Avanti così: Lecce approva il registro di genere come a Milano

La rivoluzione non binaria avanza dai Comuni. E Sabato tuttə al Salento Pride!

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Sabato 16 Luglio > Salento Pride >

Dopo Milano, che l’ha approvato lo scorso 17 Maggio, anche Lecce ha approvato il Registro di genere dedicato alle persone di genere non conforme e non binarie.

Nella seduta dell’11 Luglio il Consiglio comunale di Lecce ha votato la mozione proposta da Lecce Città Pubblica e condivisa con i gruppi consiliari dell’intera maggioranza. La mozione impegna il governo cittadino a istituire entro tre mesi il Registro per il riconoscimento del genere di elezione, il cosiddetto Registro Alias.

Un passo importante, in quella strategia di lavorare dai Comuni, per sollecitare il legislatore nazionale, come ha spiegato Monica Romano, consigliera PD di Milano, durante il Milano Pride.

“Non è un caso che abbiamo scelto il nome di ‘Registro’ – aveva ricordato Monica Romano – anche per le Unioni Civili prima della legge Cirinnà ci furono anni di attivismo presso i comuni che approvavano i registri comunali delle coppie di fatto. Nello stesso modo possiamo immaginare di avanzare strategicamente anche con il Registro di genere, che sarà un pungolo per il legislatore. Se fosse legge avremmo un percorso di autodeterminazione, un percorso aperto a tutte, tutti e tuttə e non solo a chi faccia percorso medicalizzato”.

L’Italia è oggetto di numerose sollecitazioni da parte dell’Unione Europea e dalla Corte di Cassazione: le persone transgender e non binarie sono costrette a un limbo giuridico con documenti incongruenti con l’aspetto esteriore e l’identità sociale, devono mantenere il nome anagrafico e il sesso di origine fino alla conclusione della procedura giudiziale di rettificazione anagrafica.

“Questa discrepanza comporta la negazione dell’identità personale e di alcuni diritti essenziali, come il diritto di cittadinanza e quello di voto, visto che un decreto del Presidente della Repubblica del 1967 impone file ai seggi “distinte per uomini e donne” spiega la nota del Comune di Lecce.

Di “transificio” aveva parlato Laura Caruso di ACET, neologismo che riporta a un senso industriale e spersonalizzante del percorso di cambio anagrafico che l’Italia infligge alle persone transgender. “Dobbiamo sostituire il transificio con qualcosa che abbia più il senso di un percorso libero e non oneroso, siamo stufə – aveva aggiunto Caruso – che ci sia sempre qualcuno che ci dice chi siamo, noi chiediamo di affrontare il nostro percorso senza paternalismi“.

Sono almeno vent’anni che il movimento LGBTQIA+ italiano chiede una legge che riconosca il diritto dell’individuo all’identità di genere, e la definitiva depatologizzazione della condizione transgender, procedure più snelle, meno burocratizzate e più economiche che consentano di vedere riconosciuti il nome e il genere di elezione sui documenti di riconoscimento attraverso atti amministrativi, come già avviene in paesi come Francia, Grecia, Portogallo, Belgio, Norvegia e Svizzera.

L’importante passo politico compiuto dal Comune di Lecce va nella stessa direzione di Milano. Si cerca di ovviare al vuoto legislativo, istituendo “nei rapporti interni a determinate comunità (università, scuole superiori e numerose realtà aziendali) una identità alias corrispondente al genere di elezione, che, pur non modificando le risultanze dei registri anagrafici, consente alla persona transgender di essere riconosciuta e trattata secondo l’identità di genere affermata. Un’analoga prassi può essere seguita anche negli ambiti di competenza dell’amministrazione comunale: una identità “alias” potrebbe essere, ad esempio, riconosciuta in sede di rilascio di tessere delle biblioteche comunali, abbonamenti per il trasporto pubblico, documenti di riconoscimento interno per i dipendenti del Comune di Lecce (badge identificativi, mail aziendali, credenziali per piattaforme digitali) e per i dipendenti delle aziende partecipate. Nella città di Lecce, sono due le scuole che hanno già introdotto la carriera “alias”: i licei Palmieri e Siciliani, mentre il primato in provincia spetta all’Istituto Don Tonino Bello di Copertino.

Il rilascio dei documenti avverrà dopo che la persona avrà depositato i propri atti notori nei quali dichiara che per esempio Mario Rossi e Maria Rossi sono la stessa persona. A quel punto l’amministrazione comunale ne prende atto e la persona viene identificata mediante il numero univoco della carta d’identità e sui registri dello stato civile del Comune. Tutti questi atti notori saranno custoditi in un Registro di genere comunale per il riconoscimento del genere di elezione.

Soddisfazione è stata espressa da Silvia Miglietta, assessora alle pari opportunità e ai diritti civili della giunta di centro sinistra guidata dal sindaco Carlo Maria Salvemini: “La settimana che finirà con il Salento Pride (sabato 16 Luglio) a Lecce inizia con l’approvazione di questa importante mozione – ha commentato l’assessora del Comune di Lecce – che impegna il governo all’istituzione del registro alias per le persone transgender. Il riconoscimento pubblico dell’identità di genere che ognuno riconosce come propria è un passaggio di civiltà che serve a migliorare la qualità della vita delle persone transgender e non binarie, che diversamente si sentono private di alcuni diritti di cittadinanza essenziali”.

Il percorso italiano per garantire diritti umani e civili alle persone non binarie e trans* passa dai Comuni, come abbiamo spiegato qui. Una rivoluzione che è soltanto all’inizio. E ora confidiamo in Padova, Venezia, Bologna e Roma. Sperando presto si uniscano tanti altri Comuni. Avanti!

 

 

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