24enen attaccante del Copenaghen e della nazionale danese, il biondissimo Viktor Fischer è stato recentemente vittima di insulti omofobi, piovuti dal campi di calcio in cui ha giocato.
Preso di mira dai tifosi avversari, Fischer ha replicato a tono a chi gli ha urlato ‘froc*o’ dagli spalti, sbattendogli in faccia tutta la loro ignoranza.
Ho sentito diversi cori contro di me, che mi definivano omosessuale. Ma non è questo il problema. Non me ne frega niente se mi chiamano in un modo o nell’altro. Il problema è che la parola “omosessuale” viene utilizzata come insulto. Questa è una pessima cultura per i giovani e in generale per tutti coloro che entrano in uno stadio per assistere ad una partita di calcio. C’è un problema culturale nel calcio, che si basa sul solo essere duri, sul silenzio, perché questo ti renderebbe forte. Ma non si tratta di essere uno sportivo forte. Riguarda la cultura degli stadi che devono essere migliori. Riguarda il fatto che “omosessuale” non è un insulto. Non avrebbe mai dovuto esserlo … e soprattutto nel 2019, in Danimarca, non dovrebbe più esserlo.
La Federcalcio danese (DBU) ha applaudito le dichiarazioni di Fischer, sottolineando come “l’omofobia non deve avere spazio, né dentro né fuori dal campo”. Sia l’FC Copenhagen che l’Odense Boldklub, squadra dei tifosi che hanno ricoperto Fischer di cori omofobi, hanno pubblicamente condannato la diffusione di certi comportamenti negli stadi.
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