A pochi giorni dalla Giornata contro l’omobitransfobia (17 Maggio), si registra un triste episodio di cultura giovanile intrisa di odio e discriminazione verso la comunità LGBTQIA+.
Accade a Chivasso (TO), dove Anna (nome di fantasia), 17 anni, scrive un tema nel quale affronta il tema dell’omobitransfobia tra i giovani e man mano si scopre che l’esigenza di parlare di questo argomento giunge ad Anna da un’esperienza di vita.
L’episodio è stato raccontato dal quotidiano locale Prima Chivasso e ripreso da Gayburg. Anna ha voluto riportare nel suo tema quanto le hanno coraggiosamente raccontato alcuni suoi amici gay che frequentano con lei l’oratorio.
Proprio in quello spazio di protezione e rispetto che dovrebbe essere l’oratorio – ma sappiamo bene come, soprattutto tra i giovani, le dinamiche di sopraffazione possono prendere il sopravvento nei luoghi più apparentemente sicuri – gli amici omosessuali di Anna si sono sentiti scherniti, presi in giro, sbagliati. Hanno ascoltato alcuni coetanei augurare loro la morte e il suicidio. E in Anna hanno cercato conforto.
Anna scrive:
“Come si può pensare che un ragazzo o ragazza omosessuale meriti la morte o perché deve sentirsi talmente sbagliato da arrivare a togliersi la vita? (…) E’ un essere umano come tutti, e in quale tale merita di essere felice e di vivere la propria vita senza la paura di non esser accettato”
Nel suo tema Anna affronta anche la questione della parità di genere e della propria fisicità, sulla quale sente il peso di una società che mette a disagio persone che non abbiano corpi non conformi agli standard omologanti e discriminatori che circolano sui media, e ai quali le persone giovani – e non solo – tendono ad ambire.
“ho ricevuto battute negli anni per via del mio fisico ma nulla di grave – racconta Anna al quotidiano – sono più io che non riuscivo a guardarmi allo specchio e ad amarmi. Che mi vergogno, che vivo male lo shopping che invece per un’adolescente dovrebbe un momento allegro. Quando entro in molti negozi, anche a Chivasso la città dove studio, non trovo la mia taglia. O se la trovo, sono le tagli forti e dunque con stili da donna adulta, non da ragazza. Ho difficoltà ad andare a fare acquisti con le mie amiche, mi sento a disagio“
Ai suoi amici gay, assediati in oratorio dagli epiteti intrisi di odio omobitrasnfobico dei propri coetanei, Anna scrive righe di conforto e accoglienza dalle pagine del suo tema:
“Ognuno è libero di amare e dire ciò che vuole. I ragazzi e le ragazze gay sono persone normali. Non devono esser prese di mira ma trattate come le altre. Non c’è alcuna distinzione. Non devono aver paura di amare una persona del loro stesso sesso. Sono persone che devono sentirsi in pace perché l’importante è amare ed esser amato. Chi è, non deve interessare”
Foto di Adrian Swancar su Unsplash
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