Da noi recensito lo scorso settembre, Tar di Todd Field è uno dei film dell’anno. Premiato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia con una più che doverosa Coppa Volpi, Tar vede la divina Cate Blanchett nell’interpretazione di una carriera. L’attrice interpreta Lydia Tàr, prima donna della storia a divenire direttrice di una delle più importanti orchestre tedesche. Una donna dall’intelligenza superiore e dall’orecchio assoluto, dichiaratamente lesbica ed evidentemente incapace di sottrarsi all’esercizio del proprio potere su giovani studentesse e collaboratrici. Arrogante, egoriferita, dispotica, distruttiva e cronica bugiarda, vive di musica da mattina a sera, perché in grado di generare inarrivabili emozioni da un palco che è casa, pura dittatura con al comando la direttrice d’orchestra. Un mostro chiamato Maestro, una rockstar della musica classica tendente all’autodistruzione.
Il film, acclamato dalla stampa ed incensato da Martin Scorsese, punta con forza agli Oscar 2023, con Blanchett a caccia della 3a personale statuetta. Ma c’è anche chi non ha affatto apprezzato la pellicola di Field, come ad esempio Marin Alsop, 66enne musicista e direttrice d’orchestra statunitense, direttrice dell’Orchestra Sinfonica di Baltimora dal 2007. Alsop è stata la prima direttrice donna di una grande orchestra americana, è dichiaratamente lesbica, ha un figlio e da oltre 30 anni fa coppia con la musicista Kristin Jurkscheit. I parallelismi con la Lydia Tàr di Cate e Todd sono evidenti, seppur Blancett abbia più volte precisato di non essersi ispirata a nessuna direttrice in particolare per dar vita al proprio personaggio.
Ma Alsop è ora passata all’attacco, dopo aver visto Tar al cinema, dalle pagine del Sunday Times. “Ne ho letto per la prima volta alla fine di agosto e sono rimasta scioccata dal fatto che fosse la prima volta che ne sentivo parlare. Così tanti aspetti superficiali di ‘Tár’ sembravano allinearsi con la mia vita personale. Ma una volta che ho visto il film non mi sono più preoccupata, mi sono offesa: mi sono offesa come donna, mi sono offesa come direttrice, mi sono offesa come lesbica”.
“Avere l’opportunità di interpretare una donna in quel ruolo e renderla una persona violenta, per me è stato straziante. Penso che tutte le donne e tutte le femministe dovrebbero essere infastidite da quel tipo di rappresentazione, perché non si tratta davvero di direttrici donne, vero? Riguarda le donne in posizioni da leader nella nostra società. La gente si chiede: ‘Possiamo fidarci di loro? Possono svolgere quel ruolo?’. “Ci sono così tanti uomini, uomini reali, documentati, su cui questo film avrebbe potuto essere basato ma, invece, mette una donna al centro, le dà tutti gli attributi di quegli uomini. Sembra antidonna. Presumere che le donne si comporteranno in modo identico agli uomini o diventeranno isteriche, pazze, significa perpetuare qualcosa che abbiamo già visto nei film così tante altre volte”.
Una lettura apparentemente un po’ troppo superficiale, quella di Alsop, evidentemente colpita dalle tante somiglianze con la protagonista di Tar. D’altronde Todd Field e Cate Blanchett hanno dato forma ad un personaggio che non ambisce a rappresentare chicchessia, se non sè stesso. In arrivo nei cinema d’Italia il prossimo 9 febbraio, Tar è stato candidato a 7 Critics Choice Awards, 4 Satellite Awards e 3 Golden Globe, vincendo il Gotham Award per la sceneggiatura. Aspettando l’Academy.