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Cambiare la rappresentazione: intervista ad Alice Urciuolo

Da Skam e Prisma ai romanzi, la scrittura di Alice Urciuolo reinventa gli immaginari e rinnova le rappresentazione: l’abbiamo intervistata.

Cambiare la rappresentazione: intervista ad Alice Urciuolo - Sessp 26 - Gay.it
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Alice Urciuolo è, almeno nel panorama seriale italiano, la sceneggiatrice più nota del momento. Dalla sua penna sono nate due tra le serie TV più amate da giovanissimi e non: Skam, alla quale ha lavorato prima da story-editor e poi da autrice, e PrismaInoltre – questo forse è meno noto al grande pubblico – Urciuolo è scrittrice di romanzi. Il suo esordio, Adorazione, è arrivato nella dozzina del Premio Strega 2021 su segnalazione del collega Daniele Mencarelli, mentre, qualche mese fa, l’editore 66th and 2nd ha dato alle stampe La verità che ci riguarda, un testo che indaga, tra le altre cose, l’inferno e gli inganni delle relazioni manipolatorie.

Di seguito, la nostra intervista.

Partiamo dal titolo del romanzo, La verità che ci riguarda. Che rapporto hai, da scrittrice e sceneggiatrice, con la verità?

La verità è qualcosa che ci dobbiamo guadagnare. È molto facile che siano gli altri a dirci quale sia la nostra storia, invece dobbiamo lottare – anche se è difficile – per imparare a validare la nostra esperienza nel mondo.

È quello che prova a fare anche Milena, la protagonista del romanzo. 

Sì, lei vive una verità che non è autentica, non è sua, non le appartiene davvero. È quella che le altre persone raccontano su di lei. Vive una realtà che hanno costruito altri per lei. La sua sfida è andare alla ricerca della sua identità, del suo punto di vista. Quando ho iniziato a scrivere il romanzo ho capito che la verità era il tema principale. Ogni personaggio ha le sue, tante, verità. E se non le ha, come Milena, si mette a cercarle. Il titolo proviene da Philip Roth che ne La macchia umana scrive: «La verità che ci riguarda è infinita, come le bugie».

La verità che ci riguarda - Alice Urciuolo - copertina

E collettivamente, invece, quali sono le verità che ancora non sappiamo raccontarci?

Sono tante, ma ne dico una: ancora non ci diciamo tante cose a proposito dell’importanza di affermare noi stessi anche a costo di perdere tutto. 

Cioè?

È importante riconoscere l’altro per quello che è. Ancora di più, è importante riconoscere noi stessi per quello che siamo, e stabilire dei confini. Riconoscerli negli altri.  Questa è una verità che io mi sono guadagnata, anche se con meno fatica di altre persone, anche se da privilegiata.

Nei romanzi così come nelle serie tv che hai scritto ti occupi spesso di adolescenza: cosa vuoi raccontare?

Io ho trent’anni, sono passati molti anni da quando ho iniziato a occuparmi di Skam (prima in qualità di story editor, poi di autrice): ero molto più vicina all’adolescenza che all’età adulta. Anche Adorazione ho iniziato a scriverlo a ventiquattro anni. Non sapevo come si sentissero i trentenni, sapevo come si sentivano gli adolescenti. Avevo bisogno di rielaborare alcuni aspetti della mia adolescenza. Non credo che continuerò per tutta la vita a scrivere storie di adolescenti. Sono cambiata, sento il bisogno di esplorare altre cose. 

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Asia, la protagonista di Skam 6, interpretata da Nicole Rossi

In Skam 6 e in La verità che ci riguarda parli di anoressia. Come hai indagato il tema?

Io ne ho sofferto in prima persona, avevo dodici anni. All’epoca ero considerata molto piccola per soffrirne, oggi la soglia si è abbassata moltissimo. Attualmente l’anoressia è una cosa molto lontana da me, non solo nel tempo, ma perché dentro di me, a livello psicologico, la reputo superata. Si guarisce dai disturbi alimentari, si può guarire. Non è una condanna a vita. Nonostante questo, la storia di Asia (la protagonista di Skam 6) e la storia di Milena non sono le mie storie. Il portato autobiografico c’è, ma a questo si sono sommate altre testimonianze e anche la consulenza di Maruska Albertazzi (giornalista e attivista impegnata nella lotta contro i DCA, ndr)

Come ne sei uscita?

Con la terapia, certamente. Però, ci tengo a dirlo, ho vissuto in una lunga zona grigia: un periodo in cui il disturbo alimentare non era più così invadente e forte, ma ancora esisteva. Lo percepivo ancora. I percorsi di guarigione non sono mai lineari. Ognuno poi trova il suo percorso, ma la terapia è fondamentale.

Dal micropene alle mestruazioni, passando per l’aborto e i problemi alimentari, il corpo ha un ruolo centrale nella tua scrittura. Che rapporto hai con questa parola? 

Più passano gli anni, più conosco il mio corpo. In passato, ho avuto un rapporto molto disarmonico con il mio corpo, anche a prescindere dall’anoressia. È difficile mettersi in ascolto del proprio corpo, soprattutto oggi. La società ci obbliga a non riposarci mai, ci sentiamo in colpa se ascoltiamo il nostro corpo. È un atto di ribellione soprattutto per le categorie marginalizzate, per le donne e le persone che appartengono alla comunità LGBTQIA+, ma anche per tutti coloro che rifiutano certi canoni di bellezza e di conformità.

Prisma serie Amazon: uscita, trama, cast e streaming
Un frame da “Prisma”, la serie tv firmata da Alice Urciuolo e Ludovico Bessegato

Cos’è un corpo?

Il corpo è tutto: non esiste separazione tra lui e l’anima. È lo strumento e la porta d‘accesso verso l’interiorità. Lo dice anche Bessel van der Kolk, lo psichiatra che ha scritto Il corpo accusa il colpo: i traumi che subiamo non vivono solo nella nostra mente, vivono sul nostro corpo. Siamo complessi, eppure abbiamo una possibilità di conoscerci estremamente concreta. Una possibilità che risiede nel corpo.

Per i tuoi personaggi, invece, cos’è?

Per loro è un termometro: serve a capire come vanno le cose, serve a capire quanto si odiano o quanto si amano. 

Nel romanzo, la protagonista riflette sulla genetica e sull’ereditarietà del trauma.

Sì, lei è destinata a vivere una vita simile a quella della madre, sembra che abbia ereditato un modello psicologico. Mentre scrivevo il romanzo, ho letto diversi scritti che rilevano come i nostri dolori e le preoccupazioni abbiano radici antichissime, origini addirittura pre-natali. Ogni esperienza traumatica incide non solo sul comportamento, ma anche sul patrimonio genetico, che viene modificato. Se i nostri nonni o i nostri genitori hanno subito un trauma, allora noi lo respireremo culturalmente e lo erediteremo anche geneticamente, nel sangue. 

Anche Jung diceva qualcosa di simile.

Sì, Jung diceva: «Finché non renderai cosciente l’inconscio, dirigerà la tua vita e tu lo chiamerai destino». La parte conscia della nostra mente è impercettibile rispetto a quella inconscia, e noi non possiamo controllarla.

Milena e sua madre cadono vittime di relazioni abusanti e manipolatorie: cosa cercano in rapporti di questo tipo?

Cercano sollievo, cercano salvezza, qualcuno che guarisca le proprie ferite. La madre non sa come affrontare il disturbo alimentare della figlia e così si rivolge a una setta. Milena cerca, invece, di fare i conti con una voragine e si affida alla relazione con Emanuele, nella speranza che lui possa colmare quel vuoto. Nessuno può colmare quel vuoto, però, possiamo riempirlo solo noi.

La violenza psicologica è invisibile, non lascia tracce tangibili: come possiamo raccontarla?

Sembra inafferrabile, per questo spesso è difficile da identificare. Ma esiste e si manifesta attraverso il linguaggio, che è la macchina della verità e può portare allo scoperto la natura delle nostre relazioni. È stato illuminante leggere Lo stile dell’abuso di Raffaella Scarpa. Lei è una linguista e ha seguito per vent’anni coppie con vissuti di violenza domestica. Ha analizzato il linguaggio e la comunicazione tra queste persone, smascherando alcuni modelli linguistici ricorrenti.

Lo stile dell'abuso. Violenza domestica e linguaggio - Raffaella Scarpa - Libro - Treccani - Visioni | IBS

Per esempio?

La violenza psicologica si riconosce spesso a partire dal love bombing e dal gaslighting. Sembrano fenomeni impalpabili, ma in realtà esistono. Sono anche queste piccole verità che dobbiamo imparare a riconoscere.

Anche la violenza psicologica ha effetti sul corpo?

Sì, molti studi evidenziano che le persone con trascorsi di dipendenza affettiva hanno gli stessi sintomi delle persone che soffrono di disturbo post traumatico da stress. Non sono lividi, ma sono manifestazioni altrettanto concrete. Dobbiamo imparare a riconoscerle. 

La verità che ci riguarda Adorazione raccontano vite di persone che amano male. Cosa possiamo fare per amare bene?

Dobbiamo spostare il focus: non chiederci cosa possiamo fare per l’altro, ma chiederci cosa possiamo fare per noi stessi. Tutto ciò che è irrisolto in noi sarà motivo di conflitto nella relazione. Ciò non significa che non dobbiamo più avere ferite, ma significa che dobbiamo avere consapevolezza e amor proprio. Ciò ha a che fare anche con il perdono, dobbiamo perdonarci. Solo così possiamo smetterla di succhiare dagli altri amore e approvazione. 

Adorazione - Alice Urciuolo - Libro - 66thand2nd - Bookclub | IBS

Tutto ciò che scrivi ha il pregio di rinnovare le rappresentazioni e l’immaginario. Cosa può fare la scrittura per cambiare la percezione comune?

Può fare tantissimo. Molto spesso la rappresentazione delle minoranze è legata al pietismo e al vittimismo, alla facile drammatizzazione. Invece, bisognerebbe rendere più famigliari queste storie raccontando anche altri aspetti. Anche rinunciando un po’ al portato tragico e drammatico, che a volte è respingente.

Questo Prisma lo fa molto bene.

Carola è una personaggia con disabilità, ma la disabilità non è il perno della sua story-line. Andrea, che prende consapevolezza della sua identità di genere, vive un momento complesso, sì, ma senza tragedia. La sua storia è ispirata alle poesie di Giovanna Cristina Vivinetto.

Cos'è “Transparent” - Il Post

Quali altri prodotti fanno qualcosa di simile?

Tutto ciò che porta la firma di Joey Soloway, soprattutto Transparent.

Capolavoro. 

Ha sancito il mio innamoramento per la serialità.

 

 

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