100 squadre e quasi 5000 atleti provenienti da quattro Continenti. Chiunque abbia vissuto Roma la scorsa settimana si sarà imbattuto in qualche rugbista sbarcato nella Capitale per giocare la Bingham Cup, torneo di rugby inclusivo arrivato alla sua undicesima edizione. Tra i match più attesi di questa Bingham Cup spiccava la prima partita internazionale di rugby interamente giocata da atlete e atleti transgender.
La partita si è svolta domenica 26 maggio, durante la fase finale della coppa, coinvolgendo più di 40 atleti e atlete trans e non binary provenienti da 30 squadre e da otto paesi diversi. Presente Maddison Dennison, atleta trans canadese di Halifax (Nuoca Scozia) che ha vissuto la propria affermazione di genere all’età di 35 anni. Dal 2022 Maddison gioca con la squadra femminile locale, che l’ha accolta a braccia aperte, dopo un periodo di due anni in cui ha continuato a giocare con la squadra maschile dopo aver fatto coming out.
Intervistata da AiCS, Maddison ha dichiarato:
“Penso che le persone abbiano bisogno di vederci e di riflettere. Avevo il cuore spezzato dalla decisione del World Rugby del 2020 di bandire le donne trans dal rugby internazionale, poiché sembrava un punto di svolta per la comunità. Ma quel momento non mi ha influenzato molto perché quella decisione aveva un impatto solo sui professionisti, quindi non rappresentava un grosso problema per il rugby a livello comunitario. Poco dopo, invece, quando i sindacati nazionali in Inghilterra, Galles, Irlanda e Scozia hanno bandito le donne e le ragazze trans a tutti i livelli di gioco, ho sentito che dovevo fare qualcosa. Mi sono iscritta all’IGR (International Gay Rugby) attraverso uno dei suoi nuovi club canadesi, i Toronto Rainbow Griffins. Nel giro di pochi mesi mi sono convinta ad assumere un ruolo di leadership presso IGR e sono entrata a far parte del Consiglio di Amministrazione come amministratrice fiduciaria e segretaria del comitato esecutivo. È una fortuna che il Canada rimanga inclusivo, quindi posso ancora giocare a rugby, ma il fatto che a così tante altre persone in così tanti altri paesi venga negata questa possibilità mi spinge a continuare la lotta per l’inclusione ovunque!”.
Un evento simile al Trans Match visto a Roma si era svolto lo scorso anno a Baltimora, come ricordato da uno dei promotori, Val Pizzo, rugbista e uomo trans statunitense:
“Questa partita di Roma è stata la primo a livello internazionale nonchè la più visibile e partecipata in assoluto. Credo di non aver mai visto così tantə atlete e atleti trans giocare tutti insieme, c’è un entusiasmo incredibile e una voglia di rivendicare la propria esistenza che passa incredibilmente attraverso la palla ovale e lo spirito dello sport”.
Per Giammarco Forcella, Presidente della Bingham Cup, “si tratta di uno dei fiori all’occhiello di questo grande evento, fortemente voluto dall’organizzazione, per lanciare un messaggio chiaro contro l’esclusione delle persone trans nello sport, che si sta diffondendo in particolare negli Stati Uniti anche a livello amatoriale, ai danni di bambini e bambine”.
Per Rosario Coco, che ha consegnato le medaglie in qualità di coordinatore SGS per l’Italia: “vedere queste persone godere della bellezza dello sport e mostrare con orgoglio i propri corpi ci spinge con entusiasmo nella lotta per uno sport realmente inclusivo e condiviso, che metta in discussione il modello binario”.
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