La vision di Thomas Jolly per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi includeva una performance artistica, ispirata ai miti greci, volta a denunciare l’assurdità della violenza tra esseri umani e nel contempo dare visibilità a una comunità LGBTQIA+ oggi sotto l’assedio globale dei movimenti ultraconservatori nati dall’ultradestra dei vari Donald Trump, Giorgia Meloni e Viktor Orban.
Ironia della sorte, oggi è lui stesso il bersaglio principale di quella violenza.
Il direttore artistico dell’elaborato show di apertura di Parigi 2024 si è infatti recato martedì in stazione di polizia per formalizzare una denuncia contro ignoti, quattro giorni dopo la cerimonia, lamentando “minacce di morte legate all’origine etnica e all’orientamento sessuale della vittima, insulti pubblici per gli stessi motivi e diffamazione“.
Le autorità hanno spiegato in un comunicato che Jolly è finito nel mirino dei troll da social network: dopo aver commentato sul suo orientamento sessuale e sulle sue presunte origini israeliane – dettaglio smentito dalla vittima – diversi utenti social gli hanno poi rivolto vere e proprie minacce.
L’accusa – secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano – è quella di “cyberharcélement”, ossia accanite molestie informatiche. Da qui, l’apertura di un’inchiesta da parte delle autorità francesi il 31 luglio, gestita dal Polo nazionale per la lotta contro l’odio online (PNLH) e dall’Ufficio centrale per la lotta contro i crimini contro l’umanità e i crimini d’odio (OCLCH).
Gran parte dei messaggi, intrisi di contenuti razzisti e antisemiti, sono stati redatti in inglese e, seppure l’indagine sia oggi alle sue fasi iniziali, i servizi di intelligence francesi esplorano addirittura una possibile connessione con la Russia, considerando plausibile l’ipotesi di tentativi di destabilizzazione.
La teoria trova fondamento in episodi come il fermo di un russo, presumibilmente affiliato all’FSB, il 21 luglio, dopo che si era vantato di poter “rovinare” la cerimonia di apertura dei Giochi, implicando anche atti di sabotaggio contro le linee ferroviarie ad alta velocità e le reti di fibra ottica.
La denuncia di Jolly arriva in seguito alla controversa cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi, fulcro di un’ondata di indignazione tra commenti furiosi da parte anche dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e della destra nostrana, a causa di una scena con drag queen e altri artisti.
Nonostante Jolly abbia dichiarato più volte di non essersi ispirato a “L’Ultima Cena”, i critici hanno interpretato una parte dello spettacolo come una parodia dissacrante del famoso dipinto di Leonardo Da Vinci raffigurante Gesù Cristo e i suoi apostoli, scatenando le ire dell’ultradestra populista globale che ha subito gridato al satanismo e sguinzagliato i peggiori leoni da tastiera contro Jolly.
Sì, perché nell’era dei social network, alimentare la polemica è facilissimo. L’odio online ha prima raggiunto Barbara Butch, rinomata DJ e icona LGBTQIA+ francese, nonché performer alla cerimonia di apertura. Anche lei ha presentato una denuncia per abusi e molestie online, su cui la polizia sta attualmente indagando.
Altro bersaglio di minacce di morte è, in queste ore, la pugile intersessuale Imane Khelif, al centro della polemica più accesa delle Olimpiadi finora.
La partecipazione alle Olimpiadi di Khelif, che presenta una varianza delle caratteristiche sessuali a cui è imputabile un livello di testosterone superiore alla media senza alcun vantaggio comprovabile sulle avversarie, è negli scorsi giorni finita al centro di una polemica scatenata nientemeno che da Matteo Salvini – hater di professione, ministro nel tempo libero.
L’odio nei confronti dell’atleta è infatti aumentato a dismisura immediatamente dopo il match con l’azzurra Angela Carini, ritiratasi dall’incontro dopo meno di un minuto e accolta come vittima dalla stessa ultradestra fautrice della polemica. Oggi, anche Khelif ha scelto di sporgere denuncia.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.