A Trento Arcilesbica rompe il fronte del Pride per la maternità surrogata. Proprio in un periodo in cui i cortei LGBTI sono sotto attacco.
Dopo il no al patrocinio arrivato dal presidente della provincia Ugo Rossi, il Dolomiti Pride di Trento deve affrontare una nuova opposizione, questa volta interna al mondo LGBTI. Arcilesbica ha attaccato la parata trentina perché nel manifesto si rivendica il diritto alla genitorialità anche attraverso la gestazione per altri.
Il corteo più a nord dell’Onda Pride di quest’anno, previsto per il 9 giugno, sarà boicottato da Arcilesbica Trentino-Alto Adige – L’altra venere, che su Facebook scrive “Il documento Dolomiti Pride è un documento irricevibile, lontano anni luce dalle istanze di reale liberazione che hanno dato origine al movimento lgbt e a tanti altri movimenti di liberazione, in primis quello delle donne”.
Nel comunicato, intitolato “No alla mercificazione dei corpi, no allo svuotamento della parola autodeterminazione”, il circolo lesbofemminista elenca gli ormai noti motivi di attrito che separano l’associazionismo lesbico dal resto del movimento LGBTI: l’opposizione universale alla Gpa e la contrarietà al sex working, sia come regolamentazione della prostituzione, sia come prestazione rivolta alla salute dei disabili.
Anche questa volta la rottura di Arcilesbica arriva quando al movimento LGBTI serve unità: durante la stagione dei Pride, che mai come quest’anno hanno registrato un aumento dello scontro con le amministrazioni locali sui patrocini, complice l’ondata leghista alle urne.
Quanto avvenuto a Trento tuttavia non segna una presa di distanza univoca dell’associazione lesbica dai cortei LGBTI in programma nel nostro Paese: a Bergamo ad esempio anche il circolo locale di Arcilesbica ha partecipato al primo Pride della città tenuto il 19 maggio, che non aveva nel manifesto politico riferimenti alla gestazione per altri e all’omogenitorialità.
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