Uk nega asilo a donna lesbica, rimandata in Uganda viene violentata e rischia ogni giorno la morte

Una vita d'inferno in Uganda per una ragazza lesbica, tra minacce di morte, violenze sessuali e la nascita di un bambino.

donna lesbica
2 min. di lettura

La terribile storia è ambientata tra l’Uganda e il Regno Unito. Una donna lesbica, dopo essersi vista negare l’asilo politico dalla Gran Bretagna, è stata rimpatriata nel suo Paese di origine, dove era già stata minacciata per aver una relazione con una donna. Ma le minacce sono solo la punta di tutto quello che ha dovuto sopportare la donna.

Ha raccontato il suo calvario a The Indipendent, iniziando dal principio, ovvero da quando alcune persone avevano scoperto che era lesbica. 

La storia della donna lesbica

A 17 anni, la ragazza è fuggita dal suo Paese perché minacciata, dopo che era venuta alla luce la sua relazione con un’altra donna. Prima di fuggire, però, viveva con sua nonna e tutti nel quartiere sapevano del suo orientamento sessuale. L’anziana donna era l’unica parente per la ragazza, che l’ha cresciuta. Ma l’Uganda non è un posto per le persone omosessuali e un giorno un gruppo andò a cercarla. Non la trovarono in casa, era presente sola la nonna. E se la presero con lei. 

È morta a causa della mia sessualità. Mi stavano cercando e io scappai e trovarono mia nonna lì a casa nostra, quando tornai mia nonna era sdraiata, morta.

L’unica cosa che poteva fare, era fuggire in Regno Unito. Aiutata dalla sua ragazza, ha ottenuto un passaporto e un visto come visitatore. In Regno Unito ha ricevuto il permesso di soggiorno per 3 anni. Ha iniziato a lavorare come parrucchiera e pensava di aver iniziato una nuova vita. Era il 2011. Nel 2013, viene arrestata dall’Ufficio Immigrazione per essere rimpatriata, e il ministero degli Interni non crede al fatto che sia lesbica, negando l’asilo politico e confermando quindi il rimpatrio.

Ho detto loro quello che avevo passato, ma hanno detto che stavo mentendo. Ma chi può mentire su questo? Ho detto loro che se il mio paese avesse permesso la mia sessualità, perché avrei dovuto fuggire fino in Regno Unito? Mi ha fatto davvero male perché volevo che capissero.

A nulla è servito. 

Il ritorno in Uganda

In Uganda, è stata per un po’ con la sua ex fidanzata che ora aveva una famiglia, con un marito e dei figli. Poi ha iniziato ad alloggiare in sistemazioni di fortuna, trasferendosi spesso per evitare di essere riconosciuta. 

Non potevo stare in un posto, non era sicuro fermarsi a lungo in un luogo. Mi sono trasferita più di 10 volte. Non potevo uscire molto. Dovevo rimanere in casa un sacco di tempo, ogni volta che dovevo viaggiare, per procurarmi il cibo, dovevo camminare velocemente. Non volevo che la gente mi vedesse. Mi sembrava di nascondermi. Essere in un paese che non supporta ciò che vuoi, la tua sessualità … è difficile.

Per 6 anni ha vissuto in questo stato, supportata da gruppo di attivisti britannici di “Movement for Justice“, che le ha fornito i fondi per vivere. È stata anche assistita dall’associazione benefica per le minoranze sessuali SMUG, che l’ha aiutata dal punto di vista psicologico. A The Indipendent, il volontario di SMUG Douglas Mawadri ha raccontato la vita della donna lesbica. Cresciuta solo con la nonna, veniva abusata dallo zio, è stata poi perseguitata per il suo orientamento sessuale. Poi, la violenza sessuale. Una notte, un gruppo di uomini entrò nella sua abitazione, la violentarono e derubarono. Da quello stupro è nato un bambino, che ora ha 4 mesi. Abortire non era possibile, perché avrebbe rischiato la vita.

Dopo 6 anni dal suo rimpatrio, l’Alta Corte si è attivata e ha ordinato al Regno Unito di fare di tutto affinché la ragazza torni indietro, stavolta riconoscendo immediatamente l’asilo politico.

Credits: Phillip Raymond Goodman

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