Nonostante nella Corea del Sud l’omosessualità sia legale, le cose cambiano nell’ambito militare. Infatti, i soldati LGBT non sono assolutamente accettati e sono vittime di bullismo, umiliazioni e anche abusi sessuali, da parte di soldati di grado più alto. E’ presente infatti un particolare articolo 92-6 nella legge sudcoreana, che vieta l’omosessualità nell’esercito. E punisce i soldati che hanno rapporti sessuali con persone dello stesso sesso. Anche quando non sono in servizio.
Ma al riparo da sguardi indiscreti, i soldati LGBT sono le vittime preferite. I due anni obbligatori che ogni uomo deve fare all’interno dell’esercito sudcoreano, se considerato troppo femminile o apertamente omosessuale, saranno per lui un vero inferno. Le persone dichiarate e che vivono tranquillamente la loro omosessualità sono davvero poche, a causa della chiusura mentale della popolazione. Basti pensare che nella vicina Corea del Nord, i cittadini nemmeno conoscono il significato di omosessualità, perché la dittatura la ignora semplicemente. Nonostante la Sud Corea sia molto più aperta, c’è ancora molta strada fare nel campo dei diritti civili.
La denuncia di Amnesty International per i soldati LGBT
Nel rapporto “In Serving in Silence: le persone LGBTI nell’esercito della Corea del Sud” di Amnesty International è spiegato nel dettaglio la condizione di vita di un soldato LGBT nell’esercito, che comporta intimidazioni, minacce, violenze, abusi e anche tentativi di suicidio.
Nel rapporto sono state raccolte delle testimonianze da parte di militari omosessuali. Uno, in particolare, ha raccontato che già nei test psicofisici che si devono sottoporre, il medico ha il diritto di chiedere l’orientamento sessuale. Nel corso dei due anni, il testimone ha raccontato anche quello che quotidianamente capitava. Lui stesso ha dovuto assistere all’abuso di un militare di alto rango contro un soldato semplice. Poi, è stato costretto ad abusare a sua volta della prima vittima. Infine, dietro minacce continue, ha dovuto accettare rapporti orali e anali con il suo superiore. Per 3 ore, ha dovuto sopportare gli abusi. Umiliato, abusato e minacciato, ha seriamente pensato al suicidio. E questa è solo una delle innumerevoli testimonianze raccolte.
Nelle camere, nelle docce, durante i turni di notte nei motel vicini alle basi militari. Se un superiore ordinava di andare con lui, il commilitone doveva seguirlo. Se si rifiutava, la violenza sessuale viene preceduta da botte e minacce.
E’ impossibile che i vertici dell’esercito e lo Stato non sappiano quello che accade nelle basi militari. Ma con la loro complicità, lasciano che tutto questa avvenga senza fare nulla. Altra cosa se un soldato gay viene scoperto: in quel caso, sono 2 anni di reclusione.
Credits: AP Photo/Lee Jin-man
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