Bulgaria come Russia e Ungheria, approvata legge contro la “propaganda gay”

Vietato qualsiasi programma di educazione affettiva riguardante gli “orientamenti sessuali non tradizionali” e le “identità di genere diverse dal sesso biologico” nelle scuole.

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Manifestazione filorussa a Sofia - Fonte: Bulgaria ON AIR
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Con un tasso di tutela per la comunità LGBTQIA+ del 23,9%, la Bulgaria si posiziona appena tre gradini sotto l’Italia nella classifica dei paesi UE stilata da ILGA Europe.

Un terreno fertile per l’introduzione di nuove e più rigide normative volte a limitare i diritti delle minoranze sessuali, come dimostra l’approvazione di una recente legge contro la “propaganda gay”, simile a quelle implementate in Russia, Ungheria e Georgia.

Passata il 7 agosto con una schiacciante maggioranza di 159 voti favorevoli e 22 contrari, la normativa, proposta dal partito filo-Russo e di estrema destra Vazrazhdane, vieterà qualsiasi tipo di programma di educazione affettiva riguardante “orientamenti sessuali non tradizionali” o “identità di genere diverse dal sesso biologico” nelle scuole, sfruttando l’atteggiamento tradizionalista e conservatore radicato nella popolazione.

Il paese, entrato in UE insieme alla Romania nel 2007, dopo la più grande fase di allargamento della storia dell’UE compiutasi nel 2004 per integrare molti stati dell’est Europa, non ha infatti mai abbandonato alcune delle sue posizioni socialmente retrograde nonostante le continue pressioni internazionali. 

Mentre le proteste imperversano nella capitale, gli analisti osservano un peggioramento della situazione nel blocco orientale europeo, sempre più propenso a schierarsi con la Russia di Putin piuttosto che con l’Europa dei diritti.

Atteggiamento che potrebbe trovare il suo razionale in un’ipotizzata macchina propagandistica del Cremlino, che sfrutterebbe i social per rafforzare le proprie retoriche discriminatorie e influenzare subdolamente l’opinione pubblica dei paesi più esposti e vulnerabili alle sue influenze.

Ma in Bulgaria, proprio come in Italia, la discriminazione trova le sue radici prima di tutto nella violenza istituzionale. Dopo tre anni e mezzo di severa instabilità politica – in questo lasso di tempo si sono tenute già ben 7 elezioni parlamentari – molti esponenti della destra populista stanno infatti sfruttando la questione LGBTQIA+ nelle proprie campagne elettorali per guadagnare consensi.

Una problematica grave e pervasiva che spinge molti giovani ad emigrare verso paesi più tolleranti: secondo il più recente report dell’Institute for Market Economics di Sofia, sono infatti proprio la discriminazione verso le minoranze LGBTQIA+, gli stranieri e i disabili, insieme a una mentalità retrograda sulle questioni di genere alcuni tra i fattori più determinanti nel lento, ma costante spopolamento della Bulgaria. 

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