Una piattaforma di messaggistica estremamente popolare in Cina, QQ, ha vietato le parole “gay”, “lesbica” e “LGBTQ”, perché a loro dire “dannose”. Secondo quanto riportato da Protocol, QQ, di proprietà del gigante tecnologico cinese Tencent, consente a oltre mezzo miliardo di utenti di connettersi e chattare in gruppi da scovare attraverso parole chiave. La piattaforma è stata descritta dal Wall Street Journal come “la cosa più vicina a Snapchat in Cina”.
Ma quando gli utenti di QQ hanno provato a cercare parole come “gay”, “lesbica” e “LGBTQ”, hanno ricevuto questo messaggio: “Usa Internet in modo civile. Dite no alle informazioni dannose”. Questo è lo stesso messaggio che appare quando gli utenti cercano contenuti espliciti, XXX.
La società non è riuscita a fornire una spiegazione sul motivo per cui le parole LGBT+ siano state bandite, ma dopo che la notizia è diventata pubblica il messaggio è stato rapidamente modificato. Ora si legge che non ci sono “risultati“.
L’omosessualità è stata depenalizzata in Cina nel 1997, rimanendo disturbo psichiatrico fino al 2001. Il Paese non riconosce il matrimonio tra persone dello stesso sesso, non esistono tutele legali che proteggano i cinesi LGBT+ dalla discriminazione e le persone LGBT+ continuano ad affrontare un enorme stigma sociale.
La celebrazione LGBT+ più longeva del Paese, lo Shanghai Pride, è stata bruscamente cancellata l’anno scorso, a seguito delle pressioni delle autorità locali. A inizio 2021 WeChat, piattaforma social da un miliardo di utenti che come QQ è di proprietà di Tencent, ha “cancellato” gli account LGBT+. Solo pochi giorni fa una nota università di Shanghai avrebbe richiesto a tutti i college di stilare una lista degli studenti LGBTQ+ e riferire sul loro stato d’animo.
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