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L’uomo che ha fondato un gruppo di terapie riparative fa coming out

McKrae Game ha passato 20 anni ad additare la comunità LGBT+, tentando di convertire teenagers e adulti, e adesso dichiara che ‘ha sbagliato’, che era tutta una bugia e che le terapie di conversione sono fortemente dannose.

Fondatore gruppo terapia riparativa fa coming out
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Un uomo della Carolina del Sud dietro uno dei più grandi ministeri della terapia di conversione è diventato gay. McKrae Game, fondatore di ‘Hope for Wholeness‘ e che proponeva un programma basato sulle terapie riparative, ha fatto coming out sabato scorso. Ha raccontato la sua decisione in un’intervista per la testata The Post and Courier. Due anni fa, il consiglio di amministrazione dell’organizzazione ‘Hope for Wholeness‘ lo licenziò bruscamente, dopo due decenni passati nel gruppo. Il 51enne, nei giorni scorsi, si è aperto in un lungo post di Facebook, dove ha ammesso di aver sbagliato e ha chiesto scusa pubblicamente. Nel post in questione, Game ha scritto:

Certamente mi pento di aver causato danni. Aver supportato e promosso il modello triadico che incolpava i genitori e le terapie di conversione, che facevano credere a molte persone che il loro orientamento era sbagliato, cattivo, peccaminoso, cattivo e, peggio ancora, che potevano cambiare era assolutamente dannoso.

L’ex responsabile: “Non solo è una bugia, ma è anche molto dannosa”

Fondatore gruppo terapia di conversione fa coming out

Venire a patti con l’impatto che il suo lavoro ha avuto sulla comunità di cui fa ora parte è stato “molto difficile”. Queste le parole dell’ex fondatore di ‘Hope for Wholeness‘. McKrae Game ora sfoggia orgogliosamente una cornice ‘Pride’ come immagine del suo profilo Facebook e, nella sua intervista, ha aggiunto:
Adesso è tutto passato. Ma molti, troppi, continuano a credere che ci sia qualcosa di sbagliato in loro stessi e nelle persone che scelgono di vivere la propria vita onestamente e di dichiararsi gay, lesbiche, trans e via dicendo. Bisogna imparare ad amare se stessi e gli altri.
Nel suo a tu-per-tu con The Post and Courier, Game ha parlato di come ha rinnegato totalmente le sue pratiche passate e di come ha abbracciare la comunità LGBT+, che un tempo additava:
La terapia di conversione non è solo una bugia, ma è molto dannosa. E’ una falsa pubblicità.
In passato, Game ha passato anni a tentare di “convertire” gay, lesbiche, bisessuali, trans e via dicendo ma ha anche praticato i principi nei quali una volta credeva fermamente su se stesso. Ai tempi non solo aveva ricevuto una consulenza da una terapista che aveva affermato che l’attrazione per lo stesso sesso può essere superata, ma è diventato lui stesso testimonial della terapia di conversione sposando una donna.

Le terapie riparative sono ancora comune negli Stati Uniti

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Le organizzazioni mediche di tutto il mondo hanno ampiamente smascherato e respinto il trattamento della terapia di conversione, conosciuta anche come ‘terapia riparativa‘, definendolo ‘traumatizzante e psicologicamente spaventoso’, specialmente per i minori.
L’American Academy of Paediatrics lo aveva già evidenziato nell’ormai lontano 1993, sottolineando che rafforzavano stati d’ansia e di vergogna.
La pratica della terapia riparativa, che dura da più di un secolo, non ha un solo modus operandi. Secondo uno studio condotto nel 2018 dal Williams Institute della School of Law dell’Università della California, alcuni medici che praticano questa terapia sono noti per usare trattamenti d’urto ed indurre nausea associativa nei pazienti. Nonostante tali denunce e forti svalutazioni, le terapie riparative sono rimaste comuni in svariate zone degli Stati Uniti e il suo impatto è davvero devastante.
Basti pensare che, secondo una ricerca, la bellezza di circa 698.000 adulti LGBT+ negli Stati Uniti hanno subito una terapia riparativa, di cui circa la metà da adolescenti. Nella fattispecie ‘Hope for Wholeness’, promuove un modo per “liberarsi dall’omosessualità”ed offre terapia di conversione ai minori, sotto consenso dei genitori o tutori. L’organizzazione afferma che i minori devono “essere almeno disposti a partecipare” alla terapia.
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