La sfida “impossibile” di Monica Cirinnà è andata perduta. La madre delle unioni civili ha perso la sfida contro Ester Mieli di Fratelli d’Italia nel collegio senatoriale di Roma-Fiumicino, rimanendo così fuori dal Parlamento.
Ricandidata dal Partito Democratico senza paracadute, Cirinnà aveva inizialmente annunciato l’intenzione di non correre per le politiche, per poi tirarsi su le maniche e iniziare a combattere, come sempre fatto in tutta la propria carriera politica. Anche ieri, giorno del voto, ha ruggito contro la discriminazione ai seggi, che vede maschi e femmini ancora oggi divisi, ostacolando il voto delle persone trans* e non binarie. Il trionfo di Giorgia Meloni e della destra sovranista e omotransfobica ha travolto anche lei, Senatrice della Repubblica Italiana dal 2013.
Nel 1993 eletta in consiglio comunale a Roma per la Federazione dei Verdi a sostegno di Francesco Rutelli, Cirinnà è stata successivamente rieletta altre tre volte con i Verdi (1997, 2001, 2006) e infine nel 2008 per il Partito Democratico. 5 anni dopo l’addio al Campidoglio per sbarcare a Palazzo Madama, dove lascerà il segno grazie alla battaglia sulle unioni civili, vinta nel maggio del 2016.
Responsabile del Dipartimento Diritti del Partito Democratico, l’ex senatrice è stata pugnalata alla schiena dallo stesso Pd, che le ha evitato una candidatura blindata, causa anche diminuzione dei parlamentari, mandandola a scontrarsi con Ester Mieli, vincitrice del collegio U04 di Roma con il 37,42% dei consensi. Ma Cirinnà si è battuta come al suo solito, arrivando al 31,01% dei consensi in un collegio che fino ad un mese fa sembrava inarrivabile per il centrosinistra. D’altronde la destra di Giorgia Meloni ha travolto anche Roma, con dieci sfide su dodici vinte, lasciando al Pd le vittorie di Roma centro (con Paolo Ciani) e dell’Ardeatino Tuscolano (con Roberto Morassut).
Con l’uscita di Monica Cirinnà dal Parlamento la comunità LGBTQ+ perde un’alleata, un’amica, un’attivista, che si è sempre spesa per i diritti, scontrandosi apertamente anche con il proprio partito, scendendo raramente a compromessi. Una voce come la sua, in un Senato a trazione omotransfobica, sarebbe stata utile, necessaria, di fondamentale importanza. Noi non possiamo far altro che ringraziarla, con la consapevolezza che sarà ancora più complicato contrastare la destra meloniana e salviniana che punta a limitare ulteriormente i nostri diritti senza una senatrice come Monica Cirinnà.
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