DDL Zan, intervista alla senatrice Alessandra Maiorino: “Il testo non va toccato, saremo compatti”

La nostra intervista alla senatrice 5 stelle Alessandra Maiorino, in prima fila nell'approvazione del DDL Zan ormai prossimo al voto parlamentare.

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7 min. di lettura

A pochi giorni dal deposito del testo base della legge contro l’omotransfobia e la misoginia abbiamo intervistato la senatrice del Movimento 5 Stelle Alessandra Maiorino, prima firmataria di un DDL presentato nel marzo del 2019, qui alla sua prima legislatura, da subito in prima fila nella difesa dei diritti LGBT, vicepresidente vicario del gruppo M5S e portavoce M5S al Senato della Repubblica.

Senatrice Maiorino, il testo base è stato finalmente presentato al termine di un lungo dibattito in Commissione, e ora si appresta ad arrivare alla Camera. Al suo interno sono stati accorpati 5 DDL, compreso quello del deputato 5 Stelle Mario Perantoni, che è di fatto il suo.

Sì, perché quando è arrivata questa possibilità di incardinare alla Camera il disegno di legge Zan i miei mi dissero di depositare il mio testo anche alla Camera, così l’ho inviato al deputato Perantoni, che ha poi apportato alcune modifiche, ma essenzialmente il DDL Perantoni è il mio testo. Se io non avessi fatto questo, nessuno dei testi alla Camera avrebbe abbracciato anche le politiche attive, perché gli altri 4 intervenivano sugli articoli del codice penale. Forse uno aveva al suo interno il monitoraggio ISTAT.

Che percorso è stato e cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi.

Essendo io al Senato, quel che so proviene dai racconti di altri. So che la Lega ha fatto ostruzionismo in Commissione, come tutti noi ci aspettavamo, con interventi da un’ora e mezzo solo per impedire la calendarizzazione in aula che abbiamo preso per un pelo, entro il 31 luglio. Qualcuno si è anche lamentato che fosse tardi, ma tra tutti i  necessarissimi decreti dovuti al Covid commissioni e aule sono impegnate solo su questo. Essere riusciti ad inserire anche il DDL Zan, che non tutti convergogno fosse urgente, è stato un lavoro di concerto. Ho chiamato anche il presidente della Camera Fico che era d’accordissimo per fare di tutto pur di inserirlo. Ho parlato con il nostro capogruppo Crippa, perché Zan mi aveva sollecitato nel fare la nostra parte per la calenderizzazione. E ci siamo riusciti.

 

Pochi giorni fa è stato approvato un emendamento al decreto rilancio a prima firma 5 Stelle che ha messo in sicurezza i 4 milioni di euro necessari per coprire le spese del DDL, legate all’istituzione di case rifugio e sportelli di ascolto per le vittime di atti omotransfobici. La stampa vicina all’opposizione si è chiesta “cosa c’entri la discriminazione gender con l’emergenza Covid”. Vogliamo spiegarlo, in modo da affossare qualsivoglia polemica preventiva?

Discriminazione Gender, ci sarebbe da commentare con pagine e pagine. Sorvoliamo sul gender, che è roba per analfabeti funzionali. Il brutto è che c’è chi alimenta questo dramma tutto italiano, di questo analfabetismo funzionale di ritorno. Non sto scherzando, non uso termini a caso. I dati lo dicono. C’è chi gioca con questa piaga del Paese, parlando di questo spettro del gender che non si è capito bene cosa dovrebbe essere. Cosa c’entri con il Covid quell’emendamento? C’entra quanto c’entra con la violenza di genere, io sono anche in commissione femminicidio. Il confinamento dentro casa sappiamo benissimo come abbia provocato in alcuni casi un esacerbarsi della violenza all’interno di una relazione di coppia. Allo stesso modo per  le persone  con diverse identità di genere e orientamento sessuale, e penso soprattutto ai giovani, che si sono trovate a vivere confinate in casa, tagliando fuori quelle relazioni in cui poter essere magari al 100%, in una famiglia in cui spesso esistono forme di rifiuto. Abbiamo immaginato che questa condizione possa aver generato una grande sofferenza, più grande rispetto a ragazzi e ragazze che non hanno vissuto questo problema. Per la comunità LGBT c’è stato anche questo, ovvero tagliar fuori relazioni magari non ufficiali. Vedi la polemica sull’affetto stabile, dove io ho difeso Conte. Era stata fattaappositamente quella formulazione, perché chi può  venire a sindacare cosa sia l’affetto stabile, sempre usando la coscienza e la moderazione visto c’era un’emergenza sanitaria, in modo che ciascuno potesse decidere chi fosse il proprio effetto stabile da andare a visitare.

Giorni fa lei si è detta dispiaciuta per l’aver dovuto “rinunciare al reato di propaganda”, perché “la maggioranza ha scelto una via più “soft” per evitare polemiche. Anche se in realtà sterili polemiche ci sono ugualmente”. Non crede che con il “reato di propaganda” all’interno del testo quelle sterili polemiche sarebbero state ancor più pressanti, e soprattutto non si sarebbe corso il rischio di andare incontro ad un’eventuale incostituzionalità?

Assolutamente sì. Avevo proposto di metterlo comunque, semmai l’avremmo tolto. Si sarebbe dato anche un segnale. Non averlo messo non ci dà questo spazio di manovra. Sicuramente ci verrà chiesto di togliere dell’altro, ci proveranno in tutti i modi a deturpare questa legge. Avremmo avuto una piccola merce di scambio che poco avrebbe pesato nell’economia generale del provvedimento, strategicamente e politicamente parlando. Contenutisticamente, invece, se non fossimo in Italia, ma siamo in Italia, il problema non si sarebbe posto. Perché chiunque capisce che la chiesa cattolica e i suoi rappresentanti, in base ai dettami della propria fede, possono continuare a dire ciò che  credono, sempre che non sia un insulto, perché rientra in una sfera religiosa. Ma ciò non vale per quelle organizzazioni che religiose non sono e che non possono avvalersi di questo manto che le rende qualcosa di altro, tipo Pro Vita, Forza Nuova e Casa Pound, che dicono cose aberranti sulla comunità LGBT, e temo che non avendo messo il reato di propaganda potranno continuare a farlo. Anche se, avendo inserito il reato di incitamento all’odio, lì prendiamo tutto.

Ma se alla Camera la maggioranza appare solida, al Senato la conta dei numeri sarà all’ultimo voto. C’è per l’appunto il rischio che il DDL venga disossato, con la scusa di uno snellimento che finirebbe inevitabilmente per svuotarlo?

Noi in Senato vogliamo che il testo non venga proprio toccato. Per quanto riguarda il mio gruppo farò una riunione sul tema, per capire se ci possono essere delle criticità. Ma il mio testo era già stato firmato da 36 senatori e senatrici 5 Stelle, e solo per questione di tempo non ho strappato altre firme. So di una collega che è fervente cattolica e potrebbe essere contraria, ma parliamo proprio di numeri residuali.

Nel 2016 lei non era stata ancora eletta senatrice, ma il voltafaccia del Movimento 5 Stelle nei confronti delle unioni civili fu uno schiaffo assai difficile da dimenticare, per la comunità LGBT nazionale. Passati 4 anni, il Movimento ha in qualche modo fatto mea culpa per quell’improvviso cambio di linea o siete rimasti sui vostri passi.

Io seguì quella storia con il fiato sospeso dalla Germania dove ero ad insegnare in quel momento, e lì per lì rimasi senza parole rispetto a quello che avevo sentito. Poi  ho capito come sono andate le cose. Mi dispiace dirlo, so che non sarò creduta, so che ormai la narrazione è quella e si è consolidata, quindi ci ho rinunciato a far passare la verità di come andarono le cose. Lì la stepchild adoption venne appositamente inserita per essere stralciata strategicamente come dicevo prima con il reato di propaganda, la stepchild non era accettata da frange dello stesso PD, e quindi si scelse di imporre la fiducia, cosa che è invotabile per un partito di opposizione. Deontologicamente non si può votare la fiducia di un governo altro, mi spiace ma il Movimento 5 Stelle fu vittima, in quella circostanza. Alberto Airola ne ha pagato le conseguenze anche personalmente. Alberto ci è rimasto così male che non è più stato lo stesso. Era convinto di poter portare in porto la cosa, invece tutto questo gli è costato anche la credibilità all’interno del movimento LGBT, e non si è mai più ripreso. La prima cosa che mi ha detto quando sono arrivata in Senato e gli ho detto di voler portare avanti questi temi fu “lascia perdere, solo veleno, ci rimarrai male, rimarrai delusa, non ce la farai”.

A onor del vero prima di quel voto di fiducia senza stepchild adoption al suo interno,  ci fu il cambio di linea dettato da Grillo che diede ‘libertà di coscienza’ ai propri parlamentari e ci fu per l’appunto il voltafaccia sul famoso “canguro” che la maggioranza provò a presentare per cancellare migliaia di emendamenti leghisti. Canguro che il Movimento si era ripromesso di votare la notte prima, per poi cambiare idea al mattino.

Noi sulle unioni civili facemmo votare i nostri iscritti e ci fu una maggioranza schiacciante per il ‘sì’, ma non ci fu il tempo e modo di fare lo stesso con la stepchild adoption, che venne inserita successivamente. Capisco che sono dinamiche interne  ma Grillo non poteva lasciare che il gruppo parlamentare decidesse per sè, perché noi siamo un movimento di cittadini, di iscritti che sono titolati ad esprimere la propria. Questo sarebbe stato interpretato come un colpo di mano da parte degli eletti che devono decidere anche per la base. E non si era espressa la base sulla stepchild, ecco perché Grillo mise la libertà di coscienza. Mi rendo conto che l’adozione è un tema più complesso in cui ci possono essere posizioni diverse, premesso che io sono favorevolissima, non favorevole, perché sono convinta che un bambino e una bambina per crescere abbiano bisogno di amore e di persone equilibrate. Poi, se sono uomini, donne, etero, gay, è assolutamente indifferente. L’importante è che siano persone amorevoli che danno sostegno a questa vita che cresce.

Stepchild Adoption, va detto, che non riguardava l’adozione generica per le coppie LGBT, consentendo semplicemente al figlio di essere adottato dal partner del proprio genitore.

Lì però subentrava un altro problema, il problema della GPA, della Gestazione per Altri, che è ancora più complesso rispetto all’adozione semplice.

Ma è vero anche che la GPA in Italia è già vietata per legge.

Certo, infatti parliamo di persone che magari sono andate a farla all’estero.

La stragrande maggioranza delle quali, ricordiamolo, eterosessuali.

Certo, le coppie omosessuali sono una minoranza, però ogni volta che si pensa alla GPA si pensa alle coppie gay, e qui si torna al problema dell’informazione.

È quindi appurato che le distanze con quanto accaduto nel 2016 rimangono, perché voi continuate a cavalcare una ricostruzione  che cozza con la nostra memoria storica e con la pubblica ricostruzione della senatrice Cirinnà, edita anche in un libro.

Guarda ti assicuro, c’erano problemi interni al Pd. La Cirinnà in ogni riunione che abbiamo fatto con questa bicameralina ha sempre ripetuto in maniera ossessiva ,’eh ma bisogna guardarsi anche al proprio interno, perché i nemici sono anche all’interno’. Lei ha paura dei propri, evidentemente ha motivo di averne. I cattodem non li ho inventati io.

Possiamo però dire che a 4 anni dalla Legge Cirinnà, deputati e senatori 5 Stelle sono favorevoli a questo DDL? Possiamo dormire sonni tranquilli almeno questa volta?

Io posso parlare per il gruppo Senato, che conosco bene, e posso dirti che il 99% del mio gruppo è felice per questo DDL, non solo a favore ma proprio felice. Alla Camera probabilmente è lo stesso ma sono anche di più e più giovani, che non sempre è buono, spesso in gioventù ci sono posizioni più rigide, giuste o sbagliate che siano. Non posso esprimermi con certezza sulla Camera, ma orientativamente penso di sì, ci sarà comunque un dibattito parlamentare.

Anche ieri, incredibile ma vero, l’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi di Trieste ha tuonato contro il DDL Zan, che a suo dire ucciderebbe la libertà di espressione. Vogliamo una volta per tutte tranquillizzare i vescovi d’Italia?

Non c’è alcun pericolo, è un rischio che non esiste, trovo spiacevole che alcuni continuino su questa linea. Credo che la prima cosa che stia a cuore ad un qualsiasi credente sia la non violenza, assicurarsi che nessuno subisca discriminazione. Mi pare di ricordare che gli insegnamenti di Gesù questo dicevano. La libertà di espressione nel DDL non è affatto a rischio, anzi credo che i vescovi dovrebbero rallegrarsi perché una parte di cittadinanza e fedeli, perché esistono anche i fedeli LGBT, che fino ad oggi non avevano tutele ora saranno tutelati.

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bacibaci 7.7.20 - 1:14

Spero che i 5 stelle votino questo progetto di legge e che il testo non cambi, se mettono i bastoni fra le ruote vuol dire che chi dice che il m5s è gay-friendly mente. Le unioni civili non sono state votate, nel programma per le elezioni 2018 non c'era praticamente niente per la comunità lgbt, durante il passato governo con la lega il nulla assoluto, Di Maio, che se non erro è il capo politico del m5s ha detto che il matrimonio è solo fra uomo e donna, direi che questo è l'ultimo treno perchè io possa dare un minimo di attendibilità a quello che dicono la Maiorino, Airola o Fico, al limite vuol dire che sono in minoranza dentro il m5s e che la linea del m5s è che non si fa niente per i gay, che è quello che si è visto finora.

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