Mancano meno di 3 settimane al via del Festival di Sanremo (qui le nostre pagelle ai 28 brani in gara ascoltati in anteprima), e in attesa del vescovo Suetta ha presto preso forma la macchina del fango contro la kermesse canora, ancora una volta accusata di propagandare il fantomatico gender.
Simone Pillon, ex senatore leghista nonché avvocato che prevalentemente segue il diritto penale e il diritto di famiglia, è infatti tornato a tuonare contro il Festival della Canzone Italiana, rilanciando le recenti accuse di Pro Vita che ha chiesto addirittura un intervento del Governo Meloni affinché stoppi “l’ideologia gender” in Rai.
“Anche quest’anno Sanremo si prepara alle solite sparate LGBTQWERTY, e la propaganda Gender avanza anche sulla TV di Stato”, ha cinguettato Pillon. “Non nel mio nome, e non col mio canone”.
Una sorta di chiamata all’evasione da parte di un esponente della Lega di Matteo Salvini, a cui qualcuno dovrebbe chiedere se ha in mente di sposare una censura ‘putiniana’ nei confronti della TV pubblica, vietando qualsivoglia programma contenga identità queer al suo interno.
La scorsa settimana Pro Vita ha fatto partire addirittura una raccolta firme contro mamma Rai e l’imperante gender (?) che caratterizzerebbe le sue trasmissioni, con Pillon che ha ora messo le mani avanti dinanzi a Sanremo, guarda caso dopo l’ascolto della stampa dei brani in gara in cui Ariete e Shari cantano l’amore lesbico.
Cambierà canale l’ex senatore leghista, come ampiamente fatto intendere, o cinguetterà ossessivamente 5 giorni su 5 contro la fantomatica lobby gay che si sarebbe impossessata dell’Ariston? Si accettono scommesse.
🔵 Anche quest'anno #Sanremo si prepara alle solite sparate #LGBTQWERTY, e la propaganda Gender avanza anche sulla TV di Stato.
Non nel mio nome, e non col mio canone. pic.twitter.com/cQM4PaOUfl— Simone Pillon (@SimoPillon) January 17, 2023
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