Oltre uno studente su due. E se si considerano le studentesse, la percentuale sale al 71%. Questi i primi dati dell’indagine che ha chiesto agli studenti quale argomento gli piacerebbe fosse trattato a scuola. La risposta: il rispetto di genere e verso le minoranze. Tra le minoranze più segnalate, gli studenti hanno inserito quelle religiose, etniche e per l’orientamento sessuale. Lo ha deciso il 60% degli intervistati. Un po’ più sotto, l’educazione sessuale, che si guadagna il secondo posto con il 45% dei maschi e il 51% delle femmine.
Queste rilevazioni sono state ottenute grazie all’indagine denominata “La scuola vista dagli adolescenti“, realizzata su 780 studenti delle scuole di Milano, da Laboratorio Adolescenza e Canale Scuola di Corriere.it. Laboratorio Adolescenza con la partecipazione di Ricerca IARD analizzano anche periodicamente lo stile di vita degli adolescenti su scala nazionale. I dati sono interessanti: l’80% dei giovani che hanno risposto alle domande del centro, pensano che la scuola sia il posto migliore per parlare di educazione sessuale, perché visto come luogo dove avere una formazione adeguata e completa.
Ma l’educazione sessuale sembra essere un tabù
Sessualità e genitori non vanno d’accordo. Non siamo in Polonia, dove l’educazione sessuale è considerata reato. Ma se non è la legge dello Stato, sono i genitori, di quegli stessi studenti che vogliono parlare dell’argomento. Un tabù che porta i giovani a documentarsi altrove, il più delle volte ricorrendo alla pornografia, che mostra solo il “lato positivo” del rapporto sessuale. E non di malattie sessualmente trasmissibili, HIV e AIDS, protezioni e rischi di gravidanze indesiderate.
Così, con i genitori che si oppongono da una parte, associazioni contrarie poiché temono che si parli anche di coppie omosessuali e gender dall’altra, gli studenti sono quelli che ci rimettono, rimanendo ignoranti su un tema tanto delicato quanto importante.
Ma non è finita qui: perché (alla faccia del gender), al terzo posto dell’indagine gli studenti vorrebbero trattare anche di Costituzione, di diritti civili e di attualità. Questi temi sono ancora più complicati, spiega Rocco Cafarelli, Dirigente di un istituto che ha partecipato alla ricerca e che ha dato la sua opinione al Corriere:
Se parlare di educazione sessuale nella scuola è complicato, parlare di attualità è impossibile. Come farlo evitando ogni riferimento politico? E mai come in questo periodo, in cui vengono contestati dalle famiglie anche i testi di storia, per quanto si possa essere oggettivi non sarebbe mai sufficiente per evitare polemiche di ogni tipo.
Scendendo la lista, si trovano poi la prevenzione alla dipende di alcol, droghe e fumo (28%), e il cyberbullismo (16%) e il tema dei cambiamenti climatici. Tutti punti per i quali non c’è né il tempo né la preparazione giusta per essere affrontati in modo completo. In questa indagine, è bene sottolineare, non si parla di semplici incontri di un’ora alla settimana in aula magna, bensì di una materia come può essere matematica e storia.
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