#10PortraitsAgainstPrejudice: 10 ritratti contro l’odio per la diversità

Intervista a Davide Scalenghe, uno dei tre autori del progetto che racconta cosa significa vivere da vittime del pregiudizio, ovvero essere giudicati sulla base della propria diversità.

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#10PortraitsAgainstPrejudice è un progetto fotografico-editoriale a cura di Davide Scalenghe, Flora Ciccarelli (produttrice di fotografia) e Giovanni Mauriello (laureando in filosofia). Si tratta di dieci ritratti che rappresentano 10 pregiudizi diffusi nella nostra società: transfobia, malattia mentale, ageismo, grassezza, HIV/AIDS, bullismo, islamofobia, omofobia, misoginia, macismo. 10 modi con cui la società si chiude alle differenze individuali imponendo un’omologazione che quando manca può imporre alla persona uno stigma che sa farsi insopportabile.

Dall’esigenza di raccontare questi modi d’essere differenti ma tutti umani nasce questo bel progetto, che unisce ai ritratti anche delle brevi narrazioni in prosa che raccontano qualcosa, in forma romanzata, del personaggio rappresentato o della categoria discriminata a cui appartiene.

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Come leggiamo sul sito del progetto: “Dieci volti e dieci storie per raccontare in prima persona cosa significa vivere con il pregiudizio – quell’attitudine, quel processo per il quale si attribuiscono ad una persona sconosciuta i tratti e le caratteristiche tipiche del suo gruppo teorico di appartenenza – marchiato a fuoco sulla pelle: troppo grassa, troppo effeminato, troppo aggressiva, troppo strano. Corpi e menti che sfuggono ai canoni di una società che ci vorrebbe tutti alla stessa maniera. Tutti uguali.”

Abbiamo contattato Davide Scalenghe, uno dei tre autori del progetto, reporter e produttore che nella vita si dedica a questioni relative ai diritti umani.

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Come nasce l’idea di questo progetto?

Volevo fare da tempo di fare un progetto foto-editoriale che affrontasse alcuni dei pregiudizi più comuni nei confronti di certi gruppi della società. Un modo di raccontare quello che in televisione non potevo, o nei confronti del quale trovavo mancanza di interesse: dalla discriminazione sul lavoro per le persone con disturbi mentali alle questioni legate alla sessualità o ai diritti umani in generale.”

Chi ha collaborato con te per questo lavoro?

#10PortraitsAgainstPrejudice si è concretizzato quando mi sono seduto ad un tavolo con una mia ex allieva della Scuola Holden, Flora Ciccarelli e un amico, Giovanni Mauriello, un laureando in filosofia. Un giorno, chiacchierando, abbiamo deciso di voler fare qualcosa insieme e abbiamo puntato su questi temi.”

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Le persone che vediamo ritratte chi sono? Le conoscevi già o ti sono state presentate?

“La selezione dei personaggi è stata una delle parti più difficili e qui Flora e Giovanni hanno fatto magie. A parte forse un paio, non conoscevamo nessuno di coloro che sarebbero diventati i nostri protagonisti. Avevamo gli scatti chiari in mente, e attraverso contatti, associazioni sparse sul territorio, amici e annunci, abbiamo trovato persone che si sono fidate di noi, e che ci hanno mostrato il loro intimo.”

Prima di questo progetto di cosa ti sei occupato?

“Mi occupo di diritti umani e questioni sociali da anni, da quando a Londra nel 2007 ho iniziato a lavorare per Al Gore. Credo in questi 8 anni di essermi calato fin troppo nel personaggio. Nelle questioni ovvio che mi ci calo al massimo – è una grande responsabilità raccontare e denunciare – ma il personaggio è un’altra cosa. In questo senso questo lavoro mi ha aiutato molto.”

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In che senso? Cos’è cambiato per te con questo progetto?

“Lavorare con questo team e con i nostri protagonisti a #10PortraitsAgainstPrejudice mi ha insegnato una cosa fondamentale, che per qualche stupida ragione avevo dimenticato: mi ha insegnato a divertirmi. Mi ha insegnato che va bene divertirsi quando si fanno cose serie, e che anzi, rende il messaggio ancora più forte, sentito, vero, di pancia.”

Anche pensando al resto del tuo lavoro e della tua attività, quali sono i temi che ti stanno più a cuore?

“ll filo conduttore del mio lavoro è la dedizione ad azioni concrete per rimediare all’esclusione sociale. Questi interessi sono al centro della mia vita personale e professionale. Credo fermamente che contribuire a migliorare la condizione dei più bisognosi e più esclusi al mondo è la sfida centrale e fondamentale della nostra era, al di là del branding o ciò che è trending. Non possiamo isolarci dalla realtà globali, né possiamo abdicare alla nostra responsabilità di difendere e proteggere l’un l’altro.”

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