“Farò questa battaglia per salvare l’Italia da una destra oscurantista e dai fascisti, e perché una grande comunità me lo chiede: malati terminali, persone Lgbt, bambini arcobaleno, detenuti, di cui il Pd deve occuparsi.”
Monica Cirinnà ha infine accettato di essere candidata con il Partito Democratico nel collegio di Roma 4, nel quale, secondo i sondaggi, la destra è data quasi certamente vincente. Nel corso di una conferenza stampa la senatrice del PD, madrina delle Unioni Civili approvate dal legislatore nel 2016 su voto di fiducia del Governo Renzi, ha parlato dei tortuosi pensamenti e ripensamenti intorno a questa candidatura che ha infuocato i titoli dei media nelle ultime 72 ore.
È il 14 Agosto quando, nel tardo pomeriggio, si diffondono le prime, fondate voci: il Partito Democratico potrebbe decidere di non blindare la senatrice Cirinnà in un collegio sicuro e dunque compromettere la sua elezione nel parlamento della prossima legislatura.
L’indomani, 15 Agosto, sul web si scatenano campagne di protesta, soprattutto da parte del movimento LGBTQIA+, ed è la stessa senatrice a far sapere che non è disposta ad accettare di essere mandata al massacro in un collegio nel quale è quasi impossibile raccogliere più consensi della destra. Il 16 Agosto mattina Cirinnà ufficializza di non voler accettare la candidatura nel collegio di Roma 4.
Poi la sera del 16 Agosto, il sofferto ripensamento: Cirinnà correrà proprio in quel collegio di Roma 4 dove la destra di Meloni sembra imbattibile (ci sarà una candidata donna di FDI). Durante la conferenza stampa, tenuta a Palazzo Madama, Cirinnà è durissima con il PD:
“Non sono stata messa in alcun listino proporzionale, benché ci fossero i posti. Il partito nazionale ha deciso di darmi uno schiaffo – ha tuonato la senatrice – mettendomi in un collegio uninominale dato perdente nei sondaggi, difficile, senza paracadute e senza che io lo sapessi”. “Siamo di fronte a una gestione pessima sia degli accordi, che delle liste, che della gestione delle candidature. Ci troviamo con degli alleati che ora sono diventati nemici, insieme a degli alleati che poco portano in termini di valore aggiunto al centrosinistra”.
“È una dicotomia grande che si dica che per il partito i diritti sono tra i primi punti, matrimonio egualitario compreso, e poi mandare la responsabile nazionale dei diritti a combattere in un territorio ostico (Roma sud ndr). Io sono sbagliata per quei territori, e sono sbagliata anche per gli argomenti di cui mi occupo. Che per qualcuno sono argomenti minoritari, marginali, risibili, oggetto di benaltrismo” ha spiegato Cirinnà che ha ironizzato “E la Cirinnà si vuole occupare di bambini arcobaleno, mentre c’è l’inflazione, e la Cirinnà si vuole occupare dell’identità di genere, mentre c’è la crisi economica”.
“Penso che sarà una battaglia difficile, complicata ma che forse vale la pena di fare, per salvare l’Italia dall’oscurantismo e dai fascisti. Il PD è l’unico a poter fermare Meloni e Salvini. Ci ho pensato tutta la notte. Combattere come gladiatori è l’unico modo per non sfuggire alle mie responsabilità”.
Sulla possibilità di riuscire nell’impresa di sconfessare i sondaggi e la tradizionale vocazione a destra del collegio 4 di Roma, Cirinnà ha spiegato: “Essere rieletti al collegio di Roma 4 sarà una battaglia difficilissima. Farò la mia battaglia e lo faccio perché tantissime persone mi hanno chiesto di ripensarci e, nonostante tutti gli errori fatti, credo che valga ancora la pena votare Pd”.
Al termine di quello che ha avuto i tratti di un dramma shakesperiano, si può ormai dire che il dado è tratto: Cirinnà ha accettato di buon grado di piegarsi al volere del partito, come è legittimo e persino doveroso fare in una democrazia parlamentare. Ed è facile comprendere le ragioni di tanta amarezza da parte della senatrice. Come è facile accogliere i tortuosi dietrofront compiuti, che raccontano di una personalità orgogliosa, ma capace di mettersi al servizio della grave contingenza politica.
Più difficile capire come possa il PD aver compiuto un errore strategico e comunicativo di tali dimensioni. E nella conferenza stampa di Cirinnà c’è tutta l’amarezza di una donna che decide di restare fedele al partito, ma che ne mette fortemente in dubbio l’attuale segreteria Letta. Una brutta pagina per il più grande partito italiano, che raccoglie differenti correnti politiche – e fin qui tutto bene – ma che appare al contempo dilaniato da potentati di catto-comunista memoria. E invece mai come ora avremmo bisogno di un solido partito progressista pronto ad arginare la preoccupante avanzata della peggior destra possibile. (gf)
foto di copertina: Instagram
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So che ormai commento solo per dare contro, lo so, ma ripeto he tutto ciò non è serio per un politico. É una presa per i fondelli agli elettori.