Sanremo 2023, FDI chiede le dimissioni di Coletta che replica: “Censura preventiva non mandare Fedez in onda”

L'impressione è che la destra di governo digerisca a fatica la vincente impostazione data da Coletta a Rai1, finalmente più inclusiva e rappresentativa di una società sfaccettata, fluida e multiculturale.

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Una conferenza stampa dai toni accesi, quella andata in onda oggi al Festival di Sanremo 2023. Dopo gli ascolti record del venerdì sera, con uno share del 66,5% che mai si era visto da quando esiste l’Auditel, il Responsabile ad interim di Rai 1 nonché Direttore Intrattenimento Prime Time Rai Stefano Coletta tutto si sarebbe aspettato tranne che dover negare le proprie dimissioni a causa di Fedez. Ma andiamo con ordine.

Due sere fa Fedez ha polemicamente criticato il governo Meloni, senza aver preventivamente avvisato la Rai su ciò che avrebbe detto in diretta televisiva, strappando una vecchia foto del viceministro Bignami con la divisa nazista e attaccando la ministra Roccella. Il rapper se n’è assunto da subito la piena responsabilità, con Coletta che il giorno dopo ne ha preso pubblicamente le distanze. Da Fratelli d’Italia c’è stato comunque chi ha chiesto le dimissioni del direttore. A domanda precisa, oggi Coletta ha reagito.

Non eravamo assolutamente a conoscenza del fatto che Fedez avrebbe strappato la foto del viceministro Bignami. Avevamo ricevuto un testo del freestyle di Fedez con largo anticipo ma non era quello che lui ha poi portato in scena. Abbiamo saputo nell’imminenza della messa in onda che aveva deciso di modificarlo e che si era rifiutato di consegnare il nuovo testo. Rispetto a tutte le esibizioni, il nostro invito è stato sempre di non fare riferimenti politici, pur non essendoci un obbligo di par condicio, essendoci però appuntamenti elettorali in Lombardia e Lazio. E questo è il motivo per cui il giorno dopo mi sono fortemente dissociato da quanto fatto da Fedez”. Se io mi devo dimettere per ogni dichiarazione che un artista fa in diretta, allora dovrei dimettermi ogni giorno. Bisogna stare attenti a usare l’idea dell’omesso controllo, perché può portare a una visione che non è civile. Lavoriamo tante ore al giorno, ma ciò che avviene in diretta non è controllabile“.

Dinanzi all’insistere di un giornalista, Coletta ha sbottato: “Se devo rispondere anche di ciò che un artista fa in diretta sul palco di Sanremo lo trovo incivile. Trovo anche superflua la tua domanda. Lo ribadisco, non posso rispondere alla stregua di ciò che avviene su un palco. Non mandare in onda Fedez sarebbe stata una censura preventiva. La diretta non è prevedibile, soprattutto se è legata ad artisti. Di fronte al 70% di share, un dato incredibile, si sta parlando solo di questo“.

Successivamente il direttore ha replicato aspramente anche a chi chiedeva lumi sui presunti comportamenti di Anna Oxa, accusata da Fedez di aver ieri saltato la fila durante le prove, con un perentorio “secondo lei posso stare dietro h24 ad Anna Oxa?”, a voler quasi confermare un più che giustificato nervosismo.

Da mesi, ovvero da quando il governo Meloni si è insediato, Coletta viene spesso tirato per la giacchetta, accusato di aver portato il fantomatico “gender” in Rai, di aver “gayzzato il primo canale“, di essersi piegato a chissà quale fantomatica “lobby LGBTQI”, con tanto di deputata di Fratelli d’Italia che ha chiesto la censura ai danni di Rosa Chemical. A fine gennaio Il Giornale ha pubblicato un editoriale intriso di omofobia interamente dedicato a Coletta, costretto ora a doversi difendere da ciò che è oggettivamente impossibile prevedere, ovvero la libertà di parola dichiaratamente cavalcata da un artista come Fedez. D’altronde come poter preventivare ciò che chiunque si assume la responsabilità di esplicitare in diretta tv?

In 4 anni di Festival non ho mai ricevuto una pressione politica e non lo permetterei mai, da qualsiasi corrente politica arrivi. Non permetterei mai a nessun politico di dirmi cosa devo fare“, ha precisato Amadeus al suo fianco, quasi a voler proteggere colui con cui condivide l’esperienza Sanremo dalla sua prima conduzione, nel 2020.

L’impressione è che la destra di governo che mal sopporta una certa libertà critica digerisca a fatica la vincente impostazione data da Stefano Coletta prima a Rai1 e a seguire al prime time della tv pubblica, finalmente più inclusiva e rappresentativa di una società sfaccettata, fluida e multiculturale, con i partiti di maggioranza pronti ad impallinarlo al primo scivolone eventuale, al primo rumoroso e conclamato flop. Se solo non ci trovassimo dinanzi ad uno dei Festival di Sanremo più visti di sempre…

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