Il Kenya fa un altro piccolo passo in avanti, ma molto significativo per la comunità LGBT e l’intera società. Secondo la Corte d’Appello di Nairobi, le persone omosessuali potranno formare un’associazione non governativa per la difesa dei loro diritti, venendo riconosciuta e registrata ufficialmente. La decisione è stata presa partendo dal fatto che non è possibile negare i diritti fondamentali di un essere umano, come appunto il modo in cui scelgono di vivere.
Secondo i giudici, anche la società del Kenya sta crescendo, e per questo motivo la moralità e la religione non dovrebbero interferire nel riconoscimento di un’associazione o meno, a seconda del campo in cui si attiverà il gruppo. Alla sentenza, la comunità LGBT ha risposto con una grande soddisfazione, perché è un segnale importante che qualcosa si sta muovendo. E che finalmente potrebbe anche portare alla depenalizzazione dell’omosessualità, anche se la strada al momento è ancora lunga.
Passi in avanti in Kenya, ma No a “effusioni gay in pubblico”
Il verdetto della Corte d’Appello di Nairobi però non ha limitato le leggi discriminatorie del Paese ancora in vigore. Infatti, sono ancora vietate le effusioni in pubblico e i coming out pubblici. Questo significa che una coppia composta da due persone dello stesso sesso non ha ancora la possibilità di scambiarsi una carezza o un bacio in pubblico, e nemmeno fare un coming out “generale”, e non riservato a pochi intimi.
Quindi, le relazioni LGBT sono ancora vietate, per la legge. E per il momento le coppie dovranno chiudersi in casa prima di scambiarsi anche il minimo gesto d’affetto. Questa sentenza arriva dopo quella della Corte d’Appello di Mombasa, che ha dichiarato come atto incostituzionale l’obbligo di sottoporre i sospetti gay a un test anale, per capire il reale orientamento sessuale della persona. Per questi passi in avanti, la comunità LGBT del Kenya può ben sperare, in attesa del 24 maggio, data in cui l’Alta Corte ufficializzerà la sentenza sulla depenalizzazione dell’omosessualità.
Njeru Gateru, il direttore esecutivo della Commissione nazionale per i diritti umani gay e lesbiche (NGLHRC), dopo la sentenza di qualche giorno fa di Nairobi, ha affermato:
I giudici hanno scelto di sostenere la strada del diritto e della libertà che consente alla comunità (LBGT) di incontrarsi e organizzarsi formalmente. Questa è una libertà consacrata nella costituzione. E il fatto che la Corte d’Appello sia d’accordo con noi e ci consenta di ufficializzare la nostra associazione, senza la paura di nascondersi, non è solo una vittoria per noi come organizzazione. Ma una vittoria per i diritti umani.
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