In occasione della Giornata Internazionale contro Omofobia, Bifobia e Transfobia, ILGA-Europe ha puntualmente pubblicato il proprio report annuale, la Rainbow Europe Map, che classifica la situazione giuridica e politica delle persone LGBTI in 49 paesi d’Europa. L’Italia, purtroppo, non si è schiodata dal 35esimo posto dello scorso anno. 35esima su 49 Paesi, per quanto riguarda l’eguaglianza e la tutela della popolazione arcobaleno.
Pubblicata in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia, la bifobia e l’intersessofobia (IDAHOBIT) dal lontano 2009, la mappa abbraccia una scala percentuale compresa tra lo 0% (gravi violazioni dei diritti umani, discriminazione) e 100% (rispetto dei diritti umani, piena uguaglianza). Gli ultimi 12 mesi, causa anche Covid-19, hanno segnato un anno senza precedenti nei 12 anni di storia della Mappa, con quasi nessun cambiamento legislativo positivo per le persone LGBTI d’Europa. Diversi i punti che vengono presi in esame, suddivisi in sei ambiti: “Equality & non-discrimination”, “Family”, “Hate crime & hate speech”, “Legal gender recognition & bodily integrity”, “Civil society space” e “Asylum”.
Tra i Paesi più inclusivi d’Europa ci sono Malta al primo posto, con uno strepitoso 94%, seguita da Belgio (74%), Lussemburgo (72%), Portogallo (68%) e Norvegia (67%). A chiudere la classifica il Principato di Monaco (11%), Russia (10%), Armenia (8%), Turchia (4%) e Azerbaijan (2%). L’Italia si trova tra la Lituania e la Moldavia. Spicca lo 0% italiano alla voce “Hate crime & hate speech”, con il DDL Zan ancora fermo in Senato e osteggiato dalla destra e dal Vaticano. La Rainbow Europe Map conferma, casomai ce ne fosse ancora il bisogno, l’urgenza di una legge contro l’odio omotransfobico anche in Italia, avvilente nella sua 35esima posizione.
La direttrice esecutiva di ILGA-Europe, Evelyne Paradis, ha dichiarato: “È profondamente preoccupante segnalare uno stallo quasi completo sui diritti e l’uguaglianza LGBTI, specialmente in un momento così critico per le comunità LGBTI. Nell’ultimo anno, abbiamo assistito a una maggiore repressione politica contro le persone LGBTI, un netto aumento delle difficoltà socioeconomiche e la diffusione dell’odio fobico LGBTI nelle strade e online in tutta l’Europa. In questo contesto, la risposta dei governi dovrebbe portare ad una maggiore, migliore e concreta azione, per assicurarsi che le persone siano più protette, e non meno protette. I diritti umani delle persone LGBTI semplicemente non possono essere qualcosa che si lascia cadere quando le circostanze sono difficili “.
Katrin Hugendubel, direttrice dell’Advocacy di ILGA-Europe, ha aggiunto: “Tanti processi legislativi sono stati bloccati in Europa negli ultimi 12 mesi, in paesi come Cipro, Cechia, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Kosovo, Lituania, Moldova, Montenegro, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito. Assistiamo anche al peggioramento delle procedure esistenti, ad esempio sul riconoscimento legale del genere, anche in Georgia, Spagna, Serbia e Irlanda del Nord. Sarebbe facile dare la colpa al COVID-19 e al conseguente calo economico, ma la realtà è molto più complessa. In troppi paesi, il progresso si ferma perché c’è una maggiore polarizzazione politica sulle questioni LGBTI, perché alcuni funzionari eletti non vedono più vantaggi da ottenere sostenendo l’uguaglianza LGBTI e perché i governi non la vedono come una questione prioritaria. Abbiamo davvero bisogno che i governi di tutta Europa rilancino i loro impegni politici per portare a termine i processi legislativi e per dare a tutti i mezzi per garantire la piena attuazione”..
Evelyne Paradis ha concluso: “C’è un lato positivo in questa storia: se i governi scelgono attivamente di fare la cosa giusta e intraprendere azioni concrete, la nostra Rainbow Map potrà avere un aspetto decisamente diverso tra 12 mesi esatti. Almeno 15 paesi, tra cui Francia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Cechia e Ucraina, hanno già sul tavolo proposte legislative, piani d’azione e discussioni politiche. Altri, come Montenegro, devono assicurarsi che le leggi che hanno adottato entrino in vigore in modo efficace, mentre molti altri Paesi sanno cosa possono e devono fare per assicurarsi che le loro leggi e politiche abbiano l’impatto desiderato per le vite LGBTI. In un momento storico in cui le forze anti-LGBTI sono all’ordine del giorno, e non solo in paesi come Polonia e Ungheria ma in tutta Europa, le persone LGBTI hanno bisogno dei governi per cogliere questo momento e assicurarsi che l’Europa rimanga leader impegnata e attiva nell’arena dei diritti umani per tutti “.
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