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Torturato da sua madre perché gay, violentato dai servizi per l’infanzia e ora risarcito: “Sorpreso di essere vivo”

La terrificante storia di Richie Barlow.

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Torturato da sua madre perché gay, violentato dai servizi per l'infanzia e ora risarcito: "Sorpreso di essere vivo" - Richie Barlow - Gay.it
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È una storia terrificante quella in arrivo dal Regno Unito, con protagonista un 39enne a lungo abusato solo e soltanto perché omosessuale. Richie Barlow ha raccontato quanto capitatogli a Nottinghamshire Live, partendo da un’infanzia infernale vissuta tra le mura di casa. Sua madre lo ha prima torturato per anni, in quanto gay, per poi cacciarlo di casa e farlo finire tra le braccia del servizio per l’infanzia, che l’ha spedito in un giro di pedofili, alimentando ulteriormente l’inferno.

L’anno scorso Richie ha ricevuto un risarcimento di 40.000 sterline dal County Council di Nottinghamshire, oltre ad una lettera di scuse per aver permesso che subisse abusi per anni. “Anche nei miei primi ricordi, mia madre mi picchiava e mi torturava perché gay“, ha confessato Barlow, certo di essere “diverso” da quando aveva quattro anni. “Sono stato tenuto prigioniero nella mia cameretta senza accesso al bagno, senza coperte o cuscini e senza cibo per giorni e giorni“, ha raccontato, aggiungendo che sua madre gli avrebbe “versato in gola il detersivo per i piatti e il peperoncino in polvere“.

Quando avevo circa nove anni sono stato preso in cura dal Servizio per l’Infanzia, per le prime due settimane ho pensato di essere in paradiso“, ha detto. “Per la prima volta in assoluto avevo un letto, cibo e un tetto caldo sopra la mia testa”. Barlow è finito sotto custodia statale per due settimane, quando sua madre è andata a trovarlo e lo ha costretto ad ammettere di essere gay di fronte al personale e ad altri bambini del centro di assistenza. Aveva appena nove anni.

“Quello è stato l’inizio del mio incubo”. Il personale sapeva ora che fosse omosessuale e la Sezione 28, legge britannica che “proibiva la promozione dell’omosessualità” ai minori, era ancora in vigore all’epoca nel Regno Unito. Barlow ha ricordato come le persone LGBTQ fossero viste come “subumane“, a quei tempi. Nei quattro anni successivi è stato ricoverato in due diversi centri di cura, dove è stato ripetutamente violentato. Uomini pagati per abusare sessualmente di lui, mentre il personale del centro di assistenza si voltava dall’altra parte.

Sono stato picchiato costantemente, sono stato violentato, sono stato vittima di tratta umana“, ha detto. “Sono stato picchiato quasi fino a morire, se non avessi fatto quel che mi dicevano. Sono stato aggredito sessualmente sotto la minaccia di un coltello”. “Ovunque andassi, dicevo loro cosa mi stava succedendo, la polizia lo sapeva, il personale lo sapeva ma non facevano fatto nulla al riguardo”.

Solo all’età di 14 anni Barlow è riuscito a trovare la libertà. Costretto a partecipare a un incendio doloso, è stato preso dalla polizia e da un tribunale trasferito in una casa sicura. La sua madre adottiva Anna l’ha accolto, inondandolo d’amore. Finalmente.

A Barlow ci sono voluti decenni per convincere il Nottinghamshire County Council ad ammettere di aver fatto qualcosa di sbagliato. Il 39enne è stato in grado di dimostrare 26 episodi di abusi di cui il consiglio era a conoscenza, ma per i quali non ha mai fatto nulla. Nel febbraio del 2021, ha finalmente ottenuto le scuse dal Nottinghamshire County Council e un risarcimento.

Mi scuso con te per gli abusi che hai subito da bambino sotto la nostra tutela“, ha scritto in una lettera Colin Pettigrew, Direttore aziendale dei servizi per l’infanzia presso il Consiglio della contea di Nottinghamshire. “Sei entrato nel sistema di assistenza in giovane età e avresti dovuto essere al sicuro ed è chiaro che non è stato così, e mi dispiace davvero per questo”. Barlow ha pubblicato un libro sulla sua vita intitolato Richie – Who Cares?. Ora è sposato con suo l’amato Ben e possiede un’attività di dog-sitter.

Sono sorpreso di essere sopravvissuto, non dovrei essere qui per parlarne, ci sono state innumerevoli volte in cui sarei potuto morire“, ha confessato. “Mi sento come se mi fossi scaricato scrivendo questo libro, ma alla fine l’unica cosa che voglio è proteggere e mostrare alle persone cosa può arrivare a fare il bigottismo”. “La sezione 28 è stata in ultima analisi responsabile del mio abuso perché nessuno si è preoccupato per me, e non voglio che nessun altro debba affrontare nulla di simile. Prima di incontrare Ben mi sentivo come se fossi in modalità sopravvivenza, non stavo davvero vivendo, è grazie a lui che ora sto vivendo la mia vita e sono felice“.

Sua madre biologica, colei che l’ha torturato per anni solo perché “diverso”, è morta.

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Richie Barlow con sua mamma Anna
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