In Ghana il controverso disegno di legge finalizzato a imporre restrizioni più severe sui diritti della comunità LGBTQIA+ nel paese africano è sempre più vicino all’approvazione – dopo aver superato mercoledì un’altra tappa dell’iter legislativo verso l’ok definitivo in parlamento.
La sua approvazione richiederà tuttavia non solo il consenso parlamentare, ma anche la ratifica del Presidente Nana Akufo-Addo, il quale finora non ha esplicitato la propria posizione a riguardo.
I sostenitori della proposta sono comunque determinati a conseguire l’approvazione del testo entro marzo, potendo contare sull’appoggio di una vasta coalizione che comprende leader ultraconservatori facenti parte della maggioranza di governo, figure di spicco delle comunità cristiane e musulmane, e altre influenti personalità dell’establishment ghanese.
Tra i punti principali della proposta, la penalizzazione con fino a 10 anni di carcere di qualsiasi forma di promozione dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e di altre identità non conformi al paradigma ciseteronormativo che il Ghana intende consolidare – insieme a molti altri stati africani.
Attualmente, in Ghana – uno dei paesi partecipanti al vertice Italia-Africa che, ricordiamo, ha visto il nostro paese ospitare con gran garbo capi di 23 stati che criminalizzano le identità queer – i rapporti omosessuali sono già sanzionati con pene detentive che possono arrivare fino a tre anni di carcere.
Tuttavia, secondo le nuove disposizioni previste dal disegno di legge in discussione, la pena potrebbe essere incrementata fino a cinque anni – un aspetto che il deputato di maggioranza Alexander Afenyo-Markin ha tentato di emendare senza successo proprio mercoledì.
Afenyo-Markin, che nelle scorse settimane aveva espresso dure critiche verso il disegno di legge anti-LGBTQIA+ insieme al cardinale Peter Tukson, aveva argomentato che l’introduzione di pene carcerarie per reati legati all’identità LGBTQIA+ sarebbe controproducente.
Secondo il deputato, punire con il carcere comportamenti o espressioni legate all’omosessualità e alla sua promozione non farebbe altro che allontanare la legislazione dagli obiettivi di riabilitazione e integrazione delle identità non conformi.
La situazione dei diritti LGBTQIA+ in Ghana
Proprio come accade in diversi altri paesi africani, la comunità LGBTQIA+ ghanese si trova ad affrontare una quotidianità segnata da discriminazione, stigma e, spesso, violenza, il tutto radicato in una cornice legislativa che penalizza le identità e gli orientamenti sessuali giudicati non conformi.
Anche l’ambiente socio-culturale è fortemente permeato dalle retoriche ultraconservatrici e integraliste religiose che, in larga misura, respingono le identità LGBTQIA+.
Negli ultimi anni, l’ondata di omobitransfobia che ha travolto il continente africano è arrivata anche qui, portando il governo ghanese a proporre uno dei disegni di legge più discriminatori al mondo.
La comunità internazionale ha più volte espresso preoccupazioni riguardo alla situazione, sollecitando il governo a rivedere le proprie posizioni per garantire la protezione dei diritti umani di tutti i cittadini, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere.
Pressioni che, tuttavia, si scontrano spesso con una forte spinta sovranista – i diritti LGBTQIA+ sono visti come un mero vezzo occidentale e l’ennesimo strumento di oppressione da parte di Europa e Stati Uniti – e il desiderio di preservare le norme culturali tradizionali.
Quello del Ghana non è infatti un caso isolato: altri stati, come l’Uganda, il Burundi, il Kenya e la Nigeria – ma non solo – stanno attivamente lavorando per soffocare qualsiasi forma di dissenso da parte della comunità LGBTQIA+ locale verso l’inasprimento delle leggi che la criminalizzano.
Episodi di violenza e oppressione sono ormai all’ordine del giorno: l* attivist* vengono accoltellati per strada in pieno giorno, mentre gli stessi capi di stato inneggiano alla lapidazione verso gli omosessuali e l’Uganda emette la prima condanna a morte per omosessualità aggravata.
Un panorama preoccupante, dipinto nel dettaglio dall’ultimo report di Amnesty International che – senza mezzi termini – annuncia che la comunità queer africana si sta inesorabilmente avviando verso l’estinzione.
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Una petizione è stata avvita già da tempo da All Out (che qui ha raccolto alcune testimonianze) per fermare l’approvazione del disegno di legge anti-LGBTIAQ+ in Ghana. “L’approvazione della legge anti-LGBT+ in Ghana è davvero un giorno buio – spiega Linda Njiru, Responsabile delle campagne per l’Africa di All Out – si tratta di una grande battuta d’arresto per il perseguimento dell’uguaglianza e dei diritti umani nel continente. Con l’escalation di violenze e attacchi contro le persone LGBT+ in seguito all’approvazione di una legge simile in Uganda, la comunità LGBT+ del Ghana è sempre più in pericolo. Siamo solidali con gli attivisti e i membri della comunità ghanese che stanno vivendo il loro peggior incubo. La lotta per l’uguaglianza continua, non solo in Ghana ma in tutta l’Africa. Come comunità globale, dobbiamo opporci collettivamente a questa legislazione e continuare a impegnarci a sostenere i ghanesi LGBT+. Così facendo, potremmo salvare delle vite”.
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