Il Registro di genere, una rivoluzione contro il patriarcato, che parte dai Comuni

Dopo Milano, si lavora anche a Padova, Venezia, Bologna, Roma e Lecce. Dal Milano Pride Monica Romano ha sottolineato l'importanza politica delle iniziative locali.

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Monica J. Romano, eletta nel consiglio comunale di Milano nelle file del Partito Democratico nel 2021, è stata una delle promotrici del “Registro di genere” approvato lo scorso 17 Maggio 2022 nel capoluogo lombardo.

Il Registro di genere è funzionale al riconoscimento del genere di elezione per le persone che non si riconoscono in uno dei due generi binari, femminile o maschile, e per le persone transgender. Il Registro consentirà a cittadine, cittadini e cittadinə milanesi di avere documenti di riconoscimento di competenza del Comune che riportino il nome di elezione e non più il nome anagrafico.

Il nome di elezione verrà riconosciuto su abbonamento dei trasporti pubblici (ATM a Milano), tessere delle biblioteche e degli impianti sportivi comunali, dei cinema e in generale su quei documenti sotto la competenza comunale” ha spiegato Monica Romano durante il talk del Milano Pride dedicato all’avanzato provvedimento approvato dall’amministrazione guidata dal sindaco Beppe Sala: “Ha ovviamente un raggio d’azione limitato” ha proseguito Romano “inoltre varrà per le persone cha lavorano per il Comune di Milano, che sono circa 20.000 e che lavorano nelle partecipate, persone che avranno nome e generi riconosciuti su badges, documenti lavorativi, sulle piattaforme di videocall, sulle targhette degli uffici“.

Il Registro di genere, una rivoluzione contro il patriarcato, che parte dai Comuni - Monica Romano 2 - Gay.it
Monica Romano

Per ottenere l’iscrizione al Registro di genere, che entrerà operativo entro il prossimo Novembre 2022, sarà sufficiente presentarsi all’anagrafe comunale. In questo passaggio c’è la portata della svolta, per una popolazione transgender – quella italiana – costretta a sottoporsi a un iter lungo e umiliante per accedere al cambio di genere e nome anagrafici.

E infatti di “transificio di genere” ha parlato Laura Caruso di ACET (Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere), riferendosi a quell’insieme di procedure che “fa si che noi – persone transgender – si debba passare prima da uno psicoterapeuta per iniziare la terapia ormonale sostituiva, poi arrivare alla parte medico chirurgica e infine la parte legale e non basta, alla fine c’è pure la perizia” ha aggiunto Caruso, riferendosi agli umilianti passaggi della legge 164 del 1982, che in Italia regola la transizione di genere, di fatto rendendo il percorso un vero e proprio inferno, come se le persone che vogliano affermare il proprio genere, o non genere binario, necessitassero di essere demotivate nella loro scelta, quando non punite.

 

 

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Ma c’è di più, la legge 164/1982 è sorpassata nella sua matrice di ispirazione giuridica, la cultura nella quale è stata concepita non contempla minimamente la reale richiesta di milioni di persone. La 164 è vecchia, decrepita e arcigna, non solo perché è una legge che tende a umiliare le persone, ma anche e soprattutto perché è una legge che presuppone la transizione da un genere binario all’altro come unica ipotesi di genere di elezione. Sappiamo invece molto bene che la richiesta, o per meglio dire l’urgenza, non è la semplice transizione, ma è il superamento del binarismo e l’approdo a una definitiva accettazione della affermazione di genere. (Affermazione di genere: ve ne abbiamo parlato bene qui).

L’obiettivo più importante è proprio quello di smontare la parola “transificio”, neologismo che riporta a un senso industriale e spersonalizzante del percorso di cambio anagrafico che l’Italia infligge alle persone transgender. “Dobbiamo sostituire il transificio con qualcosa che abbia più il senso di un percorso libero e non oneroso, siamo stufə – ha aggiunto Laura Caruso – che ci sia sempre qualcuno che ci dice chi siamo, noi chiediamo di affrontare il nostro percorso senza paternalismi“.

Dunque il Registro di genere permette di visualizzare un possibile percorso politico che in futuro potrebbe, se adottato dal legislatore nazionale, portarci ad avere in Italia finalmente una legge che dia diritto al genere di elezione. Infatti, oltre ad avere un portato concreto per cittadinə che finalmente potranno – almeno negli ambiti che rientrino nelle competenze istituzionali del Comune di Milano, per ora – affermare il proprio genere di elezione senza dover dare spiegazioni a nessuno, il Registro di genere assume anche una funzione tutta politica. “Non è un caso che abbiamo scelto il nome di ‘Registro’. Come per le Unioni civili quando – ha ricordato Romano – prima della legge Cirinnà ci furono anni di attivismo presso i comuni che approvavano i registri comunali delle coppie di fatto, così possiamo immaginare di avanzare strategicamente anche con il Registro di genere, che sarà un pungolo per il legislatore. Se fosse legge avremmo un percorso di autodeterminazione, un percorso aperto a tutte, tutti e tuttə e non solo a chi faccia percorso medicalizzato”.

A Padova, Venezia, Bologna, Roma e Lecce – secondo quanto riferito da Romano – si starebbe lavorando all’istituzione di analoghi Registri di genere. Se inizieranno ad essere istituiti più registri in più comuni italiani, c’è la speranza che il legislatore si senta – come appunto accaduto per le Unioni Civili – chiamato finalmente a buttare al macero la vergognosa legge 164 e riformulare una legge che consenta alle persone di autodeterminare il proprio genere o non genere di elezione senza essere sottoposte ad esami, indagini, perizie.

Il Registro di Genere per le persone transgender approvato a Milano arriva in altre città d’Italia
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“Non ho fatto da sola, perché soli non si va da nessuna parte – ha spiegato Romano – quel registro è una sintesi del lavoro di associazioni, gruppi di autocoscienza, movimenti, comunità e non solo a Milano. Io mi sono limitata a trasformare quel lavoro in una mozione che poi è stata approvata. La portata di innovazione – ha concluso la consigliera milanese – è da un lato l’uscita dalla medicalizzazione e dall’altro la decostruzione del binarismo di genere”.

Si tratta della più grande battaglia di autodeterminazione della storia dei diritti civili nelle società occidentali. Non solo: andare oltre il binarismo di genere è la premessa per abbattere lo schema binario del patriarcato tout court. Avanti!

foto cover Kyle

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