebbe dovuto rimanere fuori dall’Europarlamento se non fosse stato per la mancata elezione di eurodeputati di Azione e Stati Uniti d’Europa. Il mancato superamento della soglia di sbarramento di renziani e calendiani ha permesso al Partito Democratico di mandare un 5° europarlamentare a Strasburgo, ovvero proprio Tarquinio, che ha superato sul filo di lana Alessia Morani, rimasta fuori pur avendo strappato 40.339 preferenze. 1083 in meno rispetto all’ex direttore dell’Avvenire, candidato calato dall’alto in una vera guerra di compromessi interni al partito. Chi pensava che la sua candidatura avrebbe potuto sfondare al centro, portando chissà quanti elettori “pacifisti” e “cattolici” alle urne, si è comunque amaramente sbagliato. Perché se il divisivo Vannacci ha garantito oltre 500.000 preferenze alla Lega di Salvini, l’altrettanto divisivo Tarquinio si è fermato ad appena 41.422 voti. E allora la domanda sorge spontanea: ha avuto senso candidarlo, spaccando il partito e alimentando fastidi tra gli elettori? Il compromesso raggiunto all’interno tra le mille anime del Partito Democratico, che è stato l’unico partito singolo di queste elezioni europee a guadagnare voti rispetto alle politiche del 2022, ha portato più o meno benefici?
D’altronde il giornalista parrebbe non avere niente a che fare con questo Pd.
Nel 2015 si disse contrario al DDL Cirinnà, ovvero alle unioni civili, e ancor prima si disse contrario al matrimonio egualitario, per poi dirsi contrario anche al DDL Zan “perché qui si introducono fattispecie di reato ambigue”, quindi dichiararsi contrario alla trascrizione dei figli nati all’estero da coppie omogenitoriali e naturalmente contrario alla gestazione per altri. Negli ultimi 10 anni Tarquinio, si è detto contrario a tutte le battaglie sui diritti LGBTQIA+ portate avanti dentro e fuori dal Parlamento, ribadendo inoltre tutta la propria contrarietà nei confronti dell’aborto (“non è un diritto“).
Non contento, negli ultimi mesi Tarquinio ha condotto una lettura contraria a Zelensky a proposito della guerra di aggressione e invasione della Russia all’Ucraina, equiparando Paese invasore e Paese invaso, e dando le responsabilità del conflitto all’Occidente, di fatto rilanciando le parole di Papa Francesco secondo cui dovrebbe essere l’Ucraina ad arrendersi a Vladimir Putin, per porre fine alla guerra. A fine maggio, in riferimento alle stragi commesse da Israele nei campi profughi di Gaza, Tarquinio ha auspicato lo scioglimento della Nato in favore di una partnership paritaria tra Europa e Stati Uniti.
Una campagna elettorale da separato in casa, quella portata avanti da Tarquinio, che non ha mai fatto un passo indietro rispetto alle proprie nette e divisive posizioni, predendo continuamente le distanze da quel Pd che l’ha candidato. Da noi intervistati, sia Monica Romano che Alessandro Zan, candidati Pd alle europee, hanno preso le distanze da Tarquinio e dalla sua candidatura, che per una serie di fortuite coincidenze lo vedrà ora sbarcare a Strasburgo.
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