“L’occidente vuole importare in Ghana il disturbo mentale dell’omosessualità”: il parlamentare Sam George difende la legge anti-LGBTQIA+

Il parlamento ghanese mantiene ferma la sua posizione sul disegno di legge nonostante le pressioni internazionali, spacciandolo come una questione di "identità nazionale".

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Nei mesi a venire, la comunità LGBTQIA+ del Ghana attende con apprensione l’esito dell’iter legislativo relativo alla la Human Sexual Rights and Family Values Bill, severa legge omobitransfobica che mira a rafforzare le sanzioni contro l’omosessualità e la promozione dei diritti civili, già passata in parlamento.

>> QUI LA NOSTRA INTERVISTA A UN ATTIVISTA LGBTQIA+ GHANESE 

La legge, attualmente in sospeso, attende la decisione del presidente Nana Akufo-Addo, che potrebbe sia approvarla che respingerla.

Durante questo periodo di stallo, il parlamento ghanese mantiene ferma la sua posizione nonostante le pressioni internazionali, in particolare da parte degli Stati Uniti, i quali hanno minacciato di congelare gli aiuti internazionali al Ghana se la legge dovesse entrare in vigore.

Recentemente, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha rinnovato le critiche verso questa iniziativa legislativa, denunciandola come una minaccia per la democrazia e la salute pubblica del Ghana, oltre che potenzialmente dannosa per le relazioni internazionali del paese, inclusi gli aspetti economici.

Non si è fatta attendere la reazione del parlamentare ghanese Sam George, che ancora una volta ha scelto di sfruttare il baluardo della sovranità nazionale come leva per la repressione delle identità LGBTQIA+.

“Il Ghana non è il 51esimo stato degli Stati Uniti. Il Ghana è uno stato sovrano di per sé.  Mi aspetterei che Matthew Miller rispetti i principi della democrazia”.

Appellandosi alla lotta al presunto “imperialismo culturale” dell’occidente che vorrebbe importare in Ghana il disturbo mentale dell’omosessualità“, George ha rivolto parole durissime agli USA, ed ha aggiunto di non essere per nulla preoccupato delle possibili conseguenze economiche dell’approvazione della legge – che potrebbero essere simili a quelle subite dall’Uganda quando quest’ultima promulgò la sua legge anti-gay.

Nel 2023, la Banca Mondiale aveva infatti sospeso ogni nuovo finanziamento all’Uganda, costringendo il paese a rivolgersi alla Cina per ottenere fondi. Contemporaneamente, l’amministrazione Biden ha escluso ufficialmente l’Uganda da un importante accordo commerciale africano l’anno scorso, sempre in risposta alla legislazione anti-gay.

Ma, secondo George, è l’occidente a dover temere l’interruzione degli accordi commerciali con l’Africa – ed i conseguenti profitti persi.

“Mi aspetto che i leader del nostro Paese… stiano al passo e dicano al popolo americano: o fate affari con noi alle nostre condizioni oppure potete andarvene” ha commentato. «Le imprese americane che operano in Ghana non sono in Ghana a causa della comunità LGBTQ. Sono in Ghana perché realizzano profitti. Non siamo burattini e tirapiedi dell’Occidente”.

Poi, l’affondo all’ipocrisia degli Stati Uniti, che effettivamente continua a fare affari col Qatar nonostante le pesantissime e repressive leggi omobitransfobiche in vigore anche qui.

“Il Qatar ha speso 22 miliardi di dollari per ospitare la Coppa del Mondo nel 2022. Diciotto miliardi di questi 22 miliardi sono andati alle imprese americane e occidentali. Il Qatar acquista ogni anno dall’America attrezzature militari per un miliardo di dollari”.

Tra le ragioni avanzate dal parlamento ghanese nel difendere la Human Sexual Rights and Family Values Bill, George prende in causa l’identità nazionale, accusando l’occidente di aver perduto i propri valori fondanti aprendo ai “disturbi mentali” LGBTQIA+ che oggi vuole esportare anche nei paesi africani.

“Ricordiamo che le persone che perdono la propria identità hanno perso la propria nazione. Le comunità e le società europee e americane hanno fallito perché hanno ridefinito la famiglia. Hanno perso il senso di cosa significhi essere una famiglia. La nostra identità di ghanesi è una questione fondamentale per noi” ha detto. “Ed è per questo che abbiamo promosso questo disegno di legge”.

Per poi lasciarsi andare a un delirante discorso economico, secondo il quale l’omosessualità e il transgenderismo porterebbero a un ingente dispendio di soldi per le casse del paese, tra cure per l’HIV e il costo dei suicidi delle persone LGBTQIA+.

“Nel 2021, la Ghana AIDS Commission ha speso 200 milioni di dollari per acquistare farmaci antiretrovirali per curare l’HIV/AIDS per le persone che hanno scelto di fare sesso con uomini… Sapete quanti edifici scolastici nella mia circoscrizione elettorale avrebbero costruito 200 milioni di dollari, o come quanti posti letto d’ospedale si sarebbero creati?

E quindi quando qualcuno dice che non è un problema urgente, è perché non capisce il pieno effetto dell’omosessualità sulla società. Andate a controllare il sistema americano e vedete quante persone si suicidano a causa dell’effetto dell’omosessualità (…) Il CDC afferma che gli omosessuali hanno il 400% in più di probabilità di suicidarsi”.

Se i parlamentari ghanesi passassero meno tempo a cercare soluzioni improbabili a tali problemi, probabilmente realizzerebbero che la promozione e la tutela dei diritti LGBTQIA+ contribuiscono statisticamente in larga misura alla lotta all’HIV, nonché alla prevenzione dei suicidi tra le minoranze sessuali.

Ma, per ora, sembrano molto più interessati ad esercitare un controllo sempre più maggiore sui mezzi di informazione – tra cui anche le piattaforme social.

George ha infatti chiarito che il disegno di legge anti-sodomia del Ghana prevede sanzioni più severe per chi sostiene il comportamento LGBTQ che per l’atto di sodomia in sé, prendendo anche di mira “tutte le piattaforme tecnologiche e mediatiche” che potrebbero promuovere tale comportamento.

“Non puoi usare piattaforme tecnologiche e mediatiche per diffondere cose che sono illegali in Ghana… non puoi essere un influencer dei social media e creare contenuti contrari alla legge del paese. In effetti, se guardi il nostro disegno di legge… la punizione per il patrocinio è più alta della punizione per l’atto stesso, perché vogliamo proteggere l’innocenza dei nostri figli”.

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