Laureata in giurisprudenza, emblema del calcio femminile italiano, Carolina Morace è stata candidata dal Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Centro in vista delle elezioni europee di giugno. Nata a Venezia, ex calciatrice, poi allenatrice e commentatrice televisiva, Morace è diventata allenatrice dopo aver abbandonato il calcio giocato, diventando la prima donna alla guida di una squadra professionistica maschile. Ex commissario tecnico della Nazionale di calcio femminile dell’Italia, del Canada e di Trinidad e Tobago, Morace è sposata con l’ex calciatrice australiana Nicola Jane Williams, con la quale ha celebrato il matrimonio due volte: la prima a Bristol, sul piroscafo SS Great Britain, e la seconda in Australia.
In vista delle imminenti elezioni europee, come fatto con la candidata Pd Monica Romano, l’abbiamo intervistata.
Partiamo dalle sue origini sportive. Il calcio femminile è finalmente diventato professionistico nel 2022, con spalti pieni e squadre nazionali sempre più competitive a livello internazionale. Un altro mondo, rispetto a quegli anni ’90 che l’hanno vista protagonista assoluta. Può raccontarci com’era il calcio femminile all’epoca, e come si è evoluto fino ai giorni nostri.
“Si è evoluto tantissimo, dai miei tempi ad oggi. Si è evoluto soprattutto per la professionalità che è entrata. Con il professionismo uno pensa subito al corrispettivo economico, sì c’è un corrispettivo ma tutto quello che hai attorno è di una qualità e di un livello superiore rispetto quello dilettantistico. Il punto di svolta è stato l’ingresso dei club professionistici maschili con squadre femminili. Nel momento in cui sono entrati si sono risolti tanti problemi, dai campi di allenamento dove arrivavi sempre ultima dopo qualsiasi altra squadra maschile, anche di terza categoria. Si è strutturato il calcio femminile, ci sono 5 allenamenti a settimana ora. Ma c’è da dire una cosa, non è vero che gli spalti sono sempre pieni. Ho visto Roma-Barcellona di Champions League ed è stata una cosa fantastica, perché c’erano 45.000 persone a vedere una partita di calcio femminile. Alla mia epoca con una squadra di club non ci sarebbero mai stati questi numeri, ma i numeri sono gli stessi della mia epoca quando gioca la nazionale italiana. Bisognerebbe lavorare sull’aspetto pubblicitario, quando gioca la nazionale maschile non c’è bisogno di alcun tipo di promozione perché è su tutti i giornali, mentre il calcio femminile va maggiormente promosso“.
Nel 2020 lei ha fatto coming out, dopo aver sposato l’ex calciatrice australiana Nicola Jane Williams. Ha rimorsi per non averlo fatto prima e perché a un certo punto ha deciso di renderlo pubblico?
“Perché Nicole mi ha fatto vedere tantissime cose a cui io ero abituata e che non andavano bene. Spesso il linguaggio di noi italiani è un linguaggio poco moderno, rimasto al passato. Espressioni offensive ancora presenti nel nostro lessico quotidiano, nel resto del mondo non esistono più da tempo. Il linguaggio è importante, io non sono una persona razzista, anzi, ma nel linguaggio evidentemente lo ero. Quando vedevo le partite con lei magari mi capitava di dire “guarda che brava quella ragazza nera, tecnicamente, è veloce”. Lei non mi diceva niente, ma quando era lei a commentare una calciatrice precisava “tutto, purché il colore della pelle”. Piccole cose che mi hanno fatto sentire un po’ a disagio, un po’ indietro, anche perché sono talmente logiche ma a noi non ce l’ha mai insegnate nessuno e continuano a non insegnarcelo. Poi è arrivato il coming out, con l’uscita del mio libro. Noi ci siamo conosciute ad agosto e abbiamo fatto il primo Natale in famiglia pochi mesi dopo. A casa mia con i miei genitori, a Venezia. Fino ad allora avevo sempre fatto Natale in casa da sola, facendo anche la parte della sfigata, sempre senza nessuno. Per lei è stato invece naturale dirmi, ma da subito, “passiamo il Natale a Venezia con i tuoi genitori che sono anziani”. E ne abbiamo passati 10 insieme a loro, perché mia mamma è morta a 99 anni. Ma anche quando ero a cena con le amiche, lei ci diceva: “Ma se siete voi le prime a considerare il vostro amore un amore di serie B, come potete pensare che le persone possano accettarvi, che i vostri genitori possano accettarvi?”. Ci raccontava il suo coming out in famiglia, come anche sua mamma reagì con qualche problema, per poi parlarne a lavoro con colleghe, parenti, e alla fine si rese conto che c’erano tante persone LGBTQIA+ attorno a lei. In Australia è tutto più inclusivo. A noi piace essere trogloditi. Questa è la realtà dell’italiano medio. Non citiamo chi da mesi si vanta di essere un troglodita, di essere rimasto a 30 anni fa, di non rispettare le persone. A lui sta bene, ma sta bene a tanti italiani“.
Nel calcio femminile, a differenza di quello maschile, l’omosessualità pubblica fa molto meno rumore. Ci sono decine di calciatrici lesbiche e bisessuali dichiarate. L’impressione è che sia più semplice per una calciatrice, rispetto ad un calciatore. Perché?
“È così anche nella vita di tutti i giorni, l’omosessualità femminile viene vista in maniera più leggera, gli uomini sono più vittime di odio. Nel calcio femminile c’è una maggiore cultura, e questo aiuta, perché ti fa interrogare su te stessa, sulla tua vita, sul benessere psicofisico. Nel calcio maschile c’è il timore dell’ipotesi un intero stadio che possa inveirti contro. Ma ho letto che il 17 maggio alcuni calciatori faranno un coming out di massa in Bundesliga. Se dovesse avvenire sarebbe un passo molto importante, sarebbe un passo verso la normalizzazione delle nostre storie“.
Lei è mai stata vittima di omofobia, tra calcio e privato?
“No, mai. Avevo qualche timore dopo aver scritto il libro, di ricevere insulti sui social. Ma non è mai successo. Anzi, quando pubblico foto con Nicola, che è sempre molto restia, ci sono solo ed esclusivamente complimenti. Solo commenti positivi. Certo, lei è molto bella quindi forse è questo che aiuta“.
Il Governo Meloni ha dichiarato guerra alle famiglie arcobaleno, tanto nei confronti dei papà quanto delle mamme che hanno avuto figli tramite procreazione medicalmente assistita, con annessa legge che vorrebbe definire “reato universale” la Gestazione per Altri. In quanto donna dichiaratamente queer, lei è favorevole o contraria?
“Assolutamente favorevole alla libertà di scelta. Qui si tratta di capire chi sono io per giudicare le scelte di altre persone e altre donne, che decidono di mettere al mondo un bambino per una famiglia che non è in grado di farlo. È una scelta di amore incredibile, fare una cosa del genere. In una democrazia moderna le donne dovrebbero essere in grado di poter scegliere cosa fare del proprio corpo, se procreare o non procreare. Il Movimento 5 Stelle con Castellone, Patuanelli e Maiorino ha presentato un disegno di legge relativo alla regolamentazione della GPA in Italia. Mi chiedo come farà Meloni ad andare contro la carta dei diritti dell’Unione Europea, perché è scritta nero su bianco la lotta alla discriminazione nei confronti di qualsiasi persona. Anche il discorso relativo alla genitorialità relativa a coppie dello stesso sesso, se stabilita in uno stato membro dovrebbe essere automaticamente riconosciuta in tutti gli stati membri. Su questo l’Unione Europea deve essere più forte, sui diritti civili ci sono troppe Europe, troppe tendenze. Quella di Olanda e Belgio, che sono Paesi molto aperti, ma anche quella di Ungheria e Bulgaria, con l’Italia nel mezzo. Ci vorrebbe un salto di qualità, bisogna accelerare la questione dei diritti civili con riconoscimento in tutti i Paesi, perché in caso contrario ci sarà sempre discriminazione“.
Ci vorrebbe un maggiore lavoro di squadra a livello europeo.
“Assolutamente, ma si farà. Questi sono tutti tentativi di parlare all’elettorato più anziano e retrogrado. Ma adesso l’Italia sta cambiando e la politica deve essere al passo con i tempi”.
In ambito sportivo si parla sempre più delle atlete trans, con il CIO che se n’è lavato le mani scaricando ogni responsabilità sulle varie Federazioni nazionali. Da ex calciatrice, allenatrice e commentatrice, che idea si è fatta?
“È un argomento delicatissimo, anche perché non ci sono studi scientifici appropriati e definitivi sull’argomento. Qui bisogna trovare un compromesso tra l’equità della competizione sportiva e l’inclusione. A livello amatoriale, io non metterei paletti. A livello professionistico, laddove le donne trans hanno fatto questo percorso da adulte diventa un problema. Passata la pubertà non è soltanto un problema di testosterone. Tu hai un ampliamento della capacità polmonare, della capacità cardiocircolatoria, un ingrandimento delle ossa. Negli sport di squadra questo può incidere fino ad un certo punto, ma negli sport individuali e di contatto? Se c’è questo squilibrio sarà il caso di fare delle cose ad hoc?“.
Ovvero delle categorie sportive solo per persone trans?
“Ma sarebbe sbagliata anche la categoria ad hoc, perché discriminatoria. Però sarebbe anche discriminatorio far gareggiare atlete trans con atlete cisgender. Mi affido agli studi scientifici esistenti, il CIO ha dato indicazioni sul fatto che il percorso debba essere stato iniziato prima dei 12 anni, cosa che di fatto lo rende quasi un divieto, ma obiettivamente evita il periodo della pubertà. È difficilissimo trovare un punto d’incontro, ripeto bisognerebbe trovare un compromesso tra l’equità della competizione sportiva e l’inclusione, se si parla di professionismo“.
Negli ultimi anni si è avvicinata al Movimento 5 Stelle, con Giuseppe Conte che ha poi annunciato la sua candidatura alle europee come capolista nella circoscrizione Centro. Qual è il punto di contatto tra lei e il Movimento?
“Il Movimento 5 Stelle è uno dei pochi partiti progressisti rimasti. Il Movimento ha messo l’individuo al centro della politica, tutto ruota attorno a questo. Oggi la politica viene vista come distante dalla maggior parte dei cittadini, c’è tantissimo astensionismo. Molti italiani trovano nel Movimento l’unica speranza, l’unico partito che mette la persona al centro. Il fatto che siamo gli unici ad essere contro l’invio delle armi in Ucraina mi fa pensare che la mia scelta sia stata giusta. In campagna elettorale sono tutti per la pace, ma il Movimento è stato l’unico ad essere contrario all’invio delle armi in Ucraina“.
Per quanto il discorso relativo all’invio delle armi in Ucraina sia più articolato, perché senza quelle armi l’Ucraina non avrebbe potuto difendersi dalla Russia.
“È ovvio, la Russia ha invaso l’Ucraina ma non si è svegliata un giorno e ha deciso di invaderla. Ci sono state dei movimenti precedenti che hanno portato a questo. L’Unione Europea dovrebbe provare a prevenire, negoziare, sostenere la diplomazia, per fare in modo che ci sia la pace in Europa. La guerra è troppo vicina e ce ne sono troppe. Si sta normalizzando l’idea della guerra. L’invio delle armi rende partecipi tutti noi del massacro che sta succedendo. Poi è chiaro che condanniamo tutti la Russia, che è il Paese aggressore, ma come quello che sta avvenendo tra Israele e Gaza. Perché Putin è il criminale di guerra, e Benjamin Netanyahu no? Non si capisce, che cosa cambia?”.
Prima di entrare nel Movimento, c’è stato qualche altro partito che ti ha corteggiata?
“Sono stata iscritta anche a Possibile di Giuseppe Civati, altro partito progressista che se vai a vedere il programma è spesso affine a quello del Movimento. Nel 2006 un esponente di Forza Italia attuale mi avvicinò, proponendomi la candidatura. La mia risposta fu che da donna non potevo di certo rappresentare il partito di Silvio Berlusconi, quando per 20 anni Berlusconi ha fatto sì che le donne sapessero bene che se vendevi il tuo corpo potevi diventare anche ministra della Repubblica. Un ventennio in cui la considerazione della donna è precipitata“.
Una volta europarlamentare, quali saranno le principali battaglie che sosterrà a Bruxelles. Il suo programma politico in pochi punti.
“Lo slogan in cui mi riconosco di più è “più diritti e meno armi”. Il tema della pace è prioritario. Come ha detto il presidente Conte saremo costruttori di Pace a Bruxelles. Il tema della parità salariale, il divario retributivo è un male della nostra società. Bisognerebbe scoraggiare il lavoro part-time involontario che colpisce soprattutto le giovani donne. E poi il mondo dello sport, sia sul fronte salariale sia sul benessere psicofisico, ad oggi lo sport non è tema principale della comunità europea ma credo che tutti i benefici che porta lo sport, vedi l’inclusione, il rispetto delle regole, la pace, dovrebbero essere considerati molto di più dall’UE. Attraverso lo sport si possono mandare tantissimi messaggi e risolvere tanti problemi. Diritti civili, sport, pace e parità salariale sono al centro della mia agenda, ma questo non toglie il fatto che io sia pronta a studiare tanti altri argomenti. Sono sempre stata una persona quadrata, molto seria, che cerca di fare tutto al meglio. Trovo sia fondamentale ascoltare i cittadini e portare le loro istanze in Europa. Ci sono ancora tante cose che non sfruttiamo della comunità europea e tante istanze che non ascoltiamo per migliorarla. E poi posso dire una cosa? Ora che sono dentro al Movimento 5 Stelle, mi sento proprio a casa mia. Ed è una cosa bellissima, perché per nulla scontata. Condividiamo dei valori, le battaglie del Movimento sono sempre state vicine agli ultimi, vedi il reddito di cittadinanza. Io sono da sempre abituata al lavoro di squadra, per me avere una squadra alle spalle è fondamentale. Non sono una tuttologa, ho bisogno di imparare e di studiare, cosa che sono abituata a fare in quanto avvocato, ma personalità e carattere ci sono, da sempre”.
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