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Il presidente dell’Uganda: no alla legge ‘ammazza gay’. Paura delle sanzioni e stop degli aiuti?

Il rischio di sanzioni e stop agli aiuti hanno fatto riflettere il governo, che ha annunciato un nuovo stop al testo.

uganda
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Il presidente ugandese Yoweri Museveni ha stroncato sul nascere la legge denominata “ammazza gay”. Niente da fare quindi per il noto omofobo e ministro dell’Etica e dell’Integrità Simon Lokodo, il quale aveva ripresentato il testo della legge “Kill the Gay Bill” in Parlamento dell’Uganda. Dopo l’annuncio, la settimana scorsa, il testo era al vaglio di alcuni tecnici esperti di giurisprudenza, che la stavano mettendo a punto per essere poi presentata alle commissione e all’aula, entro la fine dell’anno. La legge “ammazza gay” prevede la pena di morte per le persone omosessuali, ma si rivolge anche a tutti gli attivisti e a tutti coloro che promuovo l’omosessualità nel Paese.

Ma a far naufragare il piano del ministro, ci ha pensato il presidente in persona. Attraverso il suo portavoce, Museveni ha spiegato che il Governo non intende assolutamente ripresentare quella legge in Parlamento. Difatti, il testo era già stato discusso, cinque anni fa, ma nel 2014 la Corte Costituzionale lo aveva dichiarato illegittimo. La legge era quindi stata eliminata. Nonostante questo stop, l’Uganda continua a essere un Paese fortemente omofobo, e lo stesso presidente non ha in programma una riforma riguardanti i diritti civili. Il portavoce, in una nota:

Non vi è alcuna intenzione da parte del Governo ugandese di analizzare una legge come quella. Le leggi contro l’omosessualità in vigore sono considerate più che sufficienti per combattere il fenomeno.

Ad oggi, la legge prevede fino a 7 anni di reclusione per le persone omosessuali, ma primo del 2000 era prevista la pena di morte.

Legge incostituzionale o problemi diplomatici? I dubbi dell’Uganda

Alla notizia che questa legge sarebbe tornata in Parlamento, alcuni Paesi avevano annunciato sanzioni e stop agli aiuti. Erano la Svezia, Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi, oltre ai finanziamenti della Banca Mondiale. In risposta, il ministro Lokodo aveva detto che avrebbero retto anche senza gli aiuti economici da parte di questi Paesi. A quanto pare, il suo governo non la pensa allo stesso modo.

Sia per le continue violenze omofobe, sia per questa nuova legge, molti membri della comunità LGBT sono fuggiti dall’Uganda, per paura di essere giustiziati.

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