Perché Cate Blanchett è l’icona queer più amata

Da Carol a TÀR, Cate Blanchett fa perdere la testa al pubblico LGBTQIA+. Perché è così irresistibile?

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Cate Blanchett (WWD)
Cate Blanchett (WWD)
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Gli Oscar 2023 sono alle porte, e Cate Blanchett è (per la settima volta) tra i nomi in pole-position come miglior attrice.

Dopo l’esasperata Blue Jasmine di Woody Allen e la Katharine Hepburn di The Aviator, Blanchett potrebbe portarsi a casa una terza statuetta dorata con Tàr, (qui la nostra recensione in anteprima) mastodontico film di Todd Field costruito a misura per lei, nei panni di Lydia Tàr gelida, calcolatrice, e crudele direttrice d’orchestra che in due ore e trentasette di film ci accompagna nella sua discesa negli inferi, tra cancel culture e mosse meschine.

Se non possiamo staccare gli occhi dallo schermo il merito è tutto di Blanchett, così in parte da tenerci per l’epiglottide e farci perdere la testa per un’anti-eroina tutt’altro che accomodante. A tal punto che Marin Alsop, 66enne musicista e direttrice d’orchestra statunitense, direttrice dell’Orchestra Sinfonica di Baltimora dal 2007, si è definita “offesa come donna, mi sono offesa come direttrice, mi sono offesa come lesbica”.

Tra le altre cose, Blanchett interpreta di nuovo una donna lesbica mandando in brodo di giuggiole il suo fanbase e consacrando ulteriormente il suo titolo di icona gay. Appellativo che non rinnega, ma al contrario accoglie a braccia aperte: “Davvero bello, non so cosa significhi, ma è bello. Lo accetto volentieri” ha dichiarato ad Attitude Magazine.

Ma perché Cate Blanchett piace così tanto al pubblico queer?

Cate Blanchett e Rooney Mara in Carol (2015)
Cate Blanchett e Rooney Mara in Carol (2015)

Cate Blanchett è per le donne lesbiche quello che Heath Ledger e Jake Gyllenhaal sono stati per gli uomini gay, e quando si parla di lei l’eterno dibattito su attori etero che interpretano personaggi LGBTQIA+ è momentaneamente messo in stand-by.

Se nel 2006 fronteggiava una Judy Dench lesbica e psicopatica in Diario di uno scandalo, nel 2015 ha stravolto i cuori di tutto il mondo nel ruolo di Carol, donna benestante innamorata persa della diciannovenne Therese (interpretata da Rooney Mara) sullo sfondo di una innevata New York del 1953.

Ruolo per cui Blanchett si è preparata leggendo romanzi saffici bannati dal 1950 (lo stesso film è tratto dall’omonimo libro di Patricia Hingsmith, considerato primo romanzo lesbico d’era moderna con un lieto fine) e che ad oggi ha generato uno dei fanbase più solidi e duraturi nella storia del cinema tra fanfiction, meme, e addirittura un cortometraggio intitolato Carol Support Group.

Nel film recita affianco Sarah Paulson (che questo weekend ha festeggiato il compleanno dell’amata Holland Taylor con un post da lacrime agli occhi), compagna di scena anche in Ocean 8 e amica nella vita vera con cui si scompiscia dalle risate in diretta creando panico ai talk show.

@sunshineblanchett ♬ original sound – perpetual sunrise🪐

Anche fuori lo schermo, Cate Blanchett è una donna eterosessuale che incarna, consciamente o meno, l’aesthetic e l’immaginario queer facendo impazzire i suoi fan alla minima mossa: come quando nel 2015, durante il press tour di Cinderella, ha confuso la parola ‘gaze’ (sguardo) con ‘gays’ in un’intervista diventata virale ovunque o quando nel 2017 si è esibita in drag sul palco del New York’s Stonewall Inn nel lypsync di You Don’t Own Me.

 

 

Non da meno, Blanchett è anche una fedele alleata: in un’intervista del 2015 con ABC Australia si è schierata apertamente a favore dei matrimoni gay, dichiarando di trovare piuttosto ‘sconcertante’ il fatto che siano così complicati per alcune persone.

Quando l’Australia è stata chiamata ai voti per le unioni civili, l’attrice si è unita alla campagna ‘Vote Yes’ registrando un video che invitava le persone a votare in supporto della legge: “L’amore non ha mai ferito nessuno” dichiarava nel video.

Ma anche saputo rispondere per le rime ad un’industria mediatica fin troppo abituata a ‘feticizzare’ le donne queer sullo schermo, in uno scrutinio continuo da cui l’attrice si è sempre tirata indietro: come quando Jimmy Kimmel definì le sue scene di sesso con Rooney Mara un ‘argomento rischioso’, generando quell’imbarazzo che solo un uomo etero fermo al 1991 può creare.

Blanchett rispose piena rasa: “Sì, Jimmy, le ragazze fanno sesso con le ragazze e i ragazzi fanno sesso coni ragazzi da una vita”.

Chissà se il 2023 sarà l’anno di una nuova vittoria.

Nei cuori del pubblico LGBTQIA+, Cate Blanchett ha già trionfato da tempo.

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