Qualche giorno fa, la storia di Mohammed Mutumba e Swabullah Nabukeera ha fatto il giro del mondo. Mutumba, imam dell’Uganda, pensava di aver sposato una donna, Nabukeera, nel corso di una cerimonia musulmana. Era ignaro, invece, che la donna fosse in realtà un uomo, il quale voleva truffare il marito per approfittare delle sue ricchezze. Mutumba aveva conosciuto Nabukeera in una moschea, e non aveva mai scoperto l’inganno in quanto la “sposa” indossava sempre un hijab, che copriva interamente il corpo.
Alle richieste di avere rapporti sessuali, Nabukeera temporeggiava spiegando che in quel periodo aveva il ciclo, e che quindi preferiva aspettare. La truffa è durata appena due settimane, quando Nabukeera è stato arrestato per rapina, denunciato dallo stesso Mutumba. La Polizia, perquisendolo, avrebbero scoperto che si trattava di un uomo, Richard Tumushabe. Messo alle strette, Swabullah Nabukeera non ha potuto che confessare. Aveva sposato Mutumba per le sue ricchezze, ovvero due capre, due sacchi di zucchero, tre abiti, un cartone di sale e un Corano.
Per questa truffa è stato accusato di offesa innaturale, imitazione, furto e ottenimento di beni per falsa pretesa.
L’uomo truffato ora è in carcere per “conoscenza carnale con una persona contro l’ordine naturale”
Secondo le leggi vigenti in Uganda, l’imam ora rischia una condanna che può arrivare all’ergastolo per la sua relazione con un uomo. La sua accusa è appunto quella di “conoscenza carnale con una persona contro l’ordine naturale“, un reato presente nel codice penale. In generale, l’omosessualità è illegale in Uganda. Nonostante non abbia commesso alcun reato, avrebbe giaciuto con un uomo, sposandolo per di più. E in un paese come l’Uganda, dove volevano introdurre la legge denominata “ammazza gay“, questo è un reato molto grave.
Dovrà difendersi il 24 gennaio, quando prenderà il via il processo. Al momento, è rinchiuso in carcere e sospeso da tutti i suoi incarichi religiosi.
Oltre il danno, la beffa per l’imam in Uganda
Sembra irreale quanto successo all’imam in Uganda. Ma il paese è fortemente omofobo. Basti pensare che periodicamente vi sono retate da parte della Polizia per arrestare gli omosessuali, per non parlare delle persecuzioni, le aggressioni e le discriminazioni da parte della società. Un esempio lampante di quanto la cultura omofoba caratterizzi l’Uganda si può notare nell’omicidio di John Wasswa, lo scorso anno.
Ripudiato dalla famiglia, era andato a vivere da solo. E in una spedizione punitiva, un gruppo di persone (del posto) hanno fatto irruzione in casa, trucidandolo a colpi di machete. Morto poco dopo il suo arrivo in ospedale, ai funerali erano presenti tutti gli attivisti LGBT, ma non la famiglia.
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