Oltre duemila persone in piazza, sfidando l’ondata di caldo e l’emergenza idrica: dopo un turbolento iter organizzativo, il Reggio Calabria Pride ha centrato l’obiettivo, riuscendo a radunare una folla determinata e vibrante a sostegno delle istanze LGBTQIA+.
Non è stato semplice superare gli ostacoli burocratici derivanti dalla disorganizzata – ma in buona fede – amministrazione comunale PD a guida di Giuseppe Falcomatà, che nonostante le controversie ha scelto di partecipare alla manifestazione con un intervento ben accolto dal comitato organizzatore: “Abbiamo dimostrato che tutto si risolve e che questa città non arretra davanti ai diritti“. A conclusione, l’abbraccio tra Michela Calabrò – presidente di Arcigay Reggio Calabria – e il primo cittadino, presente durante il corso di tutta la manifestazione fino all’Arena dello Stretto.
Il tira e molla
Era lo scorso venerdì 12 luglio quando i volontari si trovavano costretti ad annullare l’evento in toto, dopo aver ricevuto la mail di un funzionario comunale che chiedeva – a meno di un mese dallo svolgimento del corteo – di spostare la data al giorno successivo rispetto a quello previsto.
Frustrati e indispettiti dall’atteggiamento di un’amministrazione che sin da febbraio aveva ignorato ogni tentativo di contatto e pianificazione condivisa, gli organizzatori avevano scelto di mandare un segnale forte gettando la spugna. Il primo cittadino, per sua stessa ammissione totalmente all’oscuro di ciò che era successo, si era però subito messo in contatto con il comitato per proporre una collaborazione che scongiurasse l’annullamento della manifestazione.
E così, a neanche una settimana dalla data fatidica, la macchina dell’organizzazione si era rimessa in moto, ed in concomitanza anche una campagna promozionale a tappeto dell’evento per radunare nuovamente i partecipanti.
Un effort che ha saputo dare i suoi frutti, vista la grande partecipazione riscontrata al decimo anniversario del Reggio Calabria Pride, che quest’anno assume un’importanza ancora più centrale. Il corteo – dispiegatosi da corso Garibaldi fino all’Arena dello Stretto sul lungomare – si è unito infatti a tutti gli altri eventi dell’Onda Pride nel rivendicare il diritto alla dignità – quando non all’esistenza stessa – della comunità LGBTQIA+ in un periodo storico che chiama alla lotta e alla resistenza.
Un pride intersezionale e transfemminista
Calorosa anche l’accoglienza che la società civile reggina ha riservato al serpentone sulle strade del centro cittadino: lo dimostra una partecipazione variegata tra famiglie, bambini, ma anche persone anziane, a testimonianza del grande lavoro di Arcigay nel sensibilizzare la comunità e renderla alleata.
Ma la lotta non preclude – ed anzi esalta – l’anima colorata ed esuberante della manifestazione, tra carri caleidoscopici, spettacoli drag e cartelloni irriverenti e ironici contro l’attuale governo, colpevole di star portando avanti un’azione persecutoria nei confronti delle identità non conformi e nel contempo di spazzare sotto il tappeto il problema dell’omobilesbotransfobia rampante in Italia.
“Viviamo nell’Italia peggiore di sempre – commenta Natasca Maesi, presidente nazionale Arcigay e ospite della decima edizione del Reggio Calabria Pride – e siamo grati a Reggio per questa partecipazione piena di entusiasmo. Il percorso è stato in salita ma vi siete ripresi la vostra città, avete dimostrato che Reggio c’è per festeggiare questi dieci anni di lotta e resistenza insieme. Il Pride è oggi sempre più intersezionale e transfemminista, parla di cultura dell’amore contro l’odio, del diritto che tutte le famiglie hanno di essere riconosciute senza privilegi per nessuno. L’Italia sta tornando indietro ed è importante continuare ad avanzare per abbattere i pregiudizi e parlare di accoglienza, pluralismo e inclusività“.
Nonostante il caldo estremo, con temperature che sabato scorso hanno raggiunto i 35 gradi in Calabria, il corteo ha quindi preso il via puntuale alle 17:00 dalla Villa Comunale, dirigendosi verso il suggestivo litorale reggino.
A guidare le danze, la favolosa Doretta, madrina dell’evento: “È un momento storico in cui c’è un forte bisogno di farsi sentire per ciò che si è e per questo oggi vogliamo essere numerosissimi. Ringrazio tutti quelli che vorranno essere insieme a noi e in particolare le drag queen che ogni anno rappresentano il motore dell’evento con la loro animazione”.
Le tensioni con Klaus Davi
È una manifestazione ricca di rivendicazioni e votata all’intersezionalità, quella del Reggio Calabria Pride. Ci sono le istanze della comunità trans e non binaria, quelle delle famiglie arcobaleno, quelle contro la violenza di genere fino alle critiche contro l’autonomia differenziata e la conseguente prevedibile migrazione sanitaria dalle regioni del sud, il rischio tossico del recente rogo di Palmi, la posizione antimeridionalista del governo attuale.
E, come in molti altri cortei italiani, anche qui si parla di conflitto israelo-palestinese. Nel documento politico del Reggio Calabria Pride, si chiede lo stop allo sterminio di Gaza. Ma non tutte le voci concordano. La più provocatoria è quella del giornalista e massmediologo Klaus Davi, presentatosi con tanto di vessillo arcobaleno griffato con il simbolo della pace e bandiera Israeliana. Prevedibili le tensioni, ma Calabrò rivendica la posizione pacifica del corteo:
“Non gli abbiamo impedito di sfilare perché sapevamo che era lì per provocare. Già dal suo comportamento alla Villa Comunale, punto di ritrovo per la partenza, era evidente che voleva attirare l’attenzione, sventolando costantemente questa benedetta bandiera israeliana avanti e indietro. Quando siamo arrivati al Teatro Gilea, dove ci sono sedi istituzionali come la prefettura e il comune, abbiamo letto alcuni passaggi del nostro documento politico, che condanna il genocidio a Gaza e chiede la fine di tutti i conflitti armati.
Durante la lettura, Davi si è avvicinato al carro in modo provocatorio, urlando che il genocidio non esiste. Il nostro servizio d’ordine, addestrato a mantenere le persone lontane dai carri per motivi di sicurezza, ha creato un cordone per allontanarlo. Tuttavia, lui ha continuato a disturbare, spingendo persino un partecipante che gli aveva chiesto di andarsene se non condivideva le nostre posizioni.
Successivamente, abbiamo scoperto che aveva una telecamera nascosta e ha venduto le immagini a una televisione locale, accusandoci falsamente di averlo aggredito. In realtà, abbiamo video che dimostrano che è stato semplicemente allontanato, mentre è lui che ha spintonato un partecipante”.
Nonostante gli scontri sfiorati, il serpentone è comunque riuscito ad approdare placidamente all’Arena dello Stretto, dove – dopo i numerosi interventi istituzionali – si è disperso per lasciare spazio all’altra manifestazione, quella che distrattamente l’amministrazione aveva calendarizzato lo stesso giorno. Fortunatamente, i partecipanti erano attesi all’esuberante afterparty arcobaleno al celebre club Blue Morgana.
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