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Gpa, madre surrogata cerca di tenersi il bambino di una coppia gay

Il caso è avvenuto in Gran Bretagna dove la donna ha cercato di nascondere il parto ai due papà del bambino.

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< 1 min. di lettura

Brutta disavventura per una coppia di uomini inglesi ricorsa alla gpa: la madre surrogata ha cercato di tenere il bimbo.

La gpa solleva un nuovo conflitto tra le parti in causa: l’Independent riporta il caso di una donna con figli naturali e alla sua terza surroga, che ha cercato di tenere il bambino che aveva in grembo per una coppia gay.

La gestante, pur non avendo alcun legame biologico con il piccolo, frutto dell’ovulo di un’altra donatrice e dello sperma di uno dei due uomini gay, ha inviato alla coppia una lettera il giorno antecedente al parto per comunicargli la decisione di tenere il nascituro.

I due uomini si sono così rivolti a un tribunale inglese, che ha riconosciuto il loro diritto a crescere il bambino. Poiché però in Gran Bretagna la gestazione per altri non è prevista dalla legge, la madre surrogata e il marito restano a tutti gli effetti i genitori legali del piccolo. Il giudice, pur riconoscendo che la loro condotta è stata particolarmente ostile verso la coppia gay, ha concesso che possano vedere il bambino sei volte l’anno.

“Questo caso è un altro esempio delle conseguenze che possono derivare da questo tipo di accordi
– ha chiosato il giudice – Anche con una gestante esperta come quella qui coinvolta, se qualcosa va storto può provocare grande frustrazione e danno a tutte le parti. Ancora una volta sono state dimostrate le conseguenze del non aver una regolamentazione chiara ed esauriente sulla gestazione per altri”.

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One thought on “Gpa, madre surrogata cerca di tenersi il bambino di una coppia gay

  1. Incredibile. Nessuna coppia dovrebbe rischiare di trovarsi in quella situazione, con una gestante per altri che tiene nascosto il parto e pretende di portarsi via il bambino. Non esiste proprio. Trattandosi di gestazione per altri e non per se stessa, il bambino, propriamente, è da considerare da subito figlio della coppia che lo ha concepito in vitro e che le ha delegato la gravidanza. Non figlio della gestante e poi dopo se a lei gira figlio della coppia. Lei propriamente non è neanche da chiamare ‘madre surrogata’, dato che madre non è. E’ una gestante per altri, una portatrice, cioè una donna che ha deciso di fare una cosa ben precisa: ospitare in grembo un figlio altrui. E magari laddove questo è consentito viene anche ben pagata per la prestazione che ha deciso di offrire. Lei come è ovvio che sia ha il dovere di stare ai patti; non è ammissibile che una mattina si svegli e faccia come le gira in barba agli accordi presi con la coppia. Ci vogliono norme laiche, progressiste e chiare, molto chiare, su questo.

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