Il 12 novembre del 2003 un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiava davanti all’ingresso della base Maestrale a 7 chilometri da Nassiriya, sede della MSU italiana dei Carabinieri, provocando successivamente l’esplosione del deposito munizioni e la morte di 28 persone tra Carabinieri, militari e civili. 19 italiani e 9 iracheni persero la vita. Tra i sopravvissuti il maresciallo dei carabinieri Riccardo Saccotelli, originario di Andria che era all’ingresso della base italiana, quel 12 novembre di 21 anni fa.
Ieri, 8 maggio, Riccardo Saccotelli ha pubblicamente criticato il generale Vannacci dalle pagine del Sindacato dei Militari, in quanto “carabiniere omosessuale” che ha “difeso la Patria” come il generale candidato alle europee in quota Lega.
“Le recenti dichiarazioni del generale Vannacci con cui esterna i suoi singolari criteri di normalità, appaiono estremamente gravi ove si consideri che colpiscono anche la comunità LGBT presente nelle Forze armate e nelle Forze di polizia“, scrive Saccotelli, oggi in congedo a causa delle gravi ferite riportate nel 2003. “Comunità che è una realtà innegabile, in cui l’essere omosessuali non è mai stato un impedimento per chi, come me, porta sul suo corpo le cicatrici del servizio reso per difendere la Patria e affermare quei principi di democrazia e civiltà che permettono oggi a chiunque di poter manifestare liberamente il proprio pensiero nel rispetto dell’altro“.
Nel domandarsi cosa sia l’anormalità e chi dovrebbe stabilirne i canoni umani, giuridici o scientifici, Saccotelli denuncia l’incredibile “regressione culturale, spesso causata da disagi economici, che sta riportando il dibattito pubblico indietro di cinquant’anni”.
Avendo indossato un’uniforme, Saccotelli ricorda come “un militare è innanzitutto un individuo. Ed è solo come tale, prima di qualsiasi altra condizione o grado gerarchico, che giura di essere fedele alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del proprio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni. Cioè non solo quelli che fanno comodo in un determinato momento storico o per un interesse personale“.
“Se si nega questo, se si ammette che qualcuno possa interpretare in un dato contesto cosa sia anormale o cosa vada selezionato e separato secondo la propria personale idea di normalità, allora si accetta altresì che l’ordinamento delle forze armate non si informi più allo spirito democratico della Repubblica ma, pericolosamente, all’idea culturale dominante in cui cessa di esistere la sopravvivenza stessa della democrazia“, conclude Saccotelli, Presidente del Sindacato dei Militari.
Su Facebook Saccotelli ha voluto dedicare il suo scritto “a tutti i carabinieri che ancora si vergognano“.
Nei giorni scorsi Vannacci è tornato a vomitare odio in tv, definendo “anormale” Alessandro Zan.
fonte: si ringrazia Simone Alliva per la segnalazione.
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