Abbiamo incontrato Sandro Giordano, attore e fotografo romano, autore del progetto fotografico IN EXTREMIS (bodies with no regret), un racconto contemporaneo di 170 scatti in cui vizi e virtù della società odierna vengono letteralmente schiantati a terra.
Sandro Giordano inizia la sua carriera come attore e conduttore televisivo nel 93, lavora con importanti registi italiani come Dario Argento e Carlo Verdone, e parallelamente, dal 2013, nasce la sua opera fotografica; una raccolta di corpi caduti, schiantati dalle dinamiche degli eventi nella vita di tutti i giorni.
Il suo è un messaggio volutamente ipercritico, utilizza un linguaggio ruvido e impattante che è stato spesso oggetto di censura; solo lo spettatore più introspettivo potrà cogliere nella delicatezza dello schianto, la sensibilità dell’autore, sorridere della cura certosina dei dettagli e identificarsi nel proprio schianto personale.
Come è nato il progetto?
Il progetto è nato circa sette anni fa, un po’ per gioco ma non per caso. Ero stato vittima di una brutta caduta in bici. Subito dopo lo “schianto”, mi ero reso conto di non aver lasciato andare l’oggetto che tenevo stretto in mano, una semplice barretta proteica. Avrei potuto attutire il colpo ma non l’ho fatto.
Ho iniziato così a riflettere su quanto noi esseri umani siamo vittime di ciò che possediamo. Parlo al plurale perché dopo alcuni giorni dal mio incidente, un mio amico, per salvare il suo smartphone, si era rotto una
gamba cadendo dagli scogli. Poco a poco, è nata in me l’idea di denunciare quest’aspetto inquietante delle nostre vite, e ho deciso di farlo in chiave ironica e grottesca.
Hai mai toccato delle tematiche LGBTQ con il tuo progetto IN EXTREMIS (bodies with no regret)?
Sì, è successo in un paio di occasioni e sono stato molto criticato dalla comunità LGBTQ+, accusandomi, tra le altre cose, di essere omofobo.
Niente di più lontano da me. Mi piace raccontare il “nero” che è in noi, la parte più nascosta, quella che spesso nascondiamo agli altri, e lo faccio in maniera diretta, senza girare troppo intorno all’argomento. Inevitabilmente, questo solleva diverse polemiche, proprio perché vado a toccare alcuni temi “scomodi” che preferiremmo tenere nascosti.
Hai un tuo scatto preferito nella serie?
Come chiedere a un padre quale figlio ama di più. Non è facile fare una selezione, però sì, alcune foto, possiamo dire, siano venute fuori migliori di altre. Ho affrontato temi politici e sociali, come la pedofilia nella chiesa cattolica, razzismo e omofobia, sesso dipendenza e dipendenza da droghe. Ho fatto anche una foto contro Matteo Salvini, che detesto particolarmente. Ecco, queste forse sono quelle che sento di più, ma come ti ho già detto, le amo tutte.
C’è uno scatto o anche più di uno che parla dei tuoi “schianti” personali?
Un paio delle centosettanta foto realizzate per il progetto, sono strettamente autobiografiche. Una dedicata alla mia ultima storia d’amore, finita molto male. L’altra, al mio passato droghereccio. In ogni caso, tutto ciò che racconto, in qualche modo, mi appartiene. Cerco sempre di essere onesto con me stesso quando faccio le foto. Non potrei diversamente, sarebbe una recita, un copia/incolla.
Quale scatto della serie ti verrebbe da dedicare ai lettori di GAY.IT?
Ho fatto due foto a tematica omosessuale, una delle quali criticata ferocemente dall’ambiente e censurata da tutti i social, ovviamente.
Si chiama TOILET. Ho ritratto tre uomini “schiantati” nella toilette di una discoteca, intenti ad assumere droghe e a fare sesso senza protezione. La mia era una chiara denuncia contro una piaga sociale, che purtroppo
riguarda anche gli etero, ma di cui si parla pochissimo.
Sei mai stato censurato?
Ecco, appunto. Sì è successo più volte. Posso capire sia scomoda la foto con i tre uomini in bagno, ma censurare un prete pedofilo mi è sembrato davvero fuori luogo. Ci indigniamo davanti ai fatti di cronaca quando ne parlano i giornali, poi, arrivo io a svelare il misfatto e vengo censurato. Sicuramente la foto è molto forte e disturbante, ma non può esserlo più di quanto questi schifosi facciano ai bambini nella realtà.
Un po’ il gioco delle tre scimmiette, no? Non sento, non vedo, non parlo… E quindi, non denuncio. Cosi va il mondo!
Sandro Giordano in uno slogan
(ride) Non saprei, davvero. Prima della pandemia i giornali scrivevano: Sandro Giordano, il fotografo che “schianta” l’umanità. Ora siamo davvero tutti “schiantati”, c’è poco da ridere. Infatti, ho smesso. L’ultima foto, scattata nel marzo del 2020, pochi giorni prima che andassimo in lockdown, si chiama YOU NEVER KNOW. Ho estremizzato quello che da lì a poco sarebbe successo.
Come ti vedi fra 20 anni
Oddio! Bella domanda e nello stesso tempo molto complicata. Sono romano e a Roma diciamo: beato chi
c’ha ‘n occhio domani. Difficile dire dove saremo tra vent’anni, visto quello che sta succedendo. Posso dirti
quello che spero, qual è il mio sogno. Mi piacerebbe vivere in una casa isolata nel bosco, con tanti animali e qualche amico fidato. Non ho grosse pretese.
Hai un progetto futuro da condividere con noi?
Come già detto poco fa, ho messo da parte IN EXTREMIS (bodies with no regret), almeno per il momento, e mi sto dedicando a un altro progetto, ancora più estremo, di cui non posso parlare per segreto professionale. Questa volta nel ruolo di regista, si tratta di video.
Però, come si dice: il primo amore non si scorda mai. Mi manca tanto “schiantare” le persone, e quindi tornerò, ma devo prima capire in quale direzione andrà il mondo dopo la pandemia.
http://www.sandrogiordanoinextremis.it/
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