34enne scrittrice nonché autrice del libro “E se restassi”, Francesca Brancati è finita al centro di un servizio televisivo apparso sulla RSI, televisione pubblica Svizzera, incentrato sull’omofobia e le bufale del web.
Nel 2017, infatti, un’immagine di Francesca insieme alla sua ex fidanzata accompagna un articolo on line in cui si parla di una coppia di mamme che ha ammazzato di botte il figlio di 4 anni perché il bimbo si era rifiutato di chiamarle papà. Peccato che questa atroce storia sia avvenuta in Sud Africa nel 2006, con Francesca e la sua ex che non c’entravano assolutamente nulla. Ma è la loro foto di coppia ad abbracciare l’articolo. “Mi chiedo sempre se la cosa fosse accaduta a qualcuno più giovane, questa cosa l’avrebbe ammazzato. Leggendo i vari commenti, non ti dico cosa venne fuori“, ricorda ora la scrittrice. Il post venne rimosso, ma ancora oggi per molti Francesca è un’assassina. L’articolo fu pubblicato sul sito Il Giornale News, oggi scomparso, storica fucina di bufale.
Del caso se ne occupò anche Le Iene, ma la cosa incredibile è che chi scrisse quella menzogna non rinnega nulla. Nessun passo indietro. Nessun pentimento. All’epoca l’opinione pubblica affrontava l’argomento dell’affidamento per le coppie LGBT, grazie ad un caso in mano al tribunale di Treviso, e la fake news venne confezionata ad hoc, andando a colpire due donne scovate casualmente on line. Una qualsiasi foto di coppia per raccontare un terrificante fatto di cronaca avvenuto un decennio prima, in un altro continente.
Vincenzo Todaro, ovvero colui che confezionò la fake news, ancora oggi si mostra sereno nel raccontare quanto fatto. Ex impresario edile di Parma negli anni diventato “Re delle Bufale”, ha così rovinato l’esistenza a due donne dichiaratamente lesbiche, solo per trarne profitto attraverso le pubblicità che accompagnano questi siti che alimentano disinformazione, diffamazioni e discriminazioni.
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