La persecuzione di Roberto e del suo compagno Marco inizia con una missiva anonima recapitata nella buca delle lettere. Poi, la situazione degenera in insulti omobitransfobici irripetibili urlati per strada nella loro direzione, appostamenti nei pressi della loro proprietà, un vero e proprio atto di vandalismo verso la casa dei genitori di uno dei due.
E infine, i volantini con frasi offensive affissi nei vicoli e le piazze del paese. Ovviamente gli autori si sono vigliaccamente celati dietro l’anonimato così da far perdere le proprie tracce.
Succede nel piccolo comune di Longobardi Marina, neanche 3000 anime, in provincia di Cosenza, dove la coppia si è trasferita circa due anni e mezzo fa dalla lontana Svizzera. Roberto è originario del posto, e qui vivono i suoi genitori. Da subito, la comunità li accoglie calorosamente, ma poi le cose precipitano a marzo di quest’anno: a qualcuno, la sola esistenza di una coppia gay dà fastidio.
Da quel momento, la coppia non osa più uscire di casa se non per tornare in determinati orari, terrorizzata dal rischio di nuove aggressioni. Una situazione ai limiti dell’assurdo, che di fatto limita la libertà e la dignità personale di due uomini solo perché gay. Ma certamente non un caso isolato, specialmente in un periodo storico dove sono le stesse istituzioni a perpetuare la retorica dell’esclusione e della discriminazione.
Sono 57 gli episodi di omobitransfobia in Italia riportati da omofobia.org dall’inizio dell’anno, uno ogni quattro giorni circa. Molti di questi sono vere e proprie aggressioni, altri si limitano a ingiurie, minacce e persecuzioni come quelle subite da Roberto e Marco. Un’escalation apparentemente inarrestabile, a cui però la società civile di Longobardi ha scelto di reagire.
Diverse associazioni, tra cui Arci Cosenza, Arcigay Cosenza, ANPI sezione di Paola e sezione di Cosenza, Gynestra, COLPO, Collettiva Medusa, Sustaria, La Base Cosenza, I ragazzi di Scarcelli e Fgc Cosenza, hanno condannato con forza in un comunicato congiunto la vile persecuzione ai danni della coppia:
“Le nostre associazioni lavorano da anni nei territori per promuovere l’uguaglianza, il rispetto e i diritti di tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale o identità di genere. Atti come questo non solo feriscono profondamente le vittime dirette, ma minano anche i valori fondamentali di rispetto e accoglienza su cui si basa la nostra comunità” si legge nel documento.
Da qui, l’idea di organizzare il 31 luglio la “Festa dei Diritti Civili” di Longobardi, presso il Lido Margherita. Un’occasione per attivist*, esponenti del consiglio comunale – ma anche cittadin* – di confrontarsi sul tema dell’omofobia in Italia.
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Intervenuta anche l’amministrazione comunale, con la promessa di fornire alle associazioni uno “spazio sicuro” in cui sarà presente uno sportello di ascolto per le vittime di episodi come quelli capitati a Marco e Roberto, che commenta:
“La comunità di Longobardi ci ha sostenuto moltissimo nell’ultimo periodo. Liberi cittadini e associazioni ci stanno dimostrando molta vicinanza. In questo momento non ci sentiamo soli”.
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