David Wojnarowicz, “Arthur Rimbaud in New York” (1987)
Tra i capolavori di arte queer più intense ed incandescenti ci sono quelli sicuramente di David Wojnarowicz, pittore, fotografo, scrittore ed attivista per i diritti delle persone affette da AIDS che si inserisce nel solco di una tradizione consolidata di artisti ribelli e visionari degli anni ’70 e ’80.
Le sue opere sono feroci critiche contro la società, il conformismo, il materialismo e l’omologazione.
Attraverso le sue creazioni artistiche (fotografie, performance e installazioni) esplora, come viene ben riassunto dalla descrizione dell’autore nel sito di Palazzo Grassi, “la dimensione personale e politica dell’AIDS con toccante chiarezza, usando la malattia, che nel frattempo ha contratto, come stimolo per far sentire la propria voce e sottolineando il ruolo dell’artista come figura pubblica”.
Il suo lavoro di artista outsider, fortemente svincolato dalla cultura tradizionale, è stato messo in mostra in diverse istituzioni in tutto il mondo, tra cui P·P·O·W a New York (2011) e Supportico Lopez a Berlino (2009).
David Wojnarowicz muore a New York nel 1992, all’età di trentasette anni.
“Arthur Rimbaud a New York” è una delle poche, ma più potenti incursioni di David Wojnarowicz nella fotografia. Wojnarowicz utilizza la figura del poeta maledetto come l’unico modo per un artista di intervenire nella realtà, raccontare la propria vita ed il suo rapporto emotivo con New York della fine degli anni ’70. L’artista scatta fotografie ad alcuni amici che hanno indosso una maschera a grandezza naturale del poeta francese Arthur Rimbaud: attraverso queste immagini vuole evidenziare i paralleli della vita di Rimbaud con le loro, fatte di violenze subite nella giovinezza, nella sensazione di libertà negate, della loro omosessualità e del desiderio di vivere lontano dall’ambiente borghese nel quale sono nati.
No! Questo Francis Bacon non è il Sir Francis Bacon "conosciuto in Italia come Francesco Bacone"!
Grazie per la segnalazione. Ora correggiamo