Il messaggio del figlio gay al padre dopo la sua morte, ora che anche lui è diventato papà

Una triste storia di come un coming out ha avvicinato un padre al figlio, nonostante tutto.

padre
3 min. di lettura

Sei stato il primo uomo a trattenermi e io sono stato l’ultimo a trattenerti quando sei morto tra le mie braccia. Ora sono anch’io un padre e vorrei che tu potessi essere qui per incontrare tuo nipote. Lo adoreresti, papà.

Questo il breve messaggio di addio che Peter Sheward-Himpson ha lasciato al padre, morto per un tumore alla prostata poco dopo il matrimonio del figlio gay con il suo compagno. Ora, Peter ha un figlio, che però non potrà conoscere il nonno.

Questo omaggio Peter lo ha fatto in occasione della Festa del Papà, che nel Regno Unito si festeggia la terza domenica di maggio, quest’anno è capitata lo scorso 21 giugno.

La storia di Peter e di suo padre, dal coming out al suo matrimonio

Peter e il padre non avevano molto in comune. Questo per anni ha bloccato Peter dal fare coming out, pensando che non l’avrebbe presa bene. Come spiega lui stesso, il padre era della vecchia scuola, convinto che solo l’unione tra uomo e donna fosse quella giusta, tutto il resto non andava bene.

La distanza che separava i due aveva creato molti problemi, fino a quando Peter non ha deciso di fare coming out. Era una sera come tutte le altre, passate al pub. Poi Peter ha rivelato quello che era veramente. E la risposta del padre è stata sorprendente:

Non capisco. Non lo capisco e probabilmente non lo farò mai. Ma tu sei mio figlio e ti amo.

Da quelle parole, Peter aveva capito una cosa. Forse, il padre non avrebbe mai compreso fino in fondo l’amore che si può creare tra due uomini, ma se non avesse avuto tutta quella paura, forse avrebbe riallacciato i rapporti con il papà molti anni prima.

Non ho mai, mai pensato che quelle parole sarebbero uscite dalla bocca di quell’uomo. In tutti quegli anni avevo nascosto chi ero. E in realtà, se lo avessi fatto prima, forse, forse, avremmo potuto avere quella relazione più forte.

Da quel giorno, nonostante tutto, l’amicizia tra padre e figlio divenne più forte. Tanto che lo accompagnò all’altare, il giorno delle sue nozze. Un gesto che non si sarebbe mai immaginato, quasi impensabile. Non solo era presente al matrimonio, ma aveva anche voluto essere parte integrante di quel giorno, tanto importante per il figlio.

La morte per tumore

L’uomo però aveva un tumore alla prostata. Secondo uno studio, tra le principali cause di morte negli uomini. Un tumore forse di cui si prova vergogna a causa della scarsa informazione a riguardo. I suoi amici al pub gli dicevano che se aveva il cancro alla prostata non sarebbe stato più un uomo, che avrebbe perso la sua libido.

Niente di più sbagliato. Ma come spesso accade, la disinformazione ha “convinto” il padre di Peter a non fare le analisi del sangue. Non sono serviti nemmeno le suppliche di Peter, che lo odiava per la sua testardaggine. Solo quando il dolore era diventato insopportabile, il padre ha ceduto. Iniziata la terapia si è operato, e tutto è andata per il meglio.

Solamente dopo il matrimonio di Peter, la malattia è tornata a farsi sentire. Ma stavolta non c’era nulla da fare. Si era espanso, aveva intaccato anche gli altri organi. Nel giro di sei mesi, è morto  tra le braccia di Peter.

Dalla questa esperienza, Peter ne è uscito con la consapevolezza che la prevenzione è l’unico modo per fermare in tempo un cancro. E per questo ha avviato una campagna di informazione per far capire a tutti gli uomini, che siano etero, gay o bisex, che la il tumore alla prostata non è un tabù, non c’è spazio per la vergogna, ma deve essere fermato.

Questo lo fa in ricordo di suo padre. E lo fa per suo figlio.

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matteoviolanigmailcom 23.6.20 - 19:04

madooo ma che due palle ! che commento sarebbe ? c’è pure con una notizia così c’è da fare polemica , che solfa proprio! Vi sono una marea di famiglie “ etero “ se proprio dobbiamo etichettare, che sono allo sfascio dove i figli non vengono trattati come si dovrebbe provocando problemi alla crescita. detto ciò , non è l’orientamento sessuale a definire se un genitore è bravo o no. Basta trovare un caso ( c’è ne sono molti di più ) in cui i figli delle famiglie “etero” sono cresciuti con Problemi per smentirti e farti capire che le famiglie con donna e uomo NON sono una garanzia di infallibilità genitoriale.

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