È stato presentato ieri in anteprima mondiale all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia Queer di Luca Guadagnino, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo cult di William S. Burroughs. Anche Pedro Almodovar ha voluto assistere alla prima del film, al fianco di Tilda Swinton che troneggia nel suo The Room Next Door, con complimenti finali rivolti a Guadagnino e standing ovation durata 10 minuti.
Pedro Almodovar si complimenta con Luca Guadagnino al termine di #Queer, con 11 minuti di applausi pic.twitter.com/9cyU8uPWRA
— ApocaFede (@DrApocalypse) September 3, 2024
Sceneggiato da Justin Kuritzkes, e con protagonisti Daniel Craig, Drew Starkey, Lesley Manville, Jason Schwartzman, Henrique Zaga, Omar Apollo, Andra Ursuta, Andres Duprat, Ariel Shulman, Drew Droege, Michael Borremans, David Lowery, Lisandro Alonso e Colin Bates, Queer ha subito diviso la critica, facendo parlare di sè per le esplicite scene di sesso tra Craig, Starkey e Apollo.
“La gioia è stata il punto di partenza del film“, ha precisato Guadagnino in conferenza stampa. “Quando lessi il libro di William Burroughs avevo 17 anni e volevo cambiare il mondo con il cinema. Così, ho deciso di portare questa storia sul grande schermo: il mondo immaginato dall’autore del romanzo doveva prendere vita nel mio mondo visivo. È stato l’aspetto dell’assenza di giudizio nei confronti della persona amata che mi ha cambiato per sempre. Il film parla d’amore, ma anche di quell’idea di Sé che interroghiamo quando siamo soli: chi siamo? chi stiamo cercando?”.
“Avevo da molto tempo intenzione di lavorare con Luca Guadagnino e questo è il tipo di film che voglio vedere e fare, soprattutto per la sua natura impegnativa”, ha aggiunto Daniel Craig. “Nel processo di ricerca ho guardato molte interviste di William Burroughs, che sembrava così profondo e misurato. Ho pensato che non potesse essere lui, soprattutto non il Burroughs che ha scritto la gobba emotiva che è Queer. Quindi ho provato a cercare l’altro lui, in una storia che non parla solo di amore ma anche di perdita, solitudine e desiderio. Se stessi cercando un ruolo con tutte le cose che volevo fare, questa le ha soddisfatte tutte.”
Starkey, letteralmente lanciato da Guadagnino, ha confessato come si sia preparato alle scene di sesso con Craig. Rotolandosi sul pavimento insieme a lui. “Penso che sia un buon modo per conoscere qualcuno“.
Apollo, intervistato da Interview Magazine, ha invece confessato di essersi preparato al film facendo una dieta a base di zuppe: “Luca non mi ha detto di perdere peso, ma quando stai per girare una scena di sesso con Daniel Craig, pensi, ‘Oh, amico, non posso avere un aspetto strano'”. “Pesavo 90 kg, sono alto 1,97 cm”. “È più o meno dove dovrei essere, onestamente. Ma sono sceso a 81 kg. Ho perso quasi 10 kg perché ho letto nella sceneggiatura che il mio personaggio doveva avere una pancia piatta e marrone”. “Ho pensato, ‘Accidenti, in realtà non sono piatto in questo momento’. Dovevo rimettermi in sesto, ed ero in tour con SZA. Fortunatamente, non avevo così tante battute“.
Starkey ha descritto la scena tra Apollo e Craig “così bella” e “molto sensuale“, mentre Apollo, 27 anni, ha definito Craig, 56 anni, come “una leggenda” e “super vulnerabile“, raccontando di aver “bevuto gin tonic” prima della famosa scena di sesso. “Ho avuto un’esperienza davvero bella con lui. Ha sicuramente questa presenza che si percepisce da lontano”. “Ricordo di avergli chiesto, ‘Come ti senti quando la telecamera è accesa?’. E lui ha risposto, ‘A dire il vero, ogni volta che la telecamera è su di me, sono terrorizzato’. Ho pensato che fosse bellissimo”. “Devi essere vulnerabile. Devi essere aperto a queste emozioni”. “È stata una risposta così onesta“.
Un critico del New York Times ha sottolineato come Apollo non abbia praticamente battute, in Queer, e come sia praticamente sempre nudo.
Ma qual è stato il responso della stampa nazionale e internazionale al cospetto di Queer?
“Non sappiamo dire se Queer appartenga effettivamente alla genia dei grandi film malati. E forse non è nemmeno importante relegare tutto a questi antichi schematismi. Tuttavia, l’impressione è che sia un capolavoro mancato che soffre di troppo amore, tanto audace quanto farraginoso. È comunque il film di un grande regista, spiazzante e colto, che interroga il cinema e sfida chi guarda“, scrive Lorenzo Ciofani su Cinematografo.it.
“Imperfetto e maldestro, l’ultimo film del regista presentato a Venezia ha una capacità rarissima di creare un Purgatorio che si può quasi sentire“, firma Gabriele Niola su Wired.
“Un film non facile, che richiede una certa cultura per essere decodificato, ma è un viaggio affascinante“, firma Valentina Ariete per Movieplayer.
“Una storia d’amore, estrema e psichedelica, con un Daniel Craig inedito, tormentato e fragile“, si legge su Vogue Italia a firma Andrea Giordano.
“È l’opera-limite di Guadagnino, il suo film più disperato ed estremo: un’epopea sulla dannazione della dipendenza e della carne, illuminata da un feticismo smanioso e straziante che evade e sconfina nell’allucinatorio“, scrive Davide Stanzione su BestMovie.
“Queer conserva una patina molto peculiare, forse più vicina al sogno che alla realtà, proprio come certe produzioni classiche. Ciò non toglie che sia pure un film molto carnale, fatto di sesso e fluidi corporei, ma la deriva in territori allucinati rispecchia moltissimo l’immagine pubblica di Burroughs“, scrive Lorenzo Pedrazzi su Screenweek.
“Guadagnino realizza un capolavoro caldo dalla freddezza di Burroughs“, sentenzia Francesco Alò su Badtaste.
“Una lettura pensosa, sentimentale e immaginifica del libro di William S. Burroughs. Luca Guadagnino è il più vivo tra i grandi autori del cinema italiano, e quello che maggiormente ha dimostrato un eclettismo tale da disorientare il suo pubblico“, scrive Tommaso Tocci su Mymovies.
“Amore, disperazione e un viaggio misterioso“, scrive Paolo Mereghetti sul Corriere dando 7 alla pellicola.
“Queer è il film più strano visto finora alla kermesse cinematografica, perché ha letteralmente sconvolto tutti e perché è talmente anticonvenzionale, folle e straniante che nessuno è riuscito a decifrarlo fino in fondo ritrovandosi addosso la strana sensazione di aver assistito più a un’allucinazione che a un vero e proprio film“, scrive Marianna Ciarlante su Today.
“Tra eroina, ayahuasca, metzcal e tequila, un allucinante viaggio al termine della notte. Una visionaria storia d’amore, solitutine e dipendenza ambientata tra il Messico e il Sudamerica degli anni Cinquanta“, scrive Paolo Nizza su SkyTg24.
“Craig è così dominante che a volte sembra che Gene non sia quasi degno di lui. Craig è stranamente magnifico“, scrive il The Guardian.
“Guadagnino non vuole solo ampliare la tua consapevolezza di spettatore, ma anche aprirti e riorganizzare tutte le parti di te che vedono e sentono le cose quando guardi un film“, scrive Indiewire.
“Queer è pensato per essere spinoso, riservato, enigmatico. Volerne di più potrebbe semplicemente significare ripetere l’errore di Lee, cercare di afferrare qualcosa che non potrebbe mai essere nostro“, si legge su Vanity Fair.
“Craig ci regala un pizzico del minaccioso DNA di Burroughs, ma il trucco della sua interpretazione, che è audace, divertente e viva, è che interpreta il giovane Burroughs, prima di passare attraverso lo specchio della follia“, scrive Variety.
“Si tratta di un’imbarazzante combinazione tra ricerca storica e realizzazione di un desiderio che non serve a nessuno tranne che al suo creatore”, ha scritto il New York Magazine.
“Per essere un adattamento di Burroughs, ha tutta la provocazione, ma non il potere inquietante che Il pasto nudo conserva ancora oggi, quasi 35 anni dopo”, ha aggiunto Screen International.
“È visivamente accattivante, ovviamente, perché Guadagnino non fa film brutti. Ma è difficile trasmettere quanto poco, drammaticamente parlando, stia accadendo”, ha scritto il Times.
Queer uscirà nelle sale d’Italia con Lucky Red.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.