Esclusiva Gay.it, intervista a Lenny Emson (Kiev Pride): “La comunità Lgbt ucraina alla guerra. Non lasciateci soli, servono risorse e aiuto militare”

"Qual è la sua paura più grande?" chiediamo a Lenny. "Non posso pensarci, non trovo neanche le parole per raccontarla". "Coraggio, ci provi".

Lenny Emson - Kiev Pride
Lenny Emson - Kiev Pride Ucraina Putin Movimento LGBTQ+
4 min. di lettura

Il volto di Lenny Emson, attivista Lgbt+ e direttrice esecutiva del Kiev Pride, è stanco. Le sue palpebre gonfie come quelle di chi non riesce da molte notti a dormire. Per capire quello che succede in Ucraina alle persone Lgbt+ bisogna stare nello sguardo di Lenny, dall’alba circondata dal suono di sirene e colpi di mortaio, cerca di capire cosa fare per la sua comunità, divisa tra chi rimane e combatte e chi cerca una via di fuga dall’incubo.

La Russia infatti, ha preso totalmente in contropiede non solo l’Ucraina ma tutto il mondo. Ha fatto precipitare qualsiasi incubo nella vita dell’intera nazione e ha rivelato l’errore fondamentale dell’Occidente: l’idea di poter considerare Vladimir Putin uno statista, un democratico, una persona ragionevole. E non quello che è: un dittatore. Come ripete Lenny Emson, spesso nel corso di questa intervista: “è un dittatore senza pietà”, dice mentre il telefono le squilla e da fuori le sirene risuonano.
“C’è chi vuole scappare e chi si è unito all’esercito per combattere. Il nemico non può passare”. Ripete come una nenia. Se “passa”, tutto è perduto. I passi avanti fatti dalla comunità arcobaleno Ucraina, la conquista della visibilità (“prima non potevamo nominarci”), la discussione di una legge contro l’omotransfobia, le migliaia di persone unitesi per le strade di Kiev in occasione del Pride. La Russia alle porte non minaccia una battuta di arresto, ma una vera e propria marcia indietro di un progresso che sembrava già acquisito. “Se tutto precipita noi saremo le prime vittime”. Basta poco e si torna indietro di mezzo secolo, tutto da ieri a oggi rischia di diventare in bianco e nero.

Se lei potessi fotografare la comunità Lgbt Ucraina prima di questa minaccia, prima di questa guerra

Sicuramente al Kiev Pride del 2021 con migliaia di persone. Il movimento Lgbt+ in Ucraina è il più grande dell’est Europa. Siamo al decimo anniversario del Pride di Kiev. Abbiamo una conferenza nazionale Lgbt che esiste da 15 anni. E un movimento organizzato di attivisti che lottano per i diritti da anni. Abbiamo raggiunto così tanto, anche se tutto sembra lontano. Soprattutto oggi. 

Parliamo di questi progressi, quando dice che avete raggiunto così tanto a cosa si riferisce? 
Siamo visibili. Questo è importantissimo. Adesso stiamo lottando per una legge contro l’omotransfobia. Era impossibile prima pronunciare parole come orientamento sessuale e identità di genere. Adesso ne parliamo in Parlamento. E spero che potremmo continuare a farlo anche dopo.  

La comunità Lgbt+ si sente minacciata?

Ci sentiamo minacciati come persone. Come nazione. Per adesso il nostro obiettivo è sopravvivere. Questa è una vera guerra. Sono vere le bombe che esplodono. C’è fuoco e fumo tutto intorno. Abbiamo persone che muoiono. Molte persone della comunità si sono unite all’esercito, altre al volontario per proteggere le persone nella città. Siamo un’unica nazione, siamo uniti per combattere. 

Pensavo alla comunità Lgbt+ all’interno dell’esercito e al fatto che l’Ucraina ha davanti un percorso lungo di accettazione. Non deve essere facile.
Posso dire che non siamo divisi. Questa guerra non divide le persone i gruppi social. Siamo ucraini uguali nella battaglia. Ripeto, ci sono persone Lgbt+ che si sono uniti all’esercito. Ma c’erano anche prima, i veterani.  Non direi che oggi c’è una questione di sessualità ma di identità. Cosa ben diversa. Sei quello che sei in differenti circostanze. Essere se stessi in ogni circostanze è molto importante. Le persone Lgbt+ oggi sono fuori e orgogliose e come tutti cittadini dell’Ucraina vogliono che tutto questo si fermi, adesso.  

Ieri quando ci siamo sentiti parlavamo di “tensione” tra l’Ucraina e la Russia. Adesso lo scenario è totalmente cambiato. Tutto può cambiare in meglio, speriamo, ma pensiamo allo scenario peggiore: la vittoria della Russia. Quale sarebbe la sua più grande paura?

Certo, certo è una possibilità. Ma non voglio pensarci.  Non posso. Speriamo che la comunità internazionale intervenga. Abbiamo paura che Putin arrivi e ci trascini nel passato oppressivo che lui stesso ha costruito in Russia. Che ci costringa in quel posto dove non c’è spazio per nessuno: né per gli ucraini, né per le persone Lgbt+. Un mondo dove solo chi elogia Putin e il suo potere può esistere. Conosciamo bene la visione della Russia in temi di diritti: le persone Lgbt+ saranno i primi della lista. C’è una paura ancora più grande ma non posso pensarci, non trovo neanche le parole per raccontarla. 

Coraggio, ci provi.

Di non riuscire a combattere più. Perdere ogni speranza. E per questo dobbiamo combattere adesso e respingere l’esercito di Putin. Il momento è adesso.

C’è chi si è unito all’esercito e poi…

Molti di noi vogliono lasciare il Paese.

Siete organizzati per questo?
Sì, lo siamo. Abbiamo lanciato un raccolta fondi [qui]. E siamo pronti ad aiutare chi vuole andarsene in posto sicuro a farlo. Parliamo con i nostri partner, raccogliamo risorse e aiutiamo la nostra comunità. Poi vedremo quello che succede.

Anche lei sta pensando di lasciare il Paese? 
Io e la mia squadra abbiamo deciso di restare. Dobbiamo pensare alla nostra comunità. Per questo siamo qui. Al momento siamo a casa. Ci è stato raccomandato di non uscire e di seguire i notiziari. 

La comunità Lgbt+ italiana è in ascolto. Che messaggio vorrebbe lanciare?

Non lasciateci soli. Abbiamo bisogno di aiuto, ora. Alzatevi in piedi, fatevi sentire. Chiedete al Parlamento, al Governo, al vostro Presidente della Repubblica di fare qualcosa. Chiedete aiuto politico, prima, ma anche militare. Questo è quello che vogliamo. Chiediamo che tutta la comunità internazionale ci aiuti a combattere questo dittatore che dopo aver terrorizzato il Paese è arrivato qui. Fatelo, chiedete conto a chi di dovere. Riportiamo la pace tra l’Ucraina e Russia. 

Sono certo che la comunità italiana ascolterà questo appello. C’è altro?

Penso sia importante informarsi. Fare amicizia con gli altri paese, con il nostro. Potete seguirci sui social media. Di comunità in comunità possiamo creare un Pride virtuale che ci sostenga e ci aiuti in questo momento che è il più terribile per noi. Questo è importante.

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