Il significato di non binary spiegato dal dott. Loris Patella, psicologo e sessuologo

Proseguiamo nell’approfondimento di alcuni termini importanti del glossario LGBTQ+.

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6 min. di lettura

Cosa vuol dire non binary? Qual è la differenza tra essere genderfluid, transgender e non binary? Come dovrebbe rivolgersi un professionista del Web, che realizza moduli di contatto, ad una persona di genere non binario? A queste e molte altre domande, ricercate sul motore di ricerca da sempre più persone, risponderemo qui di seguito con l’aiuto del dottore Loris Patella, psicologo, sessuologo e segretario dell’associazione Live Your Rainbow, un consultorio che offre ascolto, accoglienza ed orientamento a persone LGBT+, ai loro parenti, amici e colleghi.

Il dott. Loris Patella, in particolare, risponderà ad alcune semplici, ma essenziali domande aiutando chi ci legge a comprendere il significato di non-binary, un termine che sta destando molta attenzione da parte del grande pubblico italiano, in particolare grazie ai recenti coming out di VIP, come Demi Lovato, che nel 2021 hanno annunciato di aver deciso di vivere apertamente le proprie identità non binarie.

Dopo che, grazie alle nostre recenti interviste, hai scoperto il significato di sapiosessualità e di disforia/varianza di genere, non ti resta che approfondire di più il tema del non binarismo di genere.

Non Binary. Intervista al dott. Loris Patella, psicologo e sessuologo

dott loris patella, significato di non binary

  • Buongiorno dott. Loris Patella. Partiamo subito dalla definizione del termine. Cosa significa essere non binary? Qual è, inoltre, la differenza tra genderfluid, transgender e non binary?

Non binary è un termine ombrello (come anche quello di genderqueer) che descrive prettamente situazioni in cui una persona non si riconosce – o non soltanto – nei due poli di genere maschio-femmina (ENBY).

Il termine si riferisce allo spettro dell’identità e dell’espressione di genere, non all’orientamento sessuale. Pertanto, “Essere non binary” significa potersi sentire (legittimamente!) una parte di una molteplicità di esperienze che hanno a che fare non unicamente con una dicotomia sessuale. Dunque, essere genderfluid significa essere una persona non binary, tuttavia e nello specifico, significa essere una persona che esperisce e si identifica talvolta col maschile e talvolta col femminile.

A proposito di termini ombrello, anche transgenderismo è un termine ombrello usato per descrivere tutte le persone la cui identità di genere varia rispetto alle aspettative e alle norme caratteristiche della binarietà maschio-femmina. Si può tradurre, per una rappresentazione “più immediata”, con “persona tra i generi”. Pertanto, una persona che si definisce transgender è una persona che non arriva necessariamente ad utilizzare interventi medici di chirurgia per la riassegnazione sessuale, tuttavia si comporta, si abbiglia e si manifesta esteriormente (a livello sociale) come appartenente al sesso opposto (espressione di genere).

È importante, però, sottolineare che non tutte le persone non binarie si definiscono transgender: talvolta tale termine viene “visto” come ancora rigido di un passaggio maschio-femmina che potrebbe non essere completamente rappresentativo di un percorso più complesso, meno dicotomico e che può, effettivamente, anche variare col tempo.

  • Una persona non binary può soffrire di disforia di genere e può avere come obiettivo la transizione medicalizzata?

Chiunque può soffrire di disforia di genere e può avere come obiettivo la transizione medicalizzata. Tuttavia, è importante fare delle premesse e dei distinguo. Intanto, si parla sempre più di varianza di genere o di incongruenza di genere in quanto il termine disforia è un termine ancora legato (ed ancora in uso!) al Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5, 2013, APA) e che tutt’oggi viene utilizzato affinché le persone con disforia di genere possano vedersi assegnata una diagnosi nei casi di riattribuzione di genere (la questione della “diagnosi” è una questione complessa e a tratti spinosa che meriterebbe uno spazio tutto suo, in quanto ha a che fare anche con l’espressione di genere, con la propria identità sessuale, con se stessi e già il fatto che vi sia una diagnosi potrebbe far pensare che vi sia un qualcosa di patologico).

Tornando a noi (e fatti i dovuti distinguo terminologici), si può dire che le persone non binarie possono sperimentare o meno differenti gradi di incongruenza/varianza/disforia di genere. In particolare, infatti, va fatta anche una distinzione tra disforia fisica e disforia sociale: nella prima, vi è la sensazione di disagio con il proprio corpo o solo con alcune parti di esso (e può anche variare nel tempo); dall’altra parte la disforia sociale ha a che fare con le sensazioni rispetto alla propria immagine corporea e con l’espressione di genere ovvero con il ruolo sociale cui la persona vuole essere riconosciuta e percepita dagli altri. Questi due tipi di situazioni di disforia si possono sperimentare contemporaneamente o separatamente.

Rispondendo alla tua domanda, se una persona enby possa soffrire di disforia di genere e può avere come obiettivo la transizione medicalizzata, la risposta è sì, tuttavia sarebbe un caso molto particolare in cui la differenza, probabilmente, starebbe proprio nella possibilità della propria espressione di genere di variare nel tempo (fluidità sessuale). Ciò a dire: per quella persona l’essere ed identificarsi come non binaria è solo un momento che rientra all’interno di un percorso più ampio di identificazione sessuale di sé e che probabilmente sente di più, ad un certo punto della propria storia personale, la necessità di definirsi verso il genere sessuale opposto a quello assegnato alla nascita. Va, tuttavia, sottolineato che sarebbe solo una possibilità e di un caso particolare, in quanto una persona che si identifica e si definisce non binaria, ha raggiunto una piena consapevolezza di sé non avvertendo la necessità di una transizione medicalizzata.

  • Per rispettare le persone non- binary nello scritto esistono segni come lo schwa, la x o l’asterisco. E nel parlato? Come ci si regola?

Per rispettare le persone non binarie esistono sì molti modi nello scritto (oggi prettamente utilizzando la schwa; oppure la x; *; _; @; troncare la parola), tuttavia questi stratagemmi possono rappresentare degli ostacoli nella lingua parlata. Un buon modo per aver cura di questi aspetti relativi all’identità sessuale dell’altro che si ha davanti è quello di poter pensare ad un linguaggio convivente delle differenze e rispettoso, ad esempio chiedendo “quale pronome preferisci?”; “come posso chiamarti per rispettare la tua identità di genere?”; “mi spiace se qualche volta userò i pronomi in maniera impropria”: delle domande e delle frasi che possano facilitare l’uscita da situazioni talvolta imbarazzanti e che, invece, si focalizzino sul rispetto dell’altro.

  • Quali possono essere le policy migliori per dipendenti non binary?

Rispetto all’ambito lavorativo, invece, la policy migliore è quella della cultura delle differenze e della loro possibilità di coesistere così come nella vita quotidiana, dal momento che un posto di lavoro è fatto di persone! Pertanto, sarebbe importante per dipendenti non binary non doversi trovare costantemente in una situazione di coming out (che potrebbe essere stressante per la persona). Quindi, diventa altrettanto importante formare su tutti i livelli di un luogo di lavoro come poter essere attenti al linguaggio e come poter rispettare gli altri (questo non dovrebbe accadere né unicamente nei posti di lavoro né unicamente rispetto alle possibili identità di genere!). Inoltre, potrebbe essere importante concordare all’interno del luogo di lavoro anche nuovi simboli da apporre ad esempio al/ai bagno/i affinché possano essere accessibili a tuttə, “togliendosi” dalla posizione in cui il quotidiano, il “non-pensato” e il “si è sempre fatto così” possa, in effetti, far sentire una persona discriminata, solo perché abituati a pensarci in dicotomia.

  • Nella progettazione di moduli online per registrare i dati delle persone sono in tanti a domandarsi come essere il più rispettosi possibile nei confronti delle persone non binary quando si tratta di chiedere il genere. Quali raccomandazioni daresti ad UX designer, copywriter o semplicemente a chi sta realizzando un form da condividere ad un pubblico indefinito di persone?

Non esiste una esperienza sola ed universale nella scelta o nell’utilizzo dei pronomi (e questo sembra avere a che fare anche con messaggi o documenti che si rivolgono ad un’ampia platea dove potrebbero trovarsi anche le persone non binarie) e molto dipende dalla lingua. Infatti, la lingua italiana è una lingua che è molto genderizzata nella gran parte delle desinenze a differenza, per esempio, della lingua inglese. Ad ogni modo, rispetto questo argomento c’è un TEDxFirenze di Vera Gheno che spiega, in modo molto chiaro e semplice, la possibilità di utilizzare la schwa (“ə”) in quanto corrisponde alla vocale media tra tutte le vocali. In particolare, lo schwa (o scevà) è un simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) che potrebbe essere una effettiva soluzione per potersi rivolgere ad una moltitudine mista, in quanto rappresenta il suono indistinto per un genere indistinto, non stonando neanche con il contesto scritto (si nota poco).

Nonostante abbia anche dei limiti, lo schwa sembra essere la soluzione “che piace” e che mette a proprio agio, con la possibilità di essere sperimentato.

E a voi piace?

Dott. Loris Patella, psicologo, sessuologo

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manlio 27.6.21 - 21:37

Non Binary è una delle parole che cambia di significato nel tempo Fino a pochi anni fa significava tutte le persone LGBTI dal momento che binario era la coppia madre padre di Sonogiòrgia e Salvietta. Poi le persone transgender l'hanno presa ed usata per indicare tutte le persone transgender che non si sentono esattamente maschi o esattamente donne. Di fatto il problema del binarismo estremo lo avevano creato loro, per cui una soluzione facile di 'transgender non binario ' è in pratica una resa alla propria realtà. Questa è tuttavia una definizione aleatoria e soggettiva che alcuni gruppi transgender hanno esteso o modificato ogni tre mesi per cui oggi qualunque maschio che si senta ogni tanto più fragile sulla base di una delle possibili definizioni potrà dirsi non Binary e così una ragazza più mascolina nel comportamento o nei tratti ecc ecc Potremmo perfino dire che siamo tuttə non Binary... Una parte di questo meccanismo nasce dal fatto stesso che la definizione è aleatoria e soggettiva ma anche dal calcolo politico di moltiplicare i numeri delle persone Transgender e la loro visibilità. Anche questo è legittimo, (jn guerra e in amore), ma non ha nessuna connessione con la realtà se non nel tentativo di aprire la mente alle persone transfobiche e racimolare fondi per persone o gruppi sociali disagiati. Un ulteriore passaggio davvero pericoloso è l'uso violento verbalmente del concetto di non binario in senso nominalista. La parola diventa un simbolo inalienabile che definisce la realtà invece di raccontarla in modo fluido. La questione semantica inizia qui per passare allo scritto e al verbale con ə, la mia preferita, * u @ + a me invisi... Se rivolgersi alle persone LGBTI pone l'uso simbolico della ə come ragionevole , nella lingua generale perde di significato e si scontra involontariamente con le lotte femministe per l'uso del femmimile inclusivo. Lotte tra poveri... Le lingue cambiano ma non per legge... anzi, cambiano contro la legge... Un problema irrisolvibile in italiano è l'uso tedesco inglese o svedese del neutro , singolare o plurale. In italiano non esiste e siccome costringere le persone ad usare il loro per rivolgersi ad una persona non b ricorda la storia del voi fascista è abbastanza evidente che è un discorso conflittuale. Tanto più che l'uso del loro al singolare è davvero difficile esattamente come quello di ə o u a meno di avere un testo stampato da leggere o a memoria. La visibilità politica delle persone Transgender Non Binary è tuttavia importante ma bisogna ricordarsi che il problema lo hanno creato le persone transgender binarie. A noi persone cis LGB essere effeminati non ci rende transgender ma il gruppo LGB femofobo esiste ed anche se effeminati e transgender non sono necessariamente stesse persone, l'estensione del non binary alle persone LGB pone l'attenzione sul diritto di essere androgini o virago proprio alla comunità LGB. Insomma siamo una realtà complessa. Le definizioni non sono oggettive ma soggettive. Evitiamo le guerre nominaliste! Be Queer Be Good As You Be Genderfluid Be yourself not your label

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valium 26.6.21 - 21:20

Una volta ho visto un video dove si spiegava che alcune persone non binarie per evitare di attribuirsi un genere nel parlato cercano di troncare l'ultima lettera, oppure cercando di formulare le frasi in senso impersonale. Dubito che simboli come asterischi e ə possano entrare a far parte della scrittura comune. A differenza dell'inglese l'italiano richiede sostantivi maschili e femminili, penso che un'inclusività delle persone non binarie possa ben partire dall'ascolto della singola persona. Normativamente si sono fatti alcuni passi avanti per neutralizzare l'individuo, ad esempio sostituendo padre e madre con genitore, ma non bisogna però secondo me accelerare i tempi per forzare il politically correct. Tutte le lingue hanno come obiettivo la trasmissione di un messaggio sulla base di un dizionario comune e la maggior parte delle persone (fra cui io) non sente l'esigenza di adottare forzare sulla base del fatto che un messaggio potrebbe essere indirizzato verso una persona con particolari caratteristiche. A conti fatti la lingua segue l'evoluzione naturale della cultura di un popolo, quindi c'è più probabilità che nei prossimi anni sparisca il congiuntivo piuttosto di assistere ad un processo di "degenderizzazione".

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