Manvendra Singh Gohil è il principe indiano, figlio del Maharaja di Rajpipla in Gujarat. Apertamente omosessuale, negli anni passati aveva raccontato come i suoi genitori avessero cercato di farlo diventare etero, subito dopo il suo coming out. Neanche il tempo di rivelarsi che venne sottoposto alle terapie riparative. O meglio, alla tortura.
Per il principe Manvendra Singh Gohil sono iniziate delle sessioni di vere e proprie torture. Per prima cosa i suoi genitori hanno utilizzato l’elettroshock. Poi i colloqui con religiosi. E alla fine, farmaci su farmaci e il divieto di incontrare ragazzi. Tutto questo, com’è naturale, non ha funzionato. Il principe Gohil era omosessuale, e lo è tutt’ora. Le torture psicologiche e fisiche che ha dovuto sopportare lo hanno fatto solamente soffrire. I suoi genitori lo hanno fatto soffrire.
Terapie riparative come torture
Gohil è tornato sull’argomento in una recente intervista a Forbes, durante la quale ha raccontato quello che ha dovuto passare, ma soprattutto per lanciare un appello affinché le terapie riparative vengano dichiarate illegale in India.
Riguardo le terapie di conversione, ha spiegato:
Ero io stesso una vittima della terapia riparative dai miei genitori. Quando sono uscito dall’armadio, la prima cosa che hanno provato a fare è stato convertirmi. Non mi avrebbero accettato come un ragazzo gay. Hanno cercato di chiedere ai dottori di operare su di me. Mi hanno portato dai leader religiosi per chiedere loro di curarmi.
Ed è ancora peggio quando una ragazza è lesbica:
Le lesbiche sono trattate così male. Ho conosciuto casi in cui un membro della famiglia deve violentare il bambino per dimostrare che può fare sesso con un uomo. Ciò dimostra che sei eterosessuale.
E cliniche di questo genere ce ne sono moltissime, in India.
Vergogna e paura per le famiglie
Il principe ha poi spiegato come le famiglie temono i vicini di casa e in generale la società alla scoperta di un figlio omosessuale. Difatti, nonostante l’omosessualità non è più reato in India dal 2018, la società ancora non vede di buon occhio la comunità LGBT, e anche per questo motivo sono a dozzine le cliniche che praticano le terapie riparative, quando non vengono direttamente sbattuti fuori di casa.
A supportare l’appello del principe Goghil, anche il re indiano Amar Singh. Si è recato in visita a queste cliniche, ha scoperto cosa prevedono le terapie di conversione. E le ha paragonate alle camere a gas dei campi di concentramento.
Ho visitato dozzine di centri di terapia di conversione in India e ho parlato con persone che le gestiscono. Ho tenuto uomini giovani e vecchi tra le mie braccia, piangendo, dopo che sono stati cacciati dalle loro case.
Torture e minacce, spiega il re Singh. Se alla fine della terapia una persona non è “guarita”, i medici iniziano ad avvertire il paziente che se non diverrà etero, la famiglia lo ucciderà.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.