Triptorelina, parte la commissione del governo che ne “rivaluterà” l’utilizzo, ma le associazioni LGBTI+ non sono coinvolte

Come siamo arrivati a mettete In gioco le vite di adolescenti che potrebbero presto trovarsi senza un farmaco definito “salva vita”.

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L’ossessione ideologica della destra italiana contro la triptorelina non si placa. Il farmaco bloccante della pubertà, utilizzato in ambito di transizione di genere per i minori, tornerà ad essere oggetto di discussione sul tavolo della maxi commissione istituita per la revisione dei protocolli AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).

Il governo sembra quindi intenzionato ad andare fino in fondo, anche se in gioco ci sono le vite degli adolescenti che potrebbero presto trovarsi senza un farmaco definito “salva vita da buona parte della comunità internazionale.

La triptorelina, ricordiamo, viene infatti utilizzata per permettere a bambin* e adolescenti trans e gender variant di interrompere temporaneamente e reversibilmente i cambiamenti fisiologici portati dalla pubertà, così da avere più tempo per esplorare la propria identità di genere e compiere scelte informate sul proprio futuro. Secondo le ricerche, il farmaco contribuisce a prevenire il 70% dei casi di ideazioni suicide nella popolazione trans* giovane.

Ma a quanto pare, non c’è evidenza scientifica che tenga per un governo totalmente accecato dalla propria ideologia.

Nella commissione, 29 tra funzionari dei ministeri alla Salute e alla Famiglia, esperti di bioetica e professionisti. Salvo eccezioni, la maggior parte di questi sono persone già in passato espressesi contro la comunità LGBTQIA+, tra cui la stessa ministra della famiglia Eugenia Roccella, a capo dell’iniziativa insieme ad Orazio Schillaci, ministro della salute.

Tra le nomine figura anche Assunta Morresi – che insieme a Roccella ha condotto diverse campagne contro la pillola abortiva RU286 – e altri funzionari ministeriali ideologicamente affini ai due ministri.

Presenti, tuttavia, anche i presidenti delle varie società scientifiche di endocrinologia pediatrica, ginecologia e ostetricia, andrologia e medicina della sessualità, neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, terapia cognitiva, psicologia, psicoanalitica, pediatria, genere, identità e salute, endocrinologia.

Tutto è partito da un’interrogazione parlamentare avanzata a inizio anno dal senatore forzista Maurizio Gasparri, che al tempo sostenne come al centro di eccellenza Careggi di Firenze i farmaci venissero somministrati ai minori “come caramelle” – un’ipotesi smentita dalle stesse famiglie dell* adolescenti, che invece lamentavano tra l’altro i lunghissimi iter burocratici per accedere alle terapie affermative.

Il reparto specialistico del Careggi, noto per essere quasi l’unica struttura nel Paese a somministrare tale farmaco a un numero di pazienti annui che varia tra i 20 e i 30,  fu allora oggetto di ispezione da parte dei funzionari del Ministero della Salute e di una conseguente relazione che rilevò apparenti “criticità” nello scoprire che i professionisti avevano adattato la propria metodologia ai protocolli internazionali aggiornati, discostandosi dall’approccio patologizzante di quelli italiani.

L’esito fu l’avvio di un periodo di monitoraggio sull’operato del reparto per le terapie affermative dell’ospedale fiorentino, costretto quindi a seguire alla lettera l’ormai obsoleto protocollo AIFA del 2019.

In molti, tra cui anche il medico psichiatra e presidente di Amigay APS, Manlio Converti – paventarono allora una vera e propria reintroduzione in sordina delle terapie di conversione, dato l’accento posto dalla relazione sulle terapie neuropsichiatriche e psicologiche da somministrare ai minori, che suonava a tutti gli effetti come un tentativo di “curare” il “paziente” a tutti i costi, relegando la somministrazione della triptorelina ad ultima opzione quando tutto il resto non fosse servito.

In queste ore, il nuovo presidente AIFA, Robert Giovanni Nisticò – appoggiato nella nomina da Lega e Forza Italia – ha già annunciato l’intenzione di rivalutare l’inclusione della triptorelina nell’elenco dei medicinali istituito ai sensi della legge 648/96, quella che pone a carico del servizio sanitario il farmaco per il trattamento dell’incongruenza di genere. Anche questa volta, nessun esponente della comunità LGBTQIA+ – né tantomeno di quella trans* – è invitato alla discussione.

La scienza è in continua evoluzione e dunque sono necessarie evidenze sperimentali e cliniche più approfondite per supportare l’uso della triptorelina negli adolescenti con disforia di genere – ha dichiarato Nisticò – Occorre affrontare questo delicato tema con metodo scientifico rigoroso evidence based”.

Tuttavia, come aveva spiegato il dottor Converti in un’intervista a Gay.itil farmaco Triptorelina è comunemente utilizzato, senza controversie, nei minori sotto i 12 anni per trattare la pubertà precoce, pratica in uso dal 1984. Abbiamo dati da studi prospettici che confermano la sua sicurezza, permettendo di interrompere il trattamento all’arrivo della pubertà adeguata, così da garantire che questa avvenga nell’età giusta” aggiungendo poi, in riferimento alla sospensione dei farmaci bloccanti nel Regno Unitononostante il governo britannico sia l’unico a iniziare uno studio prospettico sull’uso per Minori Gender Variant, altre ricerche esistono, contrariamente a quanto dichiarato dal nostro ministero, che erroneamente sostiene  l’assenza di studi e tuttavia si rifiuta di promuoverli”.

 

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