"MUORI, POLITICO FROCIO"

Parigi, il sindaco gay pugnalato. Ecco il ritratto dell'aggressore di Delanoë: islamico, omofobo, forse pazzo. "Non sono riuscito a trattenermi", ha detto.

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PARIGI – "Non amo i politici in particolare se omosessuali". La giustificazione di Azedine Berkane (foto sotto), aggressore del sindaco di Parigi Betrand Delanoë non lascia spazio ad interpretazioni. Ha agito per omofobia. "Il mio spirito religioso" ha detto agli agenti "mi spinge a rigettare l’omosessualità contro natura".

Trentanove anni, origini arabe, musulmano praticante, il tecnico informatico attualmente disoccupato, residente a Bobigny in una palazzina dai colori pastello e violetta della difficile banlieue a nord est della capitale, si è sentito attaccato dall’omosessualità dichiarata del sindaco socialista di Parigi.

I suoi vicini di casa assicurano che fosse un tipo tranquillo, un po’ strano, chiuso in se stesso, con qualche grana con la giustizia e con qualche problema psichiatrico irrisolto. Sono stupiti del suo gesto dell’altra notte. Non si spiegano cosa possa essere successo. "Nel quartiere non è mai stato violento" dicono i dirimpettai "era fonte di preoccupazione solo per suo padre, ma noi non lo vedevamo quasi mai".

Berkane ultimamente aveva fatto un viaggio in Algeria. Una specie di ritorno alle origini, a sentire i vicini: "C’è stato quattro mesi" raccontano "Ma dal suo ritorno era piuttosto tranquillo". Talmente tranquillo da essere, per alcuni, un po’ sospetto. Che cosa sarà stato costretto ad ascoltare in Algeria? Gli avranno forse fatto notare, fra un discorso serio e una conversazione allegra, che quel sindaco di Parigi, quel Bertrand Delanoë dalle origini tunisine, che è gay proprio non lo doveva dire? O meglio, non lo doveva confessare? Che un sindaco gay di origini arabe è proprio una vergogna?

Chissà. Alcuni lo pensano. Altri lo sibilano.

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Ma lui, Berkane, assicura: "Non avevo premeditato nulla. Mi sono trovato per caso nei saloni dell’Hotel de Ville (il municipio, ndr) come molte altre migliaia di cittadini e quando ho visto il sindaco non sono riuscito a trattenermi".

Ha estratto il coltello che teneva sempre in tasca, secondo lui per la sua protezione personale, e lo ha aggredito. In modo goffo e disordinato, dicono i testimoni. Gli è saltato addosso, gli ha piantato il coltello nell’addome, a destra. Delanoë non ha mai voluto guardie del corpo: "Il municipio è la casa di tutti i parigini. Perché dovrei aver paura?". In quel momento si è limitato a dire alla sua addetta stampa che gli stava vicino: "Mi hanno accoltellato, svengo". È caduto a terra ha avuto un attimo per dire "continuate la festa" e poi ha perso conoscienza.

La festa è continuata nel salone dell’Hotel de Ville e nella quarantina di altri prestigiosi siti della Capitale investiti per una notte da installazioni di arte contemporanea: dalla Tour Eiffel alla sede delle ex Pompe Funebri municipali, dalla più bella delle piscine parigine (la Pontoise) al Museo del Louvre. La festa "globale" era quella della manifestazione "Nuit Blanche", la "notte in bianco" ideata proprio dall’amministrazione comunale.

Erano le 2 e mezza del mattino e i soccorsi stavano già sul posto. Delanoë è stato trasportato in velocità all’ospedale Pitié Salpetrière, lo stesso in cui fu ricoverata Lady D nel giorno della sua morte. I medici che lo hanno operato hanno ricucito stomaco e intenstini ed evitato ogni rischio di emorraggia.

Fuori dalla porta, aspettava il ministro dell’Interno conservatore Nicolas Sarkozy, uno duro che più duro non si può, che da quando è arrivato al governo in maggio ha dichiarato guerra al piccolo crimine coprendo le strade di auto della polizia ripiene di agenti.

Ma Azedine Berkane gli era sfuggito, nonostante fosse già conosciuto ai servizi di polizia. Ora è rinchiuso nei locali della Brigata Criminale. Un’inchiesta sarà aperta alla fine del fermo di polizia ma il dossier non sarà trasmesso alla sezione anti-terrorismo del Palazzo di Giustizia di Parigi. Si è già deciso che si è trattato solo dell’opera di un pazzo scatenato che ce l’aveva con i gay. Tradotto dal linguaggio della destra: basta non essere gay…

di Giacomo Leso

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